TALISMANI E AMULETI (PARTE SECONDA) di Devon Scott

I Talismani e la scrittura magica

Come già detto nella prima parte, il Talismano è un oggetto che porta su di sé dei segni che proteggono, attirano la positività o favoriscono la realizzazione di un desiderio, con una azione attiva. Questi segni possono essere una scrittura e/o dei simboli o delle immagini.
Ogni talismano viene preparato appositamente, nel momento propizio, adattandolo allo scopo che si vuole raggiungere, ma anche alla tradizione che sentiamo a noi più affine, perché il simbolismo agisca più in profondità. Oggi sono molto usati talismani con simboli dei Celti, dei Nativi americani, lettere di alfabeti (Rune, lettere giapponesi, lettere ebraiche, lettere di alfabeti magici), simboli del Voodoo, sigilli dei Pianeti (che hanno il compito di catturare le energie positive dei pianeti) e figure varie, tra cui quelle della Magia Salomonica.

L’uso magico della scrittura ha origini antichissime: presso tutti i popoli la scrittura veniva considerata un dono divino e, per il fatto di non essere conosciuta da tutti e di durare nel tempo, fissando il concetto espresso, già di per sé aveva una valenza misteriosa e un potere occulto. Presso gli Assiri si scrivevano preghiere di protezione sulla parete interna di coppe che poi venivano usate per bere: il liquido proteggeva dal male, perché si impregnava del potere della preghiere scritta.
Gli Egizi e gli Arabi immergevano in una coppa piena di acqua un foglio con una preghiera o una formula magica e bevevano l’inchiostro sciolto nel liquido, che aveva lo stesso potere della formula.
Nell’area himalayana ancora oggi si ingeriscono pezzetti di carta con scritte sopra formule magiche (grafofagia). I Romani incidevano maledizioni su lamine di piombo, che seppellivano vicino alla casa del nemico; Egizi, Greci ed Etruschi portavano addosso scritte magiche per proteggersi. Presso gli Ebrei si usano i Tephillim, pergamene con brani della Torah contenute in scatolette fatte a mano di cuoio preso da un animale puro.

I Cabalisti perfezionarono l’uso magico della scrittura delle lettere e dei numeri: con la Gematria convertirono le lettere in numeri, sommandoli e ottenendo una certa cifra; le parole che hanno lo stesso numero possono sostituirsi l’una con l’altra. Con il Notarikon si prende la prima e l’ultima lettera delle parole di una frase e si compone un’altra parola; oppure si considerano le parole come se fossero acrostici, cioè ogni lettera di una parola diventa l’iniziale di un’altra parola. L’esempio più noto è Agla, parola magica che si trova tanto spesso sui talismani e nei cerchi magici: è formata dalle parole Atha, Gibor, Leolam e Adonai, che vogliono dire: “Tu sei possente per sempre, o Signore“, per cui scrivere Agla significa creare una barriera contro gli spiriti infernali usando la potenza di Dio per fermarli.

L’idea di alfabeti “misteriosi” e ignoti alla gente comune fece proliferare l’uso di lettere di altre lingue, tra cui l’aramaico, il greco, il runico, o addirittura di alfabeti di fantasia o di crittografie. Nel Cinquecento divenne una vera mania usare lettere inventate sia nei talismani sia nelle comunicazioni tra “iniziati”. Il Malachim, considerato una variante del più comune alfabeto “angelico“, era molto usato nei talismani; talvolta sostituiva l’ebraico nelle scritte sui talismani salomonici. Amatissimo era anche l’alfabeto enochiano (oggi usato da pochi gruppi esoterici), “dettato” da una entità al famoso mago John Dee.

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Autore: Devon Scott
Messo on line in data: Luglio 2011
L’intera rubrica è stata inserita nel libro Almanacco. Il tempo della Magia di Devon Scott, settembre 2012, Spaziofatato Edizioni.