RACCONTO: LA SEDUTA di Mafalda Frungillo

L’uomo entrò. Era la prima volta. Freddo, troppo per avvertire emozioni. Si guardava intorno nella sala d’attesa per capire come si sarebbe trovato una volta nella stanza, al momento del suo turno. Una poesia l’aveva spinto a cercare una di “queste”, e neanche lui capiva la relazione fra quel testo e ciò che stava facendo. Si intitolava “Il filo” e se l’era imparata a memoria. Nel suo profondo gli smuoveva molto, ma in superficie vi era una barriera a dividerlo dalle sue parole.

 

Fili d’erba
fra filari d’alberi.
Due ragazzi
si infilano e
si filano
nell’ormai
indistricabile bosco.
E’ un filo da torcere,
servirebbe loro
un filo d’Arianna.
Un amico.

 

Gli ricordava quando era giovane e andava nei boschi, con la sua fidanzata di allora, quando tutt’attorno era così bello, da non credere alla realtà. In effetti, quell’atmosfera di serena unione, presto sparì, per lasciar posto ad atroci incubi… Aveva cercato leggendo un giornale di inserzioni; scelta quella più semplice, dove non si prometteva nulla di straordinario, nulla di diverso, che riportava pochissime parole, aveva telefonato e preso appuntamento, senza anticipare particolari del suo problema. Era un assassino.

La donna, che in qualche maniera aveva scelto e che in qualche maniera gli era capitata, era vecchia, sciupata e sulla carrozzella a rotelle. Era molto disponibile, ma questo il suo cliente non lo capì, perché in realtà era uno strano essere quella vecchia: non si fidava degli uomini, addirittura cercava di evitarli. Doveva però pur guadagnare per affrontare la vita in famiglia, perché non voleva farsi mantenere. E quindi nella speranza che un cliente maschio potesse pur sempre portare delle nuove donne (l’unico lato positivo), accettava il sacrificio. Donne e soldi. Le donne le amava, era innamorata di tutte le sue clienti, non trovava in loro difetti. Più le guardava, più perfette erano. La Luna congiunta a Plutone, nel suo cielo di nascita, in decima, le dava una visione distorta della realtà, a favore di queste. I soldi… Soldi, soldi e soldi, definitivamente. Soldi che poi elargiva agli altri senza chiedere rendiconto a nessuno e nessuno le faceva mancare nulla. Era soddisfatta del dare e avere che aveva realizzato con tutte le persone che l’attorniavano.

Lo fece accomodare su di uno sgabello di fronte a lei nella semioscurità della stanza. Era già arrivata l’ora per accendere la luce, ma la signora cercava di risparmiare il più possibile. Poteva sembrare questa una contraddizione, non lo era, perché il suo scopo era di costare il meno possibile.

– E’ centomila. – Precisò la donna.
– Le vuole subito?
– No, dopo.
– Non devo incrociare gambe e braccia? Vero?
– Fa’ come vuoi!
– Ma… come?
– Guarda che io leggo le carte…
– Ah… volevo sape…
– No! Prima io. – E lo fulminò con uno sguardo.

La vecchia considerava la seduta un dialogo profondo, dove è d’obbligo che a parlare per primo sia il cartomante. Prese i tarocchi.

– Come ti chiami?
– Sandro.
– Che segno sei?
– Vergine, ascendente Scorpione.
– Mhmm. – E fulminea pensò: ”Il diavolo”.
Fece scegliere una carta e prendendosela disse:
– Tu sei la Luna.
E squadrò l’uomo per capire meglio i tarocchi. Curioso, lui lanciò un’occhiata alla carta, ma non capì nulla, vide ancor meno e soprattutto non parlò.
– Confuso, nervoso… ricettivo… – continuava la maga, alla quale non era sfuggita la sua non reazione a quella carta e che non vedeva come un buon segno.

“Ricettivo?” si chiese lui e alzando la testa, proseguì nel silenzio. Forse anche la cartomante non capiva. Gli fece scegliere altre due carte. I suoi desideri. Le sue paure. La Ruota della Fortuna, affiancata al Giudizio.
– Tu vuoi rivivere.
“Rivivere?… Far rivivere, forse!”, ma non riuscì a spiccicare parola alcuna. La maga cercava un interlocutore, non trovandolo si sforzava a spiegarsi meglio:
– Sì, far ritorno alla vita…

L’assassino fissò il tavolino. Guardò la Ruota della Fortuna, ma ne vide solamente lo strano animale che scende. Null’altro. Guardò il Giudizio e si sentì pervadere di pace. La cartomante si sforzò ancora:
– Rivivere il passato…
“Quello che faccio tutti i giorni”, pensò lui. La donna riguardò la Luna che per lei era un trionfo viscerale e aggiunse:
– Correggere la vita vissuta.

“Tornare un attimo prima a quel che è successo.” Aveva finalmente capito perfettamente a cosa alludessero i tarocchi. Ma continuò a nascondersi dietro alla sua faccia da uomo superiore a qualsiasi sciocchezza detta da una donna.
– Quindi, – dedusse – sei pentito di qualcosa!…

Il cliente si sentì scoperto, ma veloce formulò un pensiero consolatorio: non poteva aver capito, la vecchia stava bluffando. Era impossibile tutto ciò. Le carte sono solo delle figure, le carte non parlano.
– Attorno a te: dammi tre carte… Giustizia… Diavolo… Stella.
La maga ebbe un fremito. Com’era possibile? Il Diavolo al di fuori di quest’uomo. Com’era possibile?… Senza interferire con la sua opinione, glaciale lesse:
– Un errore razionale…
“Il tribunale. La corte d’appello”, pensò lui.
– Un’autorità intelligente…
“Il commissario… aveva azzeccato”.

La cartomante sentiva di dover scavare di più nelle carte per scovare fuori questo uomo, che poneva troppa resistenza. Riguardò la Luna iniziale e pensò: “Questo è uno che nasconde una verità insopportabile, ma quale?… Tanto è solo questione di tempo, anche se non parla, prima o poi ci arrivo da sola.”
– Una riconciliazione fortunata nel rapporto sociale…
Il consultante ascoltava e rifletteva. Non era mai avvenuta questa cosa. Socialmente si sentiva un escluso e gli andava bene così. Non poteva neppure sperare, e neppure voleva, qualcosa di diverso: nessuno l’avrebbe mai capito, gli mancava persino la propria comprensione. Mentre uccideva, la sua vittima l’aveva socialmente rovinato… E comunque non sentiva il discorso sociale. Lavorava con zelo… per i soldi. Stava in compagnia degli altri… per ingannare. Era onesto… per una pignoleria innata. Era sempre stato così. La donna non gli badava più: non leggeva più per lui: leggeva di lui. Non era più un uomo, era una storia.

– Diamo uno sguardo al futuro. Dammi quattro carte.
E uscirono il Matto, il Carro, l’Eremita e il Papa.
– Ti liberi di un’azione, – disse con tono perentorio. Sandro reagì spontaneamente:
– Questo mai! Non è possibile.
E intanto pensò: “L’ho uccisa. Non ritornerà più”.

La risposta della cartomante alle parole assurde dell’uomo, fu immediata e secca:
– I tarocchi non possono sbagliare. Tutt’al più siamo noi a non capire. Costituiscono uno spunto preciso per la riflessione… Tu ti liberi di un’azione. Se non sei d’accordo, riesamina tutto con obiettività.
La maga riguardò le carte e aggiunse:
– Può darsi che ti liberi dell’ossessione di un’azione.
Quest’ultima frase era stata elaborata tirando in ballo ancora una volta l’arcano della luna, uscito all’inizio del gioco. L’assassino pensava: “Sì, può essere più esatto… Non mi costituirò dunque… Non racconterò nulla a nessuno…”
La cartomante continuava assorta:
– Parlerai nel silenzio con una guida, soprattutto morale…
– Non ho nessuna guida…
– La troverai allora… Una guida che comprende perché ha molto sbagliato…
– Parlare nel silenzio… Come?
– Parlerai nel silenzio… forse, sottovoce… forse nessuno ti ascolterà… Il tuo cammino sarà solitario e comunque te lo ripeto: un’azione, in questo momento, sarebbe deleteria.

“Ecco, quello che volevo sentirmi dire… cosa devo fare… avevo bisogno di un sicuro consiglio”. La vecchia si fermò, lo guardò, osservandolo nei particolari del suo volto e disse:
– Io ti ho letto il fulcro della tua vita… tu dammi la tua versione.
Sandro tenne duro, non fiatò neppure, pagò e si limitò a dire:
– Verrò ancora e molto presto… la prossima settimana va bene?… Sempre alla stessa ora, ma adesso devo proprio uscire immediatamente.
La donna capì e si tranquillizzò. Sarebbe stata solo una questione di tempo.

All’aperto, Sandro sentì il bisogno di respirare profondamente, di aerare ben bene i suoi polmoni: era uscito rasserenato. Stava bene. Non avrebbe mai immaginato cosa fosse la cartomanzia. Sentiva il bisogno di altre sedute. Pioveva e la pioggia lo stuzzicava. Si sentiva spizzicare sulla pelle del volto, l’unica parte del corpo scoperta e ciò gli infondeva una gran voglia di godere la pace. Ripensava. Non avrebbe mai immaginato cosa fossero i tarocchi. Credeva che i maghi fossero dei semplici indovini. Si aspettava di sentirsi dire tutto il suo passato con un’incredibile precisione: il suo uxoricidio, la sua gelosia, il tradimento mentale di sua moglie.

“Tu sei un assassino”, gli avrebbe detto la cartomante appena entrato nello studio, “tu hai ucciso tua moglie. Cosa vuoi, qui?” Erano già trascorsi venti anni da quella primavera. “L’hai uccisa nella primavera di venti anni fa”. L’aveva uccisa con un coltello da cucina. “Hai usato un coltello da cucina”. Era caduta in una pozza di sangue senza neppure trovare la forza di resistere a quella stupida aggressione. “Non si è neppure difesa, la poverina! E tu l’hai fatta franca…” Sandro avrebbe negato e avrebbe dovuto confessare la sua storia, ripetendo quelle menzogne che aveva già raccontato per venti anni a tutti. Era contento. Aveva capito che nessuno mai è costretto ad uscire allo scoperto, se veramente non lo vuole. Addirittura poteva farlo, senza rinunciare ad un aiuto.

Ripensava ancora ad allora. Era stato un momento di pura follia, anche se dopo era riuscito a mettere tutto a posto come intendeva lui, a dare un resoconto preciso della sua giornata, non accertabile, ma senza mai cadere in contraddizione, superando indenne ore e ore di interrogatori. Il commissario insisteva sulle accuse contro di lui, perché lui era l’unico ad averne il movente. Di tutti gli amanti che lui attribuiva alla moglie, nessuna traccia; del resto di questo Sandro non ne aveva mai parlato con nessuno, perché lui stesso non aveva prove d’infedeltà. La certezza assoluta gli proveniva dal modo di rispondere di lei, quando lui diventava geloso.

La maga aveva parlato di “un’autorità intelligente”, non aveva detto: “il commissario”, non aveva detto neppure: “un uomo bruno”, come in effetti era. Strano, si aspettava la cartomanzia come un regno di donne bionde o more, malvagie, di uomini biondi e mori, con la divisa. In televisione, c’erano maghi che vedevano tutto. La sua era una situazione del tutto nuova, dove la cartomante aveva parlato con estrema precisione, ma lui era rimasto ugualmente protetto nel suo segreto. E forse, era proprio questa la garanzia della validità della tecnica divinatoria: qualcosa che poteva spingerlo a crescere e non ad ascoltare ciò che senza dubbio già conosceva.

Sentirsi dire: “Tu vuoi rivivere”, che tu sia o non sia d’accordo, ti spinge a riflettere sulla realtà psichica, ed è molto più importante per la crescita, che non “Tu hai ucciso!”. A cosa gli sarebbe servito, dunque, sentirsi raccontare per filo e per segno, il suo passato? E sentirsi raccontare il suo futuro? Cosa sarebbe servito, senza voler conoscere quello della sua anima? Droga leggera, con effetti devastanti. Nelle parole della vecchia aveva riconosciuto la sua storia. Le tappe più importanti non erano state omesse. “L’errore razionale” della Corte d’Appello: l’innocenza che non aveva. Il futuro. Ne era venuto fuori un futuro piuttosto tranquillo. Questo poteva significare che tutto sommato, comunque fossero andate le cose, se la sarebbe cavata.

Quello che ancora non gli era chiaro e che gli faceva un po’ di paura, era la guida. Chi poteva essere? Non era un tipo da sottomettersi a nessuno. Le guide possono essere pericolose. Meglio non averne. Comunque non voleva pensare troppo su questo particolare. Una sola cosa era certa: sarebbe tornato dalla vecchia. Era entrato nel bosco del piacere con Liliana, aveva fatto l’amore con lei e l’aveva uccisa. Proclamato innocente, ora aveva bisogno un’Arianna che l’aiutasse con un filo a ritrovare se stesso.

 

Autore: Mafalda Frungillo
Messo on line in data: Marzo 2010