RACCONTO: BALACH, LUCI NEL BOSCO di Nirav Mangal

– Balach, vieni a vedere!
– Lasciami in pace, Eli, dopo pranzo devo riposare, altrimenti…
– Se non ti muovi come fai a digerire? Hai mangiato quasi un coniglio da solo! Vieni, dai!
– Senti Eli, se non c’è un motivo più che valido, quando sono lì faccio dormire anche te, ma a modo mio.
Così dicendo si alzò dal fortunoso giaciglio d’erba e foglie avvicinandosi all’amico.
– Allora?
– Guarda fra quegli alberi, c’è una luce che si muove in continuazione.
Dalla cima della collina ove si trovavano, Balach guardò verso il bosco che si stendeva sotto di loro e disse: – Sarà qualche cacciatore che fa arrostire la sua preda, che c’è di strano, l’abbiamo appena fatto anche noi.
– Ma un fuoco non si sposta di qua e di là!
– Hai ragione, forse è meglio andare a vedere.
– No, no… aspetta! Io non voglio cercare guai – obiettò Eli, -piuttosto troviamo un posto sicuro per dormire, ormai il sole è tramontato da tempo.
Balach lo guardò allo stesso modo in cui un soldato guarda un disertore durante la battaglia, tornò al bivacco, prese la lancia e il suo sacco e cominciò a scendere verso il bosco.
– Ehi aspetta!, dove vai?
Non ricevendo risposta, anche Eli andò a raccogliere le sue cose e prese a seguirlo, mormorando fra sé e sé: “Per tutti gli Dei! Ogni cosa insolita l’attrae, se non si crea problemi non si sente bene!”
Durante la discesa i due si accorsero che le luci nel bosco erano più d’una e apparivano ad intermittenza, quasi fossero segnalazioni e, giunti a poca distanza, si fermarono dietro un masso per osservare meglio. Nel frattempo il cielo si era fatto più scuro, in breve sarebbe giunta la notte, e la notte era fredda e pericolosa, senza un rifugio sicuro, ma a Balach questo non importava più di tanto, preso com’era dalla curiosità.
– Tu stai qui – disse ad Eli – io mi avvicino ancora un po’- ed avanzò lentamente, con la lancia in mano, cercando di non mettersi in mostra.
Giunse così ai primi alberi e, mentre passava da uno all’altro, sentì un rumore dietro di lui. Si voltò istantaneamente, pronto a colpire, ma si bloccò subito, bestemmiando, quando vide il suo compagno a pochi passi da lui.
– Dannato stupido! Ti avevo detto di rimanere là!
– Io… io… non ce l’ho fatta, pensavo che tu potessi avere bisogno di aiuto.
– Dì piuttosto che avevi paura! Beh, non importa, ormai sei qui, andiamo avanti piano, ora.
Avanzando di qualche metro cominciarono ad intravedere delle figure, finché compresero.
Vi era una piccola radura con al centro una costruzione bassa, che poteva essere una pietra sacrificale, attorno alla quale camminavano in processione dieci uomini mascherati. Ognuno di loro portava una torcia.
– Sono sacerdoti – bisbigliò Eli – probabilmente sono qui per qualche rito .
– Già – rispose Balach – però c’è qualcosa di strano in loro, hanno la veste molto corta per essere sacerdoti, e poi hanno tutti le gambe sottili .
Poi intuì: – Sono femmine, per gli Dei!, sono femmine! – esclamò.
Ed entrò nella radura.
Ormai era buio e l’unica luce era quella tremolante delle torce, ma Balach, che non incontrava una donna da tempo, aveva visto bene. Già al suono della sua voce la processione si era fermata, ed ora, al suo apparire, una delle donne mascherate depose la propria torcia sulla pietra e gli disse:
– Ben arrivato! – , poi, rivolta alle compagne: – Sia ringraziata la Dea Nostra Madre, la nostra preghiera è stata accolta. Ora possiamo fare il sacrificio.
– Preghiera accolta? – disse, sorpreso, Balach – Beh, se volevate un maschio, io sono a vostra completa disposizione! – e lasciò cadere la sacca e la lancia. Le donne gli si avvicinarono in cerchio e Balach, che le guardava con occhi estasiati e già pregustava godimenti infiniti, sentì penetrare una lama nella sua schiena. Non ebbe tempo di reagire, perché ognuna di loro trasse da sotto la veste un coltello e lo trafisse, poi, ancora vivo, venne portato di peso sulla pietra sacrificale e, mentre spirava, si accorse che gli stavano gettando addosso le torce.
Eli, paralizzato dalla paura, ancora nascosto tra gli alberi, udì la sacerdotessa capo:
– Ti ringraziamo, o Dea Nostra Madre, per averci concesso anche questa volta di poter vivere altre dieci lune libere dalla curiosità inopportuna, che tanto male può arrecare. Ti ringraziamo.
Era più che sufficiente per lui. Cercando di respingere i conati di vomito che l’avevano assalito, cominciò ad arretrare. Aveva già visto degli amici morire, ma non in quel modo e, fuggendo, pensava: “Lo sapevo, lo sapevo! Gliel’ho sempre detto che era troppo impulsivo e che le donne sono pericolose. Lo sapevo.”
Mentre le sacerdotesse terminavano il loro rito, Eli, nel buio della notte, si allontanava sempre più, risalendo la collina, e si ripromise di viaggiare fino all’alba, quando l’unica luce che avrebbe potuto vedere sarebbe stata quella del sole.

 

Autore: Nirav Mangal
Messo on line in data: Ottobre 2005