GESU’ E BARABBA di Gaetano Dini

Esoterismo della Bibbia: Gesù e Barabba

Cosa successe quando Gesù fu portato davanti a Ponzio Pilato?
Secondo il Vangelo di Matteo:
“Avevano in quel tempo un prigioniero famoso detto Barabba”.

Secondo il Vangelo di Marco:
“ Un tale chiamato Barabba si trovava in carcere insieme  ai ribelli che nel tumulto avevano commesso un omicidio”.

Secondo il Vangelo di Luca:
“A morte costui! Dacci libero Barabba! Questi era stato messo in carcere per una sommossa scoppiata in città e per omicidio”.

Secondo il Vangelo di Giovanni:
“Vi è tra voi l’usanza che io liberi uno per Pasqua: volete dunque che io vi liberi il re dei Giudei? Allora essi gridarono di nuovo: Non costui, ma Barabba! Barabba era un brigante”.

Barabba, il cui nome “bar – Abba(s)” significava in ebraico/aramaico “figlio del Padre”, era un Ebreo, uno Zelota e un Sicario, come del resto si evince dai testi evangelici.
Gli Zeloti erano un gruppo politico-religioso comparso nel I° secolo, difensore dell’ortodossia ebraica e dell’indipendenza del Regno di Giuda.
I Sicari erano la frazione estremistica degli Zeloti. Compivano attentati, atti terroristici e omicidi in mezzo alla folla, dileguandosi poi velocemente.

Barabba era detenuto nel carcere di Gerusalemme gli stessi giorni in cui si svolgeva la passione di Cristo.
Che un procuratore romano intransigente come Ponzio Pilato avesse potuto liberare un pericoloso ribelle come era Barabba era cosa improbabile, come non era attestata l’usanza di liberare un prigioniero durante la Pasqua.
Anche il Talmud, nella minuziosa descrizione che fornisce del rito pasquale, non parla della consuetudine di mandare libero un prigioniero. Al di fuori della citazione dei Vangeli Canonici non c’è del resto nessuna testimonianza storica dell’esistenza di un brigante chiamato Barabba.


Nell’immagine sopra,
Ecce Homo, Gesù e Barabba di Antonio Ciseri (1821-1891)
Palazzo Pitti, Firenze

In qualche manoscritto in lingua greca e siriaca traduzioni del Vangelo di Matteo, il patronimico “bar-Abba(s)” è preceduto dal nome in greco Ieosus, tradotto in Yeshua, Gesù. Quindi Barabba era anche “ Yeshua bar-Abba(s)”. 
Alcuni studiosi vedono nella figura di Barabba una similitudine con difensori vari del nazionalismo ebraico, una figura di sintesi storica forzatamente contestualizzata nel noto passo evangelico. 
Altri sostengono che un brigante al pari di Barabba possa essere vissuto in un periodo diverso da quello di Cristo, a cui sarebbe stato accomunato dagli Evangelisti per dare maggiore enfasi all’episodio del giudizio di Cristo.
Altri ancora pensano che la liberazione di un brigante come Barabba, ammesso che fosse realmente esistito, doveva considerarsi un atto di grazia episodico e non associabile a un’usanza consuetudinaria.

Una esegesi sfociante nell’allegoria vede invece Barabba come l’alter ego di Gesù di fronte a Pilato.
La scelta è tra un irredentista ebreo, che lotta per l’indipendenza della sua patria e per l’ortodossia religiosa ebraica, e un misterioso Messia, che lotta sempre per una patria, ma di natura ultraterrena.
Non dimentichiamoci però che uno degli Apostoli di Gesù era Simone il Cananeo, detto lo Zelota. Egli viene venerato da tutte le Chiese cristiane che ammettono il culto dei santi.
Quindi nel gruppo ristretto degli Apostoli coesisteva una componente metafisica ed escatologica rappresentata dalla figura di Cristo e del suo discepolo più amato, Giovanni; una componente ritualistica e formale rappresentata da Pietro “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te dò le chiavi del regno dei cieli”; ma c’era anche una componente politico-patriottica irredentista rappresentata da Simone lo Zelota.

I Vangeli Canonici sono costruiti sull’allegoria metafisica articolata in parabole e aforismi. Noi per analizzare le due figure di fronte a Pilato ci atteniamo quindi a questa metodologia.
Yeshua il figlio del Padre e Yeshua bar-Abba(s) il figlio del Padre, sono due facce della stessa persona. 
La prima esoterica e sfuggente ai più, la seconda exoterica e comprensibile ai più.
Nella scenografia evangelica i Romani, i futuri Gentili del Cristianesimo, sono rappresentati dalla figura di Ponzio Pilato che non condanna Gesù.

Il popolo ebraico, sobillato dal Sinedrio e dagli Anziani della città, preferisce salvare Barabba. Ponzio Pilato se ne lava le mani e accetta la scelta mandando Gesù alla crocifissione e Barabba libero.
Tutti questi attori insieme, Ponzio Pilato, il popolo, il Sinedrio e gli Anziani di Gerusalemme rappresentano allegoricamente la generazione di quei tempi, spiritualmente decaduta. Essa non è più in grado di percepire il significato esoterico del messaggio religioso cristico.
E’ in grado ormai di capire solo l’aspetto exoterico, esteriore, formale della religione, fatto di ritualità ripetuta e di fede pedissequa.

Cristo con la sua metafisica ed esoterismo travolgenti rappresenta, per usare termini geometrici, la tridimensionalità delle figure solide. Barabba nella sua semplicità storica rappresenta invece il bidimensionale geometrico, la figura piana.
In matematica il calcolo del volume dei solidi è più difficoltoso del calcolo di perimetro ed area delle figure piane.
Inoltre si evidenzia che la matematica come scienza conoscitiva è seconda solo alla metafisica, in quanto la matematica ammette in sé il concetto di errore matematico, la metafisica non ammette e non ha il concetto di errore metafisico.
L’aver condannato il metafisico Gesù e liberato il prosaico Barabba esprime inesorabilmente il limite umano della comprensione spirituale di quei tempi, sono dei “ciechi che guidano ciechi”. 
Troppo difficile “calcolare” la figura e il portato di Cristo. Molto più facile “calcolare” la figura e il portato di Barabba.
Barabba è pur “figlio del Padre”: lo dice pure il suo nome! What else ?



Autore: Gaetano Dini
Messo on line in data: Luglio 2022