SPIRITUALITA’ ORIENTALE: L’INDIA ANTICA E ASOKA di Gaetano Dini

L’India antica e un re illuminato: Asoka

Dopo la morte di Alessandro Magno in India si impose la dinastia indiana dei Maurya che unificarono i territori di quasi tutto l’odierno paese.
Il sovrano greco Seleuco, cui era toccata nella spartizione dei territori macedoni la parte orientale, venne a un compromesso con Candragupta (Sandracottos in greco), re dei Maurya, cedendogli in cambio di 500 elefanti da guerra il territorio del Panjab (odierno Pakistan) e i territori dell’odierno Afganistan con esso confinanti.

A suggellare l’accordo arrivò alla corte del re un ambasciatore di Seleuco, Megastene.
Stando in India diversi anni, Megastene raccolse le sue esperienze oculari in un testo greco, Indikà in cui descriveva la vita e le istituzioni indiane.

Nel 300 a.C., dopo un regno glorioso di 24 anni, subentrò a Candragupta il figlio Bindusara, che ampliò il regno conquistando alcuni territori a Sud.
Uno dei figli di Bindusara era Asoka (circa 304-232).

Alla morte di Bindusara si scatenò la lotta di successione tra i suoi vari figli.
Asoka riuscì ad uccidere tutti i suoi fratellastri cingendo la corona nel 268.

Il suo all’inizio fu un governo militarmente aggressivo, con Asoka impegnato in innumerevoli battaglie sulle varie frontiere ampliando in otto anni i territori del suo già vasto impero.
Ma gli orrori della guerra provocarono in Asoka una crisi spirituale che lo condusse a convertirsi al buddismo, prima come discepolo laico (upasaka) poi per un breve periodo anche come monaco (bhiksu). 

Il resto della vita di Asoka come re fu improntata a seguire le massime buddiste applicandole all’esercizio del proprio regno. L’attività legislativa era infatti subordinata ai princìpi buddisti che si concretizzavano nel rispetto assoluto per la vita umana e animale. I suoi editti stabilirono infatti le liste animali protette e disciplinarono la macellazione.
Fece molto anche per il buddismo come chiesa organizzata, convocando un concilio e riformando alcuni aspetti della disciplina monastica.

Nella religione pratica diffusa ai suoi sudditi, enfatizzò le virtù morali quali l’obbedienza ai genitori, l’aiuto agli inferiori, l’amicizia. Questo per quanto riguarda le virtù interiori. Asoka si preoccupò infatti di inserire i precetti buddisti anche nei servizi sociali dello Stato, quali il sostegno per i viandanti con l’ombreggiamento delle strade mediante piantagioni di alberi, lo scavo di pozzi d’acqua con relative cisterne lungo le strade, il servizio medico gratuito per i cittadini, l’importazione e la coltivazione di piante medicinali ad uso terapeutico. Insomma l’attuazione totale, sia interiore che esteriore, del Dharma (Legge) buddista. 

Lo zelo religioso di Asoka portò alla reazione delle comunità religiose indù con il sorgere di grandi controversie teologiche e col tempo le varie scuole indù prevalsero sul buddismo indiano. Il pacifismo di Asoka come sovrano portò inoltre al decadimento dell’attività del suo governo in termini di efficacia, conducendolo ad un inesorabile declino dopo la sua morte. Regnarono infatti come suoi discendenti re oscuri, l’ultimo dei quali fu detronizzato da un proprio generale nel 185 a.C., anno in cui il glorioso impero Maurya cessava di esistere.
In ogni caso all’epoca di Gandhi la leggenda di Asoka e del suo regno divennero nell’immaginario collettivo indiano il simbolo del buon tempo antico.

 

Autore: Gaetano Dini
Messo on line in data: Febbraio 2021