ERBE MAGICHE: LA VIOLA di Katia
Quando il tiepido sole di Marzo bussa timido, filtrando attraverso le imposte la sua luce dorata, io prendo il mio cesto ed esco; riempio i miei polmoni di fresca aria mattutina e vado incontro a Madre Natura, che mi offre sempre nuove meraviglie. Una fragranza delicata mi colpisce; mi avvicino a quella pianticella tanto timida quanto profumata: è la Viola, simbolo della passione e dell’intelligenza. Raccolgo delicatamente quel semplice fiorellino; i miei pensieri sono rivolti ad una figura femminile a me tanto cara, mia madre, ed a lei dedico questo fiore; simbolo per me di eterno amore e riconoscenza.
Apro con cura il mio libro magico ed ecco: la Viola.
Quando i prati si coprono con un manto di velluto verde, la Viola annuncia che la primavera si è destata. Quasi schiva, celata tra l’erbetta fresca, rivela la sua presenza con un delizioso profumo.
Questo fiore governato da Venere ha ispirato, con la sua minuta semplicità, poemi e miti.
Shakespeare, nella sua commedia Sogno di una notte di mezza estate, racconta che la Viola un tempo era di colore bianco, ma quando fu colpita dalla freccia di Cupido, Dio dell’amore, per la ferita amorosa diventò purpurea, e fu chiamata dalle fanciulle Viola Mammola.
Nel mito di Attis si narra che questo giovane, conteso per la sua bellezza, impazzì per opera della dea Agdísti, la quale non voleva si sposasse con Atta, figlia del re Mida di Possinonte. Attis, disperato, si uccise evirandosi all’ombra di un pino. Dal suo sangue nacquero le Viole. La principessa, non sopportando la perdita del suo amato, folle di dolore si uccise ed anche da lei nacquero questi fiorellini. Nell’antica Roma si onorava il culto di Attis con pini e viole; con un tronco di pino ornato di viole si procedeva in sacra processione in suo onore il 22 marzo.
Quindi questo fiore è l’emblema dell’amore, della morte e anche simbolo del sacrificio.
La Viola, sensibile, sensualmente delicata, è un fiore che con il suo aroma può aumentare la sensibilità, e di conseguenza è capace di smussare i cuori più duri; la sua fragranza dona anche creatività e recettività.
Nella tradizione erboristica popolare, le foglie e i fiori della Viola sono usati per le affezioni polmonari. Le foglie sono tradizionalmente usate per la cistite o per infezioni alla gola.
Da fonti storiche sembra che i medici arabi usassero lo sciroppo di Viola Mammola come lassativo; ancora oggi viene usato come blando lassativo e anche per diverse terapie: è un ottimo rimedio contro la tosse, riduce la febbre da qualsiasi causa, allevia stati febbrili da raffreddamento. Inoltre questo fiore ha proprietà espettoranti, sudorifere e sedative, per cui viene consigliato alle persone nervose e timide.
Le donne usavano preparare un cataplasma fatto con la viola mammola per lenire e cicatrizzare le ragadi ai capezzoli e le infiammazioni della pelle.
Nell’antichità i suoi fiori erano intrecciati a coroncina, con cui cingersi il capo per eliminare i malesseri provocati dalle sbronze; anche Ippocrate la raccomandava contro l’emicrania provocata dai fumi dell’alcol.
Concludo con i noti versi di Pascoli: “C’è qualcosa di novo oggi nel sole, anzi d’antico: io vivo altrove e sento che sono intorno nate le Viole”.
Curarsi con la viola
Screpolature delle mani: Impiastro composto di cipolla triturata cruda, una foglia triturata di semprevivo, foglie fresche pestate o bollite di viola mammola. Tenere per 20 minuti, come una maschera.
Palpebre infiammate: Infuso di viola mammola, fatto lasciando 30g di foglie in 1 litro d’acqua bollente per circa una decina di minuti; una volta intiepidito l’infuso, colare e lavare delicatamente le palpebre.
Autore: Katia
Messo on line in data: Agosto 2004