ADAMO CALIFFO DI DIO di Gaetano Dini

Adamo Califfo di Dio

Il quinto Imam Mohammed al-Baqir (676-77/731) dello Sciismo duodecimano (Baqir significa “Rivelatore”),  ha raccontato ai fedeli con zelo di Maestro la storia del “Dramma del Cielo”.
Dio annunciò agli Angeli che presiedevano l’universo fisico, i Malakut, che voleva istituire un suo Vicario sulla Terra. Questo Vicario sarebbe stato Adamo nella sua forma umana terrestre. Adamo sarebbe stato quindi il Califfo di Dio nell’universo della Natura.
A questa dichiarazione divina i Malakut furono colti da stupore misto a paura. Pensavano infatti che il califfato spirituale sulla Terra spettasse a loro per purezza di natura. Dissero così a Dio: “Vuoi mettere a capo della Terra chi vi spargerà corruzione e sangue?”
Dio rispose loro: “Io so ciò che voi non sapete”.

Il racconto in questo passo allude al senso e alla dinamica progressiva dei Cicli Cosmici che Dio conosce e i Malakut no. E così gli Angeli della Natura compresero i loro limiti di conoscenza e smarriti cercarono rifugio nel Trono di Dio dove ogni giorno ne arrivavano settantamila. Questa processione al Trono durerà forse sette giorni, forse settemila anni.
La differenza cronologica è irrilevante nel racconto in quanto si tratta di tempo etereo o “sottile”, diverso dal tempo storico, “opaco”.
Quello che importa infatti è il numero simbolico sette, inteso come ritardo metafisico da colmare, il “ritardo dell’eternità”. Questo ritardo verrà colmato infatti da questi sette periodi inerenti il “Ciclo di Profezia” dello Sciismo esoterico.
Sette sono infatti i giri rituali che deve compiere ogni pellegrino attorno alla Ka’ba come sette sono i Manvantara indù del primo ciclo del nostro Kalpa umano. Alla fine del settimo Manvantara indù si completerà infatti il ciclo discendente dell’umanità, iniziando con l’ottavo Manvantara il ciclo settenario di ripresa spirituale della stessa. Così nell’esoterismo sciita dopo un periodo cronologico di sette, sette giorni o settemila anni il “ritardo dell’eternità” verrà colmato ed inizierà una nuova epoca migliore. 

Il sesto imam Ja’far al-Sadiq (702-765) figlio del quinto imam, raccontò ai fedeli la storia della Pietra Nera contenuta nella Ka’ba.
Dio disse che l’alleanza con Lui era stata proposta a tutte le forze del Cielo e della Terra e tutte per timore avevano rifiutato.
Solo l’Uomo nella sua ignoranza e violenza la accettò. Fu il suo un atto di sublime follia.
Un Angelo, un Malakut, accettò allora per senso del dovere di fare da tramite nel patto tra Dio e l’Uomo.
Adamo doveva così rinnovare ogni anno il patto di alleanza con Dio tramite l’aiuto dell’Angelo. Ma Adamo infranse la promessa e fu cacciato dal Paradiso Terrestre. Doveva ora vivere sulla Terra.
Dio allora diede all’Angelo la forma di una Perla bianca pura e splendente e la gettò ad Adamo sulla Terra.
Adamo vede questa Perla e familiarizza con essa. La Perla su comando di Dio comincia a parlare ad Adamo ricordandogli il patto.
Allora Adamo riconosce l’Angelo suo compagno nel Paradiso Terrestre. Adamo decide quindi di rinnovare il proprio consenso e il patto divino. 

Allora Dio trasforma la Perla bianca in Pietra Nera simbolo questa della contaminante caduta dell’Angelo sulla Terra.
Adamo si carica la Pietra sulle spalle per portarla in Arabia. Durante il tragitto è aiutato nella fatica dall’angelo Gabriele che gli da il cambio.
Gabriele rappresenta qui quello che nel Cristianesimo è chiamato lo Spirito Santo, il protettore dell’umanità.
I due arrivano in Arabia alla Mecca.
Nella città intanto per ordine divino gli Angeli della Natura, i Malakut avevano innalzato un Tempio terreno immagine del Tempio celeste, quello dove loro avevano trovato rifugio.
Nell’angolo iracheno di questo Tempio terrestre fu incastonata la Pietra Nera la quale viene così ad assumere lo stesso valore simbolico della pietra Testata d’angolo dei Vangeli. In questo Tempio terrestre Adamo e la sua discendenza si impegnano quindi con la propria fede a rinnovare il patto con Dio, cercando di risolvere sulla terra l’avvenuto 

“Dramma del Cielo”
La Perla bianca, l’Angelo compagno di Adamo nel Paradiso Terrestre e tramite del patto con Dio, rappresenta nell’esoterismo sciita la parte più nobile della natura umana, quella spirituale connessa con l’invisibile, con l’assoluto. L’Angelo rappresenta quindi il centro dell’uomo, la sua dimensione sapienziale. Riconoscere di avere la Perla pura e luminosa dentro di se, rappresenta per l’uomo la conquista della propria reminiscenza, del proprio ricordo, quello del patto con Dio.
Il pellegrinaggio del musulmano alla Mecca, i sette giri rituali che deve effettuare attorno alla Ka’ba, il rapido bacio alla Pietra Nera, vogliono ricomporre il “Dramma del Cielo”, resuscitando il ricordo del precedente patto con Dio con la conseguente ricerca e riconquista del Paradiso perduto.
In questo modo il musulmano riscopre il segreto della Pietra Nera che è quello dell’Angelo.
Riconosciutone il segreto, la Pietra Nera si trasforma ora in Perla luminosa e il fedele capisce che questa Perla non è altro che la parte più nobile e spirituale di lui. Riscoprendo il proprio centro esoterico, il musulmano riconquista il proprio equilibrio interiore, venendo a possedere la “potestas clavium”, il potere delle chiavi con cui accedere a quel mondo spirituale dall’umanità dimenticato.
Il musulmano giunto a questo grado di conoscenza diventa ora Califfo (Successore) di Maometto Profeta di Dio.

 

Bibliografia 
Corbin Henry – L’immagine del tempio, Boringhieri Edizioni

 

Autore: Gaetano Dini
Messo on line in data: Settembre 2019