L’ARTE DELLA DIVINAZIONE (PARTE SESTA) di Aurora

Vediamo altre quattro divinazioni: quella con i vestiti, le macchie di inchiostro, il frumento e le lampade (o candele).

Divinazione con i vestiti

La CHITONOMANZIA è l’arte di trarre i presagi dal modo con cui ci si veste e, in particolare, su come si indossa la camicia.
Nell’antica Roma sbagliarsi per distrazione nell’indossare un abito o nel calzare una scarpa era segno di cattivo auspicio.
Ancora oggi infilare una maglia alla rovescia indica “lieta sorpresa” e infilarsi le calze alla rovescia indica “sicuro guadagno”.
Con gli indumenti si praticavano anche altre mantiche.
In Bretagna, per esempio, quando un bambino è ammalato vi è ancora chi porta la sua camicia alla fontana: se l’indumento galleggia il bambino sopravvive, se affonda morirà.

 

Divinazione con le macchie di inchiostro

La MELANOMANZIA è una divinazione abbastanza moderna per mezzo delle macchie d’inchiostro: la preferita da molti maghi.
Dopo essersi concentrati sulla domanda che su vuole fare, si spruzzano sopra un foglio tredici macchie d’inchiostro; quindi si piega il foglio in due schiacciando le macchie ancora fresche.
L’interpretazione consiste nello scoprire immagini nelle macchie ottenute e negli spazi che le separano.
Si deve tenere conto che i simboli apparsi nell’alto del foglio sono favorevoli ed imminenti, quelli nella parte in basso sono sfavorevoli e ritardano nel tempo.
Le figure formate dalle macchie si riferiscono a fatti materiali, quelle formate dagli spazi bianchi a valori spirituali.
Altre volte, invece di macchie, si scrive una parola che riassume la questione, quindi si procede come per le macchie.

Divinazione con il frumento

L’ALEUROMANZIA è l’arte di trarre i presagi mediante farina di frumento. Questo tipo di divinazione è uno dei più antichi e veniva praticato in tutti i tempi, da tutti i popoli. Ignoriamo le tecniche degli antichi, ma ci sono state tramandate alcune pratiche medievali che si ritengono ereditate dal paganesimo.
Si tiravano a sorte dei fogli di carta, ognuno recante un responso e nascosti in un mucchio di farina o in una palla di pasta. Questa forma di divinazione è stata conservata fino ai nostri giorni nell’uso della “focaccia del re” o del “sorteggio delle fave“. In alcune regioni della Francia si metteva da parte la porzione di focaccia riguardante l’interessato e se ne osservava l’evoluzione nel tempo; se seccava rapidamente era buon segno, se ammuffiva era indice di malattia e guai in famiglia. Vi sono poi altre pratiche con farina cotta o cruda o con chicchi di cereali.
Nel nord dell’Europa si facevano previsioni sui mesi dell’anno appena iniziato disponendo su una piastra di ferro, messa sul fuoco, 12 chicchi di grano rappresentanti i mesi. Quelli che bruciavano in fretta erano di cattivo augurio, quelli che resistevano promettevano ricchezza e pace.
Un metodo popolare suggerisce di buttare in due bicchieri d’acqua, uno simbolo del presente, l’altro del futuro, alcune manciate di farina di frumento e rimescolarle recitando per tre volte una misteriosa formula magica. Quando la farina si sarà depositata in fondo ai bicchieri, si butta via l’acqua e si versa il deposito in due piatti di stagno o di rame; questi verranno agitati leggermente ed esposti al sole, da mezzogiorno al tramonto. I due fondi, così asciugati, riveleranno figure varie con linee, solchi, forellini che verranno interpretati secondo la tabella esplicativa della caffeomanzia.
Uno strano “rito del pane” viene, ancora oggi, praticato in Bretagna: quando si vuole trovare un annegato in un fiume, si benedice un pane nel quale è stato fissato un cero acceso, e lo si affida alla corrente. Il pane si ferma nel punto in cui si trova il cadavere. Nell’Europa medievale si trovano tracce di un’ordalia del pane: l’accusato di un crimine veniva condotto davanti ad un sacerdote che gli faceva inghiottire una crosta di pane consacrata. Se l’accusato la inghiottiva senza difficoltà era innocente; se il boccone gli restava in gola era considerato colpevole. Da qui deriva il detto popolare: “Che questo pezzo di pane mi strozzi, se vi inganno“.

 

Divinazione con lampade, candele o fiaccole

La LAMPADOMANZIA è la divinazione mediante lampade, fiaccole o candele. Si ricollega alle antiche pratiche evocatorie degli spiriti di questo elemento ed ai culti arcaici della luce, considerata espressione o simbolo di energie vitali.
La lampadomanzia si dirama in numerose pratiche e talora diventa una forma di sortilegio. Una candela accesa rappresenta da sempre la vita di un uomo e la sua morte; quindi, dalla fiamma si possono trarre presagi sulla durata di quella vita, ma si può anche provocarne la morte, spegnendo la fiamma.

In Grecia la torcia era un oracolo d’amore; se bruciava chiara e scoppiettante augurava un amore felice; se si carbonizzava fumando era un cattivo presagio. Ancora oggi è diffusa la credenza che accendere in una stanza tre candele provochi una morte nella casa.

Nella lampadomanzia l’indovino coglie vari presagi:
– se la fiamma si piega a destra, vi sarà un grande cambiamento positivo;
– se si piega a sinistra, sarà un cambiamento negativo;
– se la fiamma si alza a spirale, i nemici stanno tramando;
– se la fiamma si allunga in modo insolito, si avranno prosperità ed onori;
– se si alza e si abbassa, significa imbrogli e rischi;
– se si allarga a raggiera, sono in arrivo delle malattie;
– se splende abbagliando, significa tradimento;
– se, smoccolata, si spegne, inganni e rovina;
– se, soffiando sopra la fiamma, si spegne e subito si riaccende, significa fortuna;
– se manda scintille, sono in arrivo cattive notizie;
– se nello stoppino si formano punti lucenti, sono in arrivo dei successi e buone notizie;
– se il punto lucente si estingue subito, sono fortune brevi;
– se si allarga a fungo, è in arrivo del denaro;
– se la fiamma si spegne di colpo, senza ragione apparente, è presagio di morte.

 

Autore: Aurora
Messo on line in data: Settembre/Dicembre 2003