IL VALORE ESOTERICO DEI NUMERI di Ivan Buttignon

Numeri Esoterici

L’idea che i numeri avessero un significato assoluto che si sovrappone a quello semplicemente quantitativo e lo trascende è vecchia quanto la civiltà[1]. Da questo concetto iniziale sono derivati nel tempo numerosi filoni che hanno dato origine a diverse “numerologie”, ciascuna con significato proprio; troviamo pertanto interpretazioni magiche, spiritualistiche ed esoteriche, le quali partono dal comune presupposto che l’universo, essendo un tutt’uno perfettamente armonico, possa essere più facilmente tradotto in cifre che “raccontato” a parole.

All’origine, la cabala attribuiva un valore numerico a ciascuna lettera dell’alfabeto ebraico, che assurgeva così al valore di simbolo, di modo che ogni parola, oltre al suo significato letterale, costituisse anche il compendio dei concetti assoluti rappresentati dalle singole lettere. Tutto l’universo e gli equilibri di energia che lo sorreggono e ne regolano i movimenti e le trasformazioni sarebbero dunque deducibili dallo studio dei numeri.

I cabalisti partono dal presupposto che la logica e la ragione, di per se stesse, sono mezzi inadeguati per conoscere il mondo e trascinano l’intelletto in un dedalo di vicoli ciechi, un labirinto da cui uscirà molto più confuso di quando vi sia addentrato; analizzare, seguire e indagare la realtà esteriore dell’uomo e del cosmo equivale a perderne di vista il reale contenuto interiore, cioè l’idea archetipa. Per quanto strano ci possa sembrare questo pensiero, tanto più in un’epoca tecnologico-scientifica come la nostra, in cui “non esiste” ciò che non è dimostrabile secondo la prassi sperimentale, di laboratorio, tuttavia non differisce, nella sostanza, dalle conclusioni cui giunsero molti filosofi: ricordiamo per tutti Henri Bergson, il pensatore francese morto nel 1941, secondo il quale la logica è incapace di comprendere la vera natura delle cose e solo l’intuizione consente di cogliere appieno quella realtà che il mondo scientifico, per la sua stessa natura, lasci da parte.
E quello di intendere l’universo con un metodo fondamentalmente intuitivo sembra sia stato proprio lo scopo della cabala, che presentava inoltre un altro vantaggio, quello di parlare per numeri-simbolo in modo che non ci fosse da discutere sul significato delle varie parole[2].

 

Sephirah

Il fulcro dell’elaborazione delle dottrine mistiche riguardanti l’aspetto segreto del creato è un’opera composta verosimilmente in Éretz Yisraél nel VI secolo o nel VII, il Séfer yetziráh. In esso, che tratta delle forze segrete del cosmo, si trova la prima menzione di un termine che diventerà centrale nella successiva speculazione: la nozione di sefiráh. Letteralmente significa “calcolo. Nel Sefer yetzirah il termine acquista un significato più ampio: le Sephiroth sono manifestazioni allusive dell’energia divina. Gli autori cabalistici amano paragonare le sephiroth a zaffiri, partendo da un assonanza dei due termini. Tra la fine del XII e l’inizio del XIII fa la sua comparsa una vasta letteratura mistica già ben organizzata sulla dottrina delle sefiroth; queste si possono definire i gradi per mezzo dei quali Dio agisce nel creato. Praticamente tutti i mistici affermano che esse sono in numero di dieci.

 

Autore: Ivan Buttignon
Messo on line in data: Maggio 2008

 

Note

[1] AA.VV. – Il grande libro del mistero, Il Mosaico, Novara, 1996, p. 215.
[2] Ibidem, p. 218.