ATLANTIDE E SANTORINI di Emanuela Cella Ferrari

A migliaia di anni di distanza da quando sarebbe sprofondato negli oscuri abissi dell’Atlantico, il continente di Atlantide continua a essere uno degli enigmi più affascinanti della storia.
Se mai è esistita, la civiltà di Atlantide non ha avuto uguali.
Il racconto più antico ed esauriente dell’ascesa e della rovina di questa isola risale al IV secolo avanti Cristo ed è opera del filosofo greco Platone.
Secondo la sua descrizione, Atlantide era un territorio dove gli animali abbondavano e dove abili agricoltori avevano creato frutteti profumati. Nella capitale non si contavano i palazzi signorili, e tra le meraviglie di quest’isola primeggiava il palazzo reale. Costruito al centro della capitale, su una collinetta, la residenza del re si apriva su un immenso cortile dove si innalzava il tempio di Poseidone.
Questo tempio era il centro spirituale degli abitanti di Atlantide: un magnifico palazzo proprio al centro della dimora reale, dove i governanti si riunivano per promulgare le leggi.
In quel periodo, grazie al buon governo, gli Atlantidi vivevano in armonia, e per molte generazioni le loro azioni furono guidate da grande saggezza.

Al culmine della sua gloria l’impero di Atlantide dominava su quasi tutto il Mediterraneo.
Proprio allora – scrive Platone – gli Atlantidi sembravano all’apice della bellezza e della felicità, ma erano diventati avidi di potere. Ormai sapevano solo apprezzare la ricchezza materiale; della loro saggezza più nulla era rimasto“.
Incapaci di portare il fardello delle loro ricchezze, gli Atlantidi avevano perso ogni virtù, e stavano radunando eserciti per conquistare Atene e l’Oriente. Ma Zeus intervenne con un tremendo castigo.
Secondo Platone “si scatenarono spaventosi terremoti e cataclismi; in un solo giorno, in una sola notte, terribili, l’isola di Atlantide si inabissò e scomparve“.

Platone non dice altro e finisce qui la leggenda di questo continente, che è stato definito, tra i luoghi mitici, il più misterioso di tutti.
Soggetto di molti libri, film, articoli, poesie, Atlantide è stata rintracciata in molti luoghi e regioni del mondo; dalla sua civiltà, da tempo scomparsa dalla faccia della terra, avrebbero tratto origine numerose altre civiltà, come quella greca, i Maya, gli Incas.
Non solo, ma Atlantide è stata messa in relazione alla raffinate culture di altri due continenti andati perduti: MU e LEMURIA.
Non è difficile, comunque, credere all’esistenza di Atlantide: i mari oltre lo stretto di Gibilterra rimanevano in gran parte inesplorati e nelle antiche carte geografiche erano associati a scogliere e a secche. Del resto, la storia di altri territori nell’Atlantico non faceva che confermare il racconto platonico di un continente perduto. E nei testi antichi abbondavano le prove, anche dettagliate, per chi voleva crederci.

Per molti secoli, però, il problema dell’esistenza o meno di Atlantide venne trascurato; quando il Nuovo Mondo comparve sulla scena europea, le Americhe divennero il luogo ideale dove collocarla. Ma le sue origini vennero cercate anche altrove.
Nel 1675 Olof Rudbeck, un erudito scozzese, analizzando le rotte descritte da Omero nell’Odissea per l’isola di Ogigia, localizzò Atlantide in Svezia.
Ma la più credibile fra tutte le teorie, è quella legata all’isola di THERA, l’odierna SANTORINI , distrutta dall’esplosione di un vulcano intorno alla metà del secondo millennio avanti Cristo.

 

Nella foto sopra,
panorama di Santorini

Fu Jean Paul SARTRE, il grande filosofo francese, a cogliere nel 1937 il fascino misterioso di questa terra. Circa 30 anni dopo ad Akotiri, a poche miglia da Santorini, furono rinvenuti i resti di una civiltà scomparsa; potrebbe trattarsi della civiltà degli Atlantidi. Come spesso succede, le leggende nascono per non essere mai del tutto rivelate, e così  Spjrindon MARINATOS, l’archeologo greco che scoprì Akotiri, morì in un incidente nel 1974.

Scrive Sprague de Camp:

Il mito di Atlantide tocca una corda particolarmente sensibile dell’essere umano: evoca l’idea della malinconica perdita di qualcosa di meraviglioso, di una perfezione posseduta, nei tempi antichi, dall’uomo. Questo fa leva sulla speranza che molti di noi nutrono nell’inconscio: la speranza, tante volte accarezzata, e tante volte delusa, che, in qualche luogo, e in qualche tempo, esista veramente una terra di pace, di abbondanza, e di giustizia, nella quale noi potremmo essere felici“.

Comunque, il fatto che si continui a cercare il mitico continente sommerso in tutto il mondo, come hanno fatto una spedizione russa nell’Oceano Atlantico e una americana sul fondo del lago Poopa, sugli altipiani della Bolivia, significa che gli uomini sono sempre in cerca di favole e utopie proprio come i bambini.

Molti fra i più brillanti studiosi delle origini e delle evoluzioni della Terra e delle civiltà del nostro pianeta appartengono ai nuovi continenti.
A questo proposito, ha fatto parlare di sé un gruppo di archeologi della Nuova Zelanda, al quale si deve lo studio di interessanti carte geografiche, che descrivono come potrebbe essere l’Antartide se non fosse coperta da uno strato di ghiaccio. Queste carte sembra siano da attribuire a un navigatore turco, Piri REIS, che aveva il comando della flotta nel Mar Rosso e nel Golfo Persico attorno al 1550.
Il loro interesse è determinato dalle prospettive che aprono una nuova ipotesi sull’esistenza di Atlantide. Infatti il territorio che si vede nell’antica carta geografica mostra l’Antartide collegata da una lingua di terra come quella che attualmente è denominata TERRA DEL FUOCO, all’estremità dell’America del Sud. L’Antartide, inoltre, si presenta contornata da isole e con coste frastagliate ed insenature: molto diversa dalla landa desolata che appare oggi.

Il mito di Atlantide ha acceso la fantasia di molti personaggi che hanno dedicato gran parte della loro esistenza allo studio di questo mistero.
Tra di loro uno dei più conosciuti è Ignatius DONNELLY. Scrittore ed erudito, in un suo libro intitolato Atlantide. Il mondo antidiluviano, ne fece rivivere lo studio.
Questo libro ebbe subito una grande diffusione e in breve divenne una vera bibbia per tutti coloro che credevano nell’esistenza della terra perduta.
Helena BLAVATSKY, famosa spiritista russa e fondatrice della Società Teosofica, sosteneva che Atlantide fosse situata nell’Atlantico del Nord e che fosse popolata da uomini altamente civilizzati che discendevano dai Lemuriani , e che, secondo la sua teoria, costituivano la “Quinta Razza” del genere umano.

Ci fu anche chi ebbe visioni su Atlantide. Edgar CAYCE, celebre guaritore, profeta e chiaroveggente, andava spesso in trance, ed in questo stato aveva dei sogni e delle visioni su Atlantide. Egli era convinto che gli abitanti del continente perduto fossero in grado di sfruttare l’energia atomica e conoscessero anche i principi del volo. Ma in seguito la loro civiltà, molto avanzata, venne distrutta a causa di tre successive catastrofi nucleari. Come gli Atlantidi sarebbero riusciti a salvarsi? Avendo previsto i disastri, essi fuggirono in vari paesi, tra i quali l’America Centrale e l’Egitto. Cayce affermò che Atlantide sarebbe in parte riemersa, nel periodo 1968- 69 e nelle vicinanze delle Bahamas. E, per una coincidenza straordinaria, proprio nel 1968 alcuni piloti di aerei fotografarono quelli che sembravano edifici, al largo della costa di North Bimini, nelle Bahamas. Proprio in questa zona successive esplorazioni subacquee hanno rilevato sul fondo marino alcune formazioni che assomigliano a grandi strade, e qualcuno ha accennato a piramidi, cerchi di pietra e mura.
Questi particolari hanno permesso di elaborare una tesi proposta da Rand e Rose FLEM-ATH, che hanno affermato che Atlantide non era frutto di immaginazione, ma il risultato di notizie che potevano essere arrivate con viaggiatori che venivano da terre lontane.
Queste terre sarebbero proprio… il continente scomparso.
Di Atlantide si sarebbe perduta ogni cosa, ma non la conoscenza e l’evoluzione tecnologica del suo popolo. Le nozioni, in qualche modo, sono state tramandate oralmente e con scritti di cui, però, non è rimasta traccia.
Tutto questo non ha alcuna prova certa ed inconfutabile, ma nulla impedisce all’uomo di credere e sperare ancora nell’esistenza del continente perduto.

Autore: Emanuela Cella Ferrari
Messo on line in data: Ottobre 2000