CONCEZIONE LINEARE E CICLICA DEL TEMPO di Vito Foschi

Una possibile conciliazione

Le due concezioni classiche del tempo sono quella lineare e quella circolare. Quella circolare è stata appannaggio delle società antiche e in genere delle società tradizionali, mentre quella lineare delle società moderne e in particolare di quella occidentale.
Nella concezione ciclica il tempo viene rappresentato da una ruota. Tutti gli avvenimenti si ripetono in un incessante circolo. In alcuni varianti tutto si ripete pedissequamente (gli stoici credevano nel concetto di «palingenesi», cioè l’esatta riproduzione degli stessi eventi e delle stesse persone e cose in ogni ciclo), in altre, i grandi cicli di nascita, crescita e morte si ripetono in maniera sempre diversa.

Le due idee contengono inevitabilmente aspetti una dell’altra. Consideriamo la credenza della reincarnazione del buddismo. L’anima rinasce perché non ha raggiunto la necessaria purezza, ed in ogni vita deve cercare di evitare gli errori e raggiungere un più alto grado di purezza. Alla fine di questa catena di nascita e morte raggiunge il Nirvana o annullamento. Nell’idea dei cicli delle rinascite è evidente la presenza del concetto lineare di continuo progresso. Un aspetto lineare in un’idea tipicamente circolare. Molto vagamente questi cicli di purificazione ricordano le anime del purgatorio cristiano in attesa di ascendere in Paradiso.

Nella concezione ciclica è bene mettere in evidenza la contemporanea presenza di cicli di diversa lunghezza. In una fase del ciclo più grande può essere contenuto un ciclo più breve, e quest’ultimo può a sua volta contenere al suo interno un ciclo ancor più breve. Inoltre i vari cicli di diversa lunghezza si possono sovrapporre, rendendo inintelligibile il tutto. Per venirne a capo è necessario tener presente l’ordine gerarchico a cui sono sottoposti i principi metafisici. Tali principi sono immutabili, ma trovano attuazione a vari livelli corrispondenti al dispiegamento della molteplicità dell’Uno. Ad esempio il principio di ciclicità a livello astronomico dà vita al ciclo della precessione degli equinozi, a livello biologico al ciclo di nascita, crescita e morte, a livello storico alla nascita, affermazione e scomparsa delle civiltà.

Secondo le dottrine indù ci troveremmo nel periodo detto Kali-Yuga, la quarta fase di un ciclo più lungo chiamato Mahâ-Yuga, detto anche Manvantara o era di un Manu. I quattro periodi secondari detti Yuga sono: Krita-Yuga, Tréta-Yuga, Dwâpara-Yuga e l’attuale Kali-Yuga. Da notare la corrispondenza con le quattro età dell’antichità greco-latina: l’età dell’oro, l’età dell’argento, l’età del bronzo e l’ultima l’età del ferro.
Al suo interno possiamo scorgere vari cicli più brevi. A livello storico la nascita e la morte dell’impero romano, è un ciclo. La rinascita occidentale dopo il Medioevo è l’inizio di un altro ciclo. A livello astronomico il passaggio dell’equinozio primaverile dalla costellazione dell’ariete al pesce, circa duemila anni fa, ha coinciso con la nascita del Cristianesimo. Così le pretese New Age di essere in procinto di passare ad una nuova éra viene giustificata anche a livello astronomico dal passaggio dell’equinozio dalla costellazione del pesce a quella dell’acquario, confondendo forse le gerarchie a cui sono sottoposti i principi metafisici. L’avvento di Cristo è avvenuto in coincidenza con un evento astronomico, ma non ne è certo giustificato. Non è l’evento astronomico che impone l’evento storico, ma si tratta della realizzazione a due livelli diversi, celeste e storico, dello stesso principio metafisico. Non è certo il caso, qui di ricordare l’importanza che ha rivestito il ciclo della precessione degli equinozi in tutte le società tradizionali.

La concezione lineare è rappresentata da un freccia che inesorabilmente corre verso il futuro. È tipica della religione ebraica e del Cristianesimo. Dio crea il mondo e questo inevitabilmente va verso l’apocalisse. La storia assume un significato datole dalla direzione imposta da Dio. C’è un inizio ed esiste una fine verso cui si corre ed a cui bisogna giungere preparati. Il concetto occidentale di progresso nasce proprio da questa idea: un concetto laico nato dall’idea prettamente religiosa che la storia umana abbia un senso e una meta da raggiungere rivelata nel caso del cristianesimo nell’Apocalisse che chiude il Nuovo Testamento con una promessa che si attuerà nel futuro.

Ma anche nell’idea lineare sono presenti i cicli. Il tempo religioso è un tempo eminentemente ciclico: è il tempo del rito, che si ripete uguale a se stesso infinite volte. La nascita, la predicazione, la morte e la resurrezione di Gesù si ripetono ogni anno per i cristiani. O il rito dell’Eucaristia, che ripete l’atto dell’Ultima Cena da circa duemila anni. Anche a livello profano assistiamo al ripetersi di cicli. Banalmente le varie mode che ritornano. I pantaloni a zampa d’elefante, in voga negli anni Settanta e ora ritornati. Il maggiolino Volkswagen ritornato in versione aggiornata. Cicli che si ripetono.

Nella vita quotidiana sperimentiamo le due idee di tempo. La nostra vita ha un inizio ed una fine, ed è vincolata dalla freccia del tempo che corre inesorabile verso la morte. L’aspetto lineare. Ma viviamo anche dei cicli. Prima siamo bambini, poi cresciamo poi a nostra volta procreiamo, invecchiamo e moriamo. È questo è accaduto ai nostri genitori e si ripeterà per i nostri figli. O come abbiamo detto poco sopra il tempo religioso o le varie mode. I nostri ritmi biologici sono anch’essi dei cicli.

Come combinare le due concezioni? Esistono cicli di diversa durata che si sovrappongono. Esisterà un ciclo di lunghissimo durata. Sarà il nostro punto di raccordo, sfruttando un’idea della geometria. Una retta può essere pensata come una circonferenza a raggio infinito. Se vi è difficile farvene un’idea, pensate alla terra su cui ci troviamo. Sappiamo che è tonda, abbiamo visto le foto dallo spazio, ma nella vita di tutti i giorni non percepiamo la curvatura della terra, perché troppo piccola rispetto alle nostre misure quotidiane. I nostri sensi percepiscono una superficie più o meno piatta. Abbiamo bisogno di strumenti per percepire la curvatura. Il raggio della terra è grande rispetto a noi esseri umani, ma ha comunque una dimensione finita. Provate ad allungare sempre più il raggio della circonferenza terrestre, la curvatura diverrà sempre più piccola e all’infinto scomparirà e vedremo solo una retta. È definita come una circonferenza, ma è una retta. La definizione di circonferenza ci fa ricadere nella concezione ciclica del tempo, ma essendo di fatto una circonferenza di raggio infinito percorribile una sola volta definisce esattamente il tempo lineare. Con un artificio geometrico le due idee possono essere condotte ad unità.

Una retta non ha un inizio ed una fine, mentre nella concezione lineare, il tempo ha un inizio ed una fine. Ed il percorso tra inizio e fine ha un senso. Questo limite può essere superato in maniera semplice. Il ciclo lunghissimo o tempo lineare è il tempo di Dio, che può deciderne l’inizio e la fine. L’inizio è fissato da Dio al momento della creazione del cosmo e la fine dalla sua distruzione. L’inizio e la fine sono dati dalla creazione e dalla distruzione della circonferenza di raggio infinito.

Concludiamo con una citazione di Thomas Burnett, studioso inglese del XVII secolo, tratta dal suo Teoria Sacra: “… il ritorno allo stesso stato, in un grande cerchio del tempo, sembra essere in accordo con i metodi della provvidenza, la quale ama recuperare, dopo certi periodi, ciò che andò perduto o si corruppe…

 

Autore: Vito Foschi
Messo on line in data: Settembre 2006

 

Bibliografia
Il Re del Mondo di René Guénon
I Misteri del Tempo di Paul Davies