LA RADICE DELL’UOMO di Massimo Izzi

La radice dell’uomo. Alla ricerca della mandragora di MASSIMO IZZI
Edizioni Venexia, Roma, 2016, 252 pagine, illustrazioni in B/N e a colori, Euro 18,00
www.venexia.it

Questo interessante saggio, riedizione riveduta e ampliata di un primo testo del 1987, è l’unico libro italiano dedicato alla pianta magica per eccellenza, la Mandragora, che la analizzi non soltanto dal punto di vista botanico e magico, ma anche nel valore che questa pianta ha avuto per la cultura occidentale.
Citata da migliaia di anni, è presente nella Bibbia, negli autori greci e latini, nelle Chanson de geste, nel Boccaccio, nel Sacchetti, nell’omonima opera del Machiavelli, in Marlowe, in Shakespeare, in Hugo, Flaubert, Hoffmann, Nodier e in decine di altri autori per finire con qualche puntata nel cinema.

Appartenente alla famiglia delle solanacee, è sempre stata conosciuta per gli alcaloidi che contiene e che hanno potere anestetico e ipnotico. Però altre piante hanno queste stesse proprietà: che cosa rende la mandragora diversa, al punto che nessuna altra pianta ha fatto nascere tante leggende e si è meritata una fama tanto straordinaria?
Già il suo nome, nelle varie lingue, la collega a etimologie che significano… di tutto e di più: pianta dai frutti profumati, bevanda inebriante, succo che induce al sonno, pianta dalla figura d’uomo, uomo-drago, pianta dell’amore, pianta che caccia i demoni, erba delle follia… E c’è chi la ha confusa col ginseng, la datura, l’erba moly omerica, l’albero del paradiso e addirittura con la “mano di gloria”, orribile reggi-candela fatto con la mano di un impiccato che illuminava la via verso i tesori.

Leggende di ogni paese ne esaltano le capacità afrodisiache e fecondanti, perfino per donne e uomini sterili, ma Hildegarde von Bingen la usava anche come anafrodisiaco, per curare l’incontinenza sessuale, facendo leva sui suoi effetti sedativi. L’anomalia della mandragora, infatti, è la capacità di fare tutto e il contrario di tutto: le sue virtù costituiscono

una sorta di altalena tra proprietà contrapposte e autoescludentesi: la radice dell’uomo guarisce il corpo e l’anima, ma può allo stesso tempo portarli a perdizione; dona il sonno ristoratore, ma provoca anche la pazzia; uccide spietatamente, ma è anche un rimedio contro il veleno dei serpenti, è un anestetico potente che permette le più delicate operazioni chirurgiche, ma causa anche spaventose allucinazioni durante le quali si può arrivare a dilaniarsi il corpo con le proprie mani…

Gli inquisitori presero per oro colato le parole del gesuita Martin del Rio: la pianta aveva forma umana, con radici doppie simili a un paio di gambe, corpo peloso e testa con ciuffi di crine che parevano capelli. Se lasciata nella terra, la pianta in sette anni diventava un essere vivente, angelico o demoniaco, del quale ci si poteva servire per cerimonie magiche.
Oltre a favorire le nascite, ridava giovanile vigore sessuale a uomini vecchi e stanchi, guariva l’emicrania, il languore e il torcicollo, proteggeva dagli attentati, permetteva di rendersi invisibili, faceva fare più latte alle proprie mucche e meno a quelle del vicino. Avere una mandragora in casa mandava dritti al rogo…

L’Autore ripercorre nei dettagli la storia, le leggende, le credenze e i miti legati a questa sorprendente pianta, non dimenticando le anomale regole per la sua raccolta. Una pianta che ha in sé particolarità che hanno singolarmente numerose piante, ma nessuna tutte insieme in tale quantità. E nessuna, mai, ne ha avuto la stessa valenza simbolica.
Il libro è arricchito da numerose immagini in bianco e nero e da tavole a colori. Nelle appendici, note botaniche, chimiche e famacologiche; le ricette magiche e terapeutiche (da usare con cautela); e la mandragora in letteratura, teatro e cinema.

Un libro curioso, ben documentato e che non può mancare nella biblioteca di chiunque abbia interesse verso le tradizioni magiche (Recensione di Devon Scott).

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