TREDICI TESORI: I GIOCHI DEI DRUIDI di Andrea Romanazzi

Quando i Druidi Insegnavano Giocando: Giochi e Riti di Fertilità

Questo viaggio tra le incisioni rupestri e i “giochi” di montagna parte da molto lontano, da quel mondo celtico da cui provengono molte delle nostre tradizioni.
Tra le tante storie di Britannia si parla spesso dei “Tredici Tesori”, un gruppo di oggetti magici menzionati nei manoscritti gallesi del XV e XVI secolo, come ad esempio nel ciclo  arturiano di Culhwch e Olwen o nel Tri Thlws ar Ddeg Ynys Prydain. Secondo la tradizione questi sarebbero la “Bianca Elsa”, la spada di Rhydderch Hael”, il “Paniere di Gwyddno “Gambalunga”, il “Corno di Bran l’Avaro del Nord”, il “Carro di Morgan il Ricco”, la “Cavezza di Clydno Eiddyn”, il “Coltello di Llawfrodedd Farchog”, il “Calderone di Dyrnwwch il Gigante” l’”Affilatoio di Tudwal Tudglyd”,  la ”Cotta di Padarn, la ”Brocca e il Piatto di Rhygenydd il Chierico”, il “Mantello di Artù” in Cornovaglia e infine la ”Scacchiera di Gwenddoleu ap Ceidio”.

E’ proprio su quest’ultimo che voglio soffermarmi. Secondo la tradizione questa magica tavola altro non sarebbe che una scacchiera in oro con pezzi d’argento e cristallo, nota anche come Gwyddbwyll, letteralmente “saggezza di legno”.
Di essa si parla in molti testi e leggende celtiche. Nel Mabinogi, più precisamente ne “il sogno di Rhonabwy”, si fa riferimento a un gioco costituito da una tavola d’argento su cui muovevano pedine d’oro noto come Fidchell. Il testo recita: “Leth a fóirni d’or buidi, in leth aili d’findruine“, ovvero “La metà dei suoi pezzi erano d’oro giallo, l’altra metà di bronzo bianco”.
Le leggende descrivono il Fidchell come un gioco utilizzato dai re e dagli dei. Nella leggenda, sarebbe stato inventato da Lugh, dio celtico della Luce, nonché utilizzato da suo figlio, l’eroe Cú Chulainn.

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Autore: Andrea Romanazzi
Messo on line in data: Marzo 2019