L’ELISIR DI LUNGA VITA di Federico Zucchelli

L’eterna giovinezza

Per molto tempo si è favoleggiato dell’esistenza di un supposto “elisir di lunga vita“, senza peraltro comprenderne né la sostanza, ne gli elementi costitutivi.
Nel buio della conoscenza si è allora preferito liquidare l’argomento come una delle tante leggende suggestive che circolavano nel mondo. Ma le sempre maggiori attenzioni rivolte alla tematica della “longevità”, soprattutto in Occidente, hanno ridestato negli ultimi anni l’interesse ormai sopito sopra questa materia.
Gli studi sul Sacro Graal, il calice con il quale Gesù avrebbe impartito la comunione agli apostoli durante l’Ultima Cena, hanno fatto certamente da apripista a questa tendenza favorevole all’approfondimento dei temi inerenti l’immortalità umana.

Ma due sono fondamentalmente le fonti che prendono in seria considerazione l’esistenza dell’elisir di lunga vita. Una è rappresentata dall’alchimia, l’altra dal taoismo.
Una è una scienza (l’alchimia), l’altra (il taoismo) è una filosofia divenuta con il tempo una vera e propria religione.
L’alchimia è nota in Occidente come in Oriente, e costituisce una disciplina teorica e pratica che ha come scopo la conoscenza della “pietra filosofale”, alias il “dono di Dio” (donum dei). Tra le proprietà della “pietra filosofale” vi è quella di poter trasformare l’individuo in un’entità spirituale di grado più evoluto. Ciò può essere realizzato mediante la fabbricazione della “panacea universale”, meglio conosciuta con il nome di elisir di lunga vita.

L’uomo che ne fa uso può, secondo la leggenda, vivere in eterno. Tra coloro che sembrano avere attinto ai segreti dell’elisir di lunga vita, vi sono sicuramente i Rosacroce, una setta iniziatica sviluppatasi in Europa a partire da un età anteriore alla sua costituzione ufficiale avvenuta all’inizio del diciassettesimo secolo.
Il conte di Saint Germain e l’ancor più oscuro Fulcanelli appartengono al pantheon degli immortali di quella setta. L’alchimia è qui interpretata in chiave di spiritualizzazione della materia, intendendo con questo la rigenerazione del corpo fisico e l’esistenza soprannaturale dell’individuo in terra. Il tutto senza manipolazione genetiche che renderebbero il percorso dell’uomo svincolato in modo assoluto dalle leggi della natura.
Un itinerario che accomuna l’alchimia alle teorizzazioni più evolute del taoismo, un’antica religione cinese che enfatizza l’importanza di doti quali la spontaneità, la naturalezza e l’obiettività per così dire disinteressata.

In sintonia con gli ideali alchemici il taoismo si avventura nel campo della ricerca dell’immortalità, fornendo anche gli esempi di figure storicamente esistite, o più spesso leggendarie (i famosi “Otto immortali del taoismo”), che sembra abbiano conseguito il dono della vita eterna.
Nel Lieh Tzu, una delle tre più importanti opere del Canone Taoista, si narra di un monte, il Lieh-ku-yeh, nel quale vivrebbero addirittura degli uomini sovrannaturali, che aspirano il vento e bevono la rugiada. Gli fa eco il Chuang-Tzu, che attesta l’esistenza presso il monte Miao-ku-yeh di uomini immortali che hanno la carne liscia come il ghiaccio e la pelle bianca come la neve.

I taoisti della seconda generazione (dopo Lao Tzu, per intendersi) perfezionarono i loro studi di ricerca dell’elisir di lunga vita, arrivando alla conclusione che fosse possibile il conseguimento dell’immortalità. Bastava ingerire una mistura a base di solfurio di mercurio, il cosiddetto “cinabro”, e l’eterna giovinezza non era più una chimera. Parallelamente a questo indirizzo di ricerca se ne affiancò un altro che prediligeva una visione “metaforica” dell’elisir di lunga vita. Non quindi di una pozione l’uomo si sarebbe dovuto servire, quanto di pratiche di natura diversa, quali una dieta opportuna, una respirazione efficiente, ed una rigorosa disciplina sessuale.
In materia di alimentazione ci si doveva astenere dai cereali, in quanto gravemente nocivi per la salute dell’individuo. Una corretta respirazione, era poi alla base di una vita all’insegna del benessere psico-fisico. E per concludere si doveva fare attenzione al modo di congiungersi fisicamente con il proprio partner.

L’uomo doveva innanzitutto trattenere il proprio seme per un periodo piuttosto lungo, cercando di adeguarsi ai ritmi e ai tempi del piacere femminile. Questa tecnica, che riecheggia da vicino quella tipica del tantrismo, ha come obiettivo il raggiungimento dell’armonia tra lo yang (elemento maschile e positivo) e lo yin (elemento femminile e negativo). Lo scopo ultimo è naturalmente quello dell’immortalità, o della longevità spinta all’estremo, a cui osterebbe proprio l’emissione frequente del seme maschile (“ching”).
L’elisir di lunga vita è dunque servito al tavolo della conoscenza.

 

Autore: Federico Zucchelli
Messo on line in data: Gennaio 2005

 

Bibliografia

A.A.V.V. – L’alchimia, Demetra Edizioni
Paolo Santangelo – Storia del pensiero cinese, Newton Compton
Nolan Chang – Il Tao dell’amore, Mondadori
Lieh-Tzu – Il vero libro della sublime virtù del cavo e del vuoto
Chuang-Tzu – Il vero libro di Nan-hua