NUOVE IPOTESI SULLA SINDONE di Vito Foschi
La mia idea è che la Sindone di Torino sia una copia ottenuta per sovrapposizione su quella vera. Questo spiegherebbe la datazione medievale, circa il 1200, e il fatto che l’immagine riprodotta sia in positivo e non in negativo.
Partiamo da un dato ragionevolmente certo: la Sindone è appartenuta all’ordine templare. Dopo il suo scioglimento fu ceduta, nel 15° secolo, ai Savoia che l’hanno custodita fino ai nostri giorni, prima di cederla definitivamente alla Chiesa. L’ordine del Tempio fu fondato in Palestina per difendere i pellegrini che si recavano in visita al Santo Sepolcro. La Passione di Gesù si svolse laggiù. È probabile, che il sacro lino di cui parlano i vangeli fosse ancora lì, nascosto da qualche parte. I templari, in qualche modo ne sono entrati in possesso, stante il fatto che l’hanno ceduto ai Savoia.
Ora ammettiamo che abbiamo trovato il “vero” Lino, questo recherebbe la vera immagine di Dio. Siamo sicuri che tutti gli uomini siano in grado di reggere il volto di Dio senza impazzire? Sicuramente no! Lo stesso sarà accaduto ai cavalieri del Tempio. Gli uomini più pii lo avranno retto, gli altri saranno impazziti.
Una parentesi. L’immagine del “vero” Lino, dopo spiegherò le ragioni delle virgolette, sarà stata in negativo, questo potrebbe comportare che il volto impresso non era quello di Dio, ma del demonio, negazione del Signore. Ciò potrebbe essere causa di follia, per un uomo, non in grado di reggere il supremo orrore emanante dal volto di Satana. Ma lasciamo questa ipotesi e continuano il nostro discorso. I templari a questo punto avranno coperto la Sindone con un lenzuolo di lino, che chiaramente è stato prodotto a quell’epoca.
Questo spiega il mistero della datazione del Sindone di Torino. Anzi, fornisce una data in cui è potuto essere trovato da parte dei poveri cavalieri di Cristo. Una volta sovrapposto il lino, Dio misericordioso, o uno stranissimo fenomeno fisico lo ha impresso con l’immagine del volto umano di Gesù. Forse Dio, facendo ciò, ha voluto lasciare un segno tangibile della sua presenza, ai cristiani di tutto il modo. L’immagine della Sindone è vera, perché restituisce il volto umano di Gesù e questo spiega la presenza di sangue e altre tracce organiche presenti sul tessuto. L’uso delle virgolette per la parola vero, è ora spiegato. La Sindone è vera perché restituisce il volto del Cristo, ma nello stesso è una copia, perché ottenuta per sovrapposizione della vera Sindone recante l’immagine del volto di Dio. L’ordine del Tempio accortosi del miracolo avrà diffuso il culto della Sindone di Torino e avrà nascosto in un luogo sicuro il Sacro Lino recante il volto di Dio.
La vera Sindone, chiamiamola così, sarà un oggetto sia fisico che spirituale. Ciò potrebbe significare, che solo gli eletti, o gli uomini puri di spirito possono trovarla. Un po’ come accade nelle leggende del Sacro Graal, in cui il più puro dei cavalieri, il prode Parsifal riesce a trovarlo e riportarlo a Camelot, salvando il regno dallo stato di devastazione in cui era caduto dopo la perdita del sacro calice. Ora, la vera Sindone potrebbe trovarsi in uno delle tante costruzioni appartenute ai templari o in qualche altro luogo inaccessibile. Ma non ha importanza. Solo i puri di spirito possono trovarla e quand’anche la trovassero, non la renderebbe pubblica, per evitare di scatenare una nuova Babele in terra. Inoltre, nessuno ci assicura che sia ancora sulla nostra a terra e non sia assurta in cielo per evitare di scatenare la follia e la cupidigia umana.
Qualcuno ha ipotizzato che il Sacro Lino sia in realtà il lenzuolo in cui è stato avvolto il gran maestro del Tempio Guglielmo di Beaujeu, morto durante la battaglia di Acri. Ma, ciò non spiega perché l’immagine sia quella di un uomo crocifisso e non quella di un uomo morto in battaglia. Qualcun altro pensa a Giacomo di Molay, ultimo maestro del Tempio, torturato come il Cristo e per questo prima crocefisso e poi, una volta schiodato, coperto con un lenzuolo che successivamente sarebbe stato chiamato la Sindone. Sarebbe da dimostrare questo avvenimento e inoltre non spiegherebbe l’impronta di due monete romane sugli occhi del Sacro Volto. L’impressione di un’immagine su un lenzuolo da parte di un cadavere non è certo un evento “comune”. Quindi perché sarebbe rimasta impressa proprio l’immagine del gran maestro del Tempio?
Un’ultima nota riguardo la follia che potrebbe colpire chi si trovasse a sostenere il volto di Dio mentre è ancora in vita. In una statua dedicata alla dea Iside è stata trovata questa iscrizione:
”Io sono tutto ciò che è stato, tutto ciò che è
e tutto ciò che sarà, e il mio velo mai ancora
alcun mortale ha sollevato”.
Il riferimento al velo può essere interpretato come la suprema verità che nessun uomo riuscirà a scoprire, o, interpretandolo letteralmente, il fatto che nessun uomo in vita può vedere il volto di Dio senza pagarne le conseguenze.
Autore: Vito Foschi
Messo on line in data: Gennaio 2006
Bibliografia
Christopher Knight e Robert Lomas – La chiave di Hiram
Alain Demurger – Vita e morte dell’ordine dei templari
Sito internet di Martin Mistere www.bvzm.com