STUDI SUL PENSIERO MAGICO (PARTE SECONDA) di Devon scott

Le opinioni degli psicologi

Dopo il parere degli antropologi, degli etnologi e dei sociologi, vediamo quali sono le conclusioni e le ipotesi degli studiosi più rappresentativi nel campo della psicologia e della psicoanalisi.

Sigmund Freud (1856-1939), a tutti noto come “padre della psicoanalisi” , analizzò il concetto di magia in una sua opera, Totem e tabù, pubblicata nel 1912-13, fortemente influenzata da due libri di Frazer, il già citato Ramo d’oro e Totemismo ed esogamia del 1911. Egli, concordando con Tylor sul concetto di animismo, divise le concezioni del mondo in animistica, religiosa e scientifica, definendo l’animistica la “più conseguente ed esauriente, tale da spiegare l’essenza del mondo”. Col sistema animistico “procede, mano nella mano, anche qualcosa d’altro, un’indicazione del modo in cui comportarsi per padroneggiare uomini, animali e cose, o meglio i loro spiriti”.
Questa cosa è la magia, “l’elemento più antico e più significativo della tecnica animistica, che deve servire agli scopi più disparati: assoggettare alla volontà dell’uomo i fenomeni naturali, difendere l’individuo da nemici e da pericoli, dargli il potere di nuocere ai suoi avversari“.

Perché si crede nella magia? Freud non aveva dubbi: ci si crede perché si confonde un nesso reale con un nesso ideale a causa della fede assoluta nella “onnipotenza del pensiero“. Questo termine era stato inventato da un paziente dello stesso Freud.

Egli aveva coniato questa espressione per giustificare tutte quelle stranezze inquietanti che sembravano perseguitare lui ed altre persone affette dallo stesso male. Se pensava ad una persona, ecco che questa gli si presentava come se l’avesse evocata; se d’improvviso s’informava sulla salute di un conoscente perso di vista da lungo tempo, gli capitava di sentirsi dire che era appena morto, al punto che poteva credere di averne ricevuto un messaggio telepatico; se lanciava ad un estraneo una maledizione, senza far sul serio, poteva aspettarsi che questi morisse poco dopo ed egli si sentisse responsabile della sua morte (1).

Per Freud, quindi, una nevrosi ossessiva era alla base della cieca credenza nella magia, insieme ad una sopravvalutazione dei processi mentali rispetto alla realtà.

Egli ritornò sull’argomento in una delle sue lezioni, riportata nella Introduzione alla psicoanalisi – 35a lezione. Ribadendo i concetti esposti in Totem e tabù, egli definì la magia “la prima arma nella lotta contro le forze del mondo circostante, prima precorritrice della tecnica dei giorni nostri”. L’uomo preistorico che credeva nell’animismo “non faceva affidamento semplicemente sulla forza dei propri desideri: si aspettava piuttosto il successo dall’esecuzione di un atto che avrebbe dovuto indurre la natura ad imitarlo. Se voleva la pioggia, versava egli stesso dell’acqua; se voleva incitare il terreno alla fecondità, gli dava lo spettacolo di un rapporto sessuale fra i campi“, imponendo, con la tecnica magica, le leggi della vita mentale e del proprio desiderio agli eventi della vita reale.

A differenza di Freud, lo psicoanalista svizzero Carl Gustav Jung (1875-1961) fu sempre molto attratto ed interessato dai fenomeni magici e ne parlò diffusamente in molte sue opere; per questa ragione è spesso citato come un seguace entusiasta della magia, cosa che non era affatto. Era, invece, un simpatizzante dell’astrologia:

Jung ha messo sull’oroscopo un sigillo di garanzia assai prestigioso ed ha offerto ai suoi fortunati referenti un concetto-ponte, quello di simbolo, idoneo ad arginare gli assalti dei razionalisti” (4).

Descrivendo la psicologia dell’uomo primitivo nel suo libro Il problema dell’inconscio nella psicologia moderna (1930), egli tenne a chiarire, a proposito delle credenze magiche, che la sola cosa che ci distingue dall’uomo arcaico è che partiamo da premesse diverse. Abbiamo lo stesso senso logico, la stessa morale, le stesse percezioni, la stessa coscienza, ma noi partiamo da premesse razionali nel considerare il mondo che ci circonda.
Mentre noi siamo convinti che tutto debba avere le sue cause naturali e percepibili, lasciando poco spazio per l’invisibile e per le forze sovrannaturali, il primitivo considera il sovrannaturale come appartenente al mondo della sua quotidiana esperienza: “Egli è a priori certo che la malattia è prodotta dagli spiriti o dalla stregoneria, così come noi siamo a priori convinti che la malattia ha una causa naturale. Noi non pensiamo a magie, lui non pensa a cause naturali” (2).

In seguito egli giunse alla triste conclusione che forse neppure le premesse dell’uomo moderno sono poi tanto diverse da quelle del primitivo, che ci permettiamo di guardare con una certa condiscendenza, consci della nostra superiorità. La prima guerra mondiale, secondo Jung, aveva dimostrato come fosse sottile e quasi inconsistente “il muro che divide il mondo ordinato dal caos eternamente in agguato“. La stessa cosa capita agli individui, oltre che alle nazioni:

Dietro il suo mondo razionalmente ordinato, una natura oltraggiata dalla ragione attende, assetata di vendetta, la caduta del muro divisorio, per traboccare, devastandola, nella nostra vita cosciente“.

Nella sua autobiografia, Ricordi, sogni, riflessioni, Jung parlò di una particolare esperienza, che gli era capitata in seguito ad un attacco cardiaco; forse a causa delle sostanze che gli erano state date a scopo terapeutico, egli aveva avuto delle visioni descrivibili come “l’estasi di uno stato non temporale, nel quale presente, passato e futuro sono un tutto unico“. Di questo egli ritenne unica causa la psiche, che con il suo potere creativo è in grado di compiere apparenti “miracoli”. Per Jung le esperienze magiche erano provocate dall’inconscio, che è il mezzo da cui queste esperienze sembrano fluire, ma “quale che possa essere la più remota causa di questa esperienza, la risposta si trova al di là dei limiti dell’umana conoscenza” (3).

Lo psicoanalista Emilio Servadio (1904-1986), che era presidente del Centro Psicoanalitico di Roma nei primi anni Settanta, cioè nel periodo del boom del paranormale, analizzò il dilagare dell’interesse per la magia, giungendo alla seguente conclusione:

Essa è una massiccia reazione ai duri obblighi ed allo spietato materialismo da cui molti, nella fase attuale della cultura, specialmente occidentale, si sentono oppressi. Naturalmente non si può non riconoscere che, anche laddove sbagliano e corrono pericoli, le grandi masse degli odierni appassionati di occultismo manifestano confusamente anche aspirazioni per un certo verso legittime: quelle di trovare in simboli e riti, credenze antiche e culti dimenticati, un po’ di quel lievito, di quella spiritualità che le religioni e le filosofie sembrano, a molti, ormai incapaci di dare. Si potrebbe, o forse addirittura si dovrebbe, far ricorso non soltanto alla parapsicologia, ma anche alle grandi tradizioni sapienzali ed a quelle che sono state denominate “scienze sacre”. Ma l’avvicinamento alle anzidette tradizioni richiede disciplina, fervore, intelligenza, desiderio non già di evasione, ma di rigoroso ritrovamento di grandi verità smarrite o dimenticate. La parapsicologia può essere un ponte prezioso, un insegnamento necessario, per chi si trovi nel limbo della semicultura e possa ancora perdersi nei labirinti e negli errori dell’occultismo a buon mercato, dell’astrologia dei quotidiani, della veggenza a pagamento. Per gli altri sono aperte le ben più difficili vie delle scienze tradizionali e sacre, che stanno all’occultismo spicciolo come le parole dell’uomo che Sa stanno al balbettio dell’infante.

 

Autore: Devon Scott
Messo on line in data: Luglio 2015

 

Note
1 – Da Sigmund Freud,  Totem e tabù.

2 – Da Carl Gustav Jung, Il problema dell’inconscio nella psicologia moderna.
3 – Da Carl Gustav Jung, Ricordi, sogni e riflessioni.
4 – Ruggero Sicurelli, Magia e psicoterapia. Materiali per un’antropologia dell’occulto.

 

Bibliografia
Freud Sigmund – Introduzione alla psicoanalisi, editrice Boringhieri, Torino.
Freud Sigmund – Totem e tabù, editrice Boringhieri, Torino.
Jung Carl Gustav – Il problema dell’inconscio nella psicologia moderna, editrice Einaudi, Torino.
Jung Carl Gustav – L’uomo e i suoi simboli dello stesso autore, editrice Raffaello Cortina, Milano.
Jung Carl Gustav – Psicologia e religione, editrice Boringhieri, Torino.
Jung Carl Gustav – Ricordi, sogni e riflessioni, editrice BUR Saggi, Milano.
Russel Bertrand – Dio e la religione, a cura di A. Seckel, editrice Newton Compton, Roma.
Scott Devon – Tradizioni perdute, edizioni Lunaris, Viareggio.
Servadio Emilio – Passi sulla via iniziatica, edizioni Mediterranee, Roma.
Sicurelli Ruggero – Magia e psicoterapia. Materiali per un’antropologia dell’occulto, editrice G e B, Padova.