ELIPHAS LEVI di Devon Scott

Un famoso “occultista”

Gli studi sull’occulto, che nel Settecento erano stati parzialmente abbandonati a causa dello scetticismo illuministico, ripresero vivacissimi nell’Ottocento soprattutto ad opera di Alphonse Louis Constant, che col nome di Eliphas Lévi divenne il più famoso mago del secolo.
Nato a Parigi nel 1810 da una famiglia molto modesta (il padre era un povero ciabattino, che stentava a sbarcare il lunario), si dimostrò subito tanto intelligente e sveglio che fu avviato al seminario, l’unico modo in cui un ragazzo di umili origini poteva studiare.
Non ci volle molto perché il giovane Alphonse scoprisse di non essere affatto tagliato per il sacerdozio; raggiunto il semplice grado di diacono, fu costretto a lasciare il convento di Saint Sulpice dopo essere stato sorpreso a baciare una ragazza: una sciocchezza, di solito ben tollerata, che nel suo caso non era che l’ultima goccia, che andava ad aggiungersi ai numerosi e ben più gravi atti di ribellione verso i superiori, che il giovane aveva fatto durante i suoi anni di noviziato.

Per vivere Alphonse cercò di arrabattarsi alla meglio, dando lezioni e scrivendo qualche pezzo per vari giornali; nel 1838 conobbe Alphonse Esquiros, uno scrittore molto eccentrico, che in seguito sarebbe diventato autore di un celebre romanzo, Le magicien. Esquiros apparteneva ad una società segreta che sosteneva i discendenti del defunto re Luigi XVI e di sua moglie Maria Antonietta, combattendo la dinastia dei Bonaparte, considerati usurpatori.
Tramite lo scrittore, Levi conobbe un tal Ganneau, che diceva di essere la reincarnazione del defunto re; l’uomo fece ad Alphonse una grande impressione, tanto che egli, divenuto seguace della setta, scrisse la Bibbia della libertà, un trattato politico a sostegno delle teorie anti–bonapartiste. Il libro fu censurato e lo fece finire anche in carcere per attività antigovernativa e incitamento alla sedizione.
Perse le illusioni su Ganneau, rivelatosi un volgare imbroglione, Alphonse si dedicò allo studio delle dottrine dei mistici cristiani, della Cabala e degli antichi Grimori: questi ultimi furono per lui una vera rivelazione.

 

La magia divenne il suo interesse principale; egli riassunse le nozioni apprese durante i suoi studi, dando loro forma organica, e le pubblicò, con lo pseudonimo di Eliphas Lévi, nel Dogma dell’Alta Magia, che uscì nel 1854; a questa parte teorica seguì, due anni più tardi, il Rituale dell’Alta Magia, parte pratica operativa.
Appena pubblicato il Dogma, che ebbe un buon successo di pubblico, Levi si recò in Inghilterra dall’amico Edward Bulwer Lytton, che nel 1842 aveva scritto il romanzo esoterico Zanoni, storia di un maestro di magia rosacrociano.
Lo scopo di Levi era di dare lezioni di “occultismo“, un termine da lui stesso coniato, sfruttando la fama del suo libro di magia.
Purtroppo, malgrado gli sforzi dell’amico Lytton per lanciarlo nel giro dei suoi conoscenti della buona società, tutti appassionati di esoterismo, i suoi allievi restavano pochini, certamente non sufficienti a dargli da vivere.
Inoltre un piccolo gruppo si era coalizzato per convincerlo a fare qualche evocazione. Dopo settimane di insistenti e pressanti richieste, egli si decise a tentare.
Evocato lo spirito di Apollonio di Tyana, famoso mago dell’antichità, gli pose due domande e ne ebbe due risposte, una delle quali era “morte”.
Lungi dal trovare l’esperienza gratificante, Levi ne uscì terrorizzato e giurò che non ci avrebbe riprovato mai più.

Lévi tornò in Francia; dopo il Rituale pubblicò il suo libro più noto, la Storia della Magia, un testo di grande interesse, che ha fatto scuola, per così dire, e al quale si sono ispirati tutti gli autori posteriori, malgrado sia ben poco attendibile dal punto di vista storico. Oggi viene pubblicato dalle edizioni Mediterranee di Roma.
Con La Chiave dei Grandi Misteri egli si fece conoscere in tutta l’Europa; i suoi libri gli fecero attribuire la qualifica di “più grande mago vivente”, anche se alla luce della logica può sembrare incredibile, dato che in tutta la sua vita egli compì un solo rituale magico.
In realtà, egli era un abile curatore di testi scritti da altri, soprattutto dei Grimori medievali e rinascimentali, da lui romanticizzati e drammatizzati con l’aggiunta di particolari foschi e spettacolari, degni di un romanzo d’appendice.
I suoi libri cominciarono a rendergli moltissimo denaro; inoltre le sue lezioni di occultismo, da lui definite “scienza sacra”, erano richiestissime dai rappresentanti del bel mondo parigino.
Morì nel 1875, ricco, felice, stimato e famoso.

 

Autore: Devon Scott
Messo on line in data: Ottobre 2000