L’AUTOPRODUZIONE di Redazione

Autoproduzione (o autopubblicazione): cos’è?

E’ un mezzo che permette a chiunque di pubblicare qualcosa senza seguire la “normale” trafila della ricerca di un editore.
Il fenomeno non è affatto recente: risalgono addirittura al 1500 le edizioni di libri autoprodotti clandestinamente e alla seconda metà del 1600 le riviste “indipendenti”, tutte pubblicazioni che uscivano infrangendo le regole e aggirando le censure (tra cui l’Indice dei libri proibiti), le limitazioni e le restrizioni imposte dai governi.

Nell’Ottocento e nel Novecento numerose avanguardie culturali e artistiche si sono avvalse dell’autopubblicazione: i chapbook illustrati a mano (alcuni dei quali di autori eccellenti), riviste e bollettini di pittori (come futuristi, dadaisti e surrealisti), bollettini politici di dissidenti (come i Russian Samizdat), l’underground press, la esoeditoria, fino alle più recenti fanzine e (con l’arrivo di internet) le webzine.
Questa editoria parallela si avvale di linguaggi nuovi, popolari o coltissimi, talvolta sperimentali, spesso di protesta, di provocazione o di rottura (controcultura). Le pubblicazioni di questo tipo si sono sempre distinte per essere autofinanziate, da cui la carta a basso costo, la fattura “do it yourself” (che non vuole affatto dire sciatta e poco curata, in particolare nel caso di quelle artistiche), scritta a mano, battuta a macchina con carta carbone, ciclostilata o fotocopiata.
La distribuzione è anomala, fatta porta a porta, per la strada, tra gruppi col passaparola, a prezzo politico (per pagarsi parte delle spese) o del tutto gratuita, sovente con vita breve.

Dalla fine degli anni Settanta c’è stato il boom delle Fanzine, cioè fans magazine (termine coniato nel 1940 per una rivista di fantascienza), riviste per appassionati di un certo genere snobbato dall’editoria convenzionale: musica, fumetti, fantascienza, esoterismo, punk e dark.
Con l’arrivo della Rete, ecco le Webzine, talvolta minimali, in alcuni casi magnifiche, con splendida grafica e contenuti interessanti e di ottimo livello. Alcune hanno il corrispondente cartaceo, altre sono solo on line, per abbattere i costi di stampa. Possono essere siti web o blog, nei quali c’è un sommario da cui si accede a vari articoli (che possono essere salvati), oppure impaginate in .pdf (scaricabili sul PC) o fatte in modo da poter essere sfogliate pagina per pagina mentre si è collegati (sono le più belle, ma costringono a fare lo zoom per poter leggere i pezzi, dato che gli schermi del computer non sono immensi).

 

L’autopubblicazione di libri

Esiste… dall’avvento della stampa, ma è esplosa in tutto il mondo negli ultimi anni, grazie alle nuove tecnologie digitali. Di intenti meno “rivoluzionari” e sperimentali che non nel passato, va ad accontentare un settore di mercato sempre più ampio: gli autori che, in mancanza di editori che li vogliano pubblicare, si arrangiano da soli.
Gli Inglesi la chiamano “vanity press”, partendo dal presupposto che sia solo un esercizio di vanità dello scrittore rifiutato dagli editori, ma presuntuoso al punto da pubblicare da sé le sue opere ad ogni costo; i Francesi, più pragmatici, semplicemente “édition à compte d’auteur”, edizione a carico dell’autore, senza giudizi.
In Italia si definisce APS (autore a proprie spese), acronimo inventato da Umberto Eco nel suo libro Il pendolo di Foucault, in cui un astuto editore a pagamento pubblica indegne porcherie presentando conti salatissimi agli autori, conditi con iperbolici complimenti e con l’inserimento nell’insuperabile l’Enciclopedia degli Italiani Illustri, dove Giuseppe Tomasi di Lampedusa è liquidato in due righe e Adeodato Lampustri descritto come un sublime faro della cultura.

In realtà, l’autoproduzione di un libro non è da confondere con l’editoria a pagamento (gli APS del Pendolo): nella prima è l’autore a gestirsi totalmente, che porti il suo libro in tipografia o in un service editoriale, mentre nella seconda firma un contratto con un editore che, almeno in teoria, dovrebbe occuparsi di tutto, dall’aspetto grafico del libro alla sua promozione, tranne che di pagare il conto della stampa.
Dell’editoria a pagamento abbiamo già parlato diffusamente, mentre qui vediamo una alternativa che sta riscuotendo grande successo, soprattutto per la praticità e i costi limitati.

 

La stampa on demand

L’autore presenta la sua opera a un service editoriale, o editore on demand, decidendo che carta usare, la copertina, il prezzo, la lunghezza, la veste grafica, le eventuali illustrazioni a colori o in B/N; in molti casi può chiedere il codice ISBN.
Il libro viene preparato per la stampa e per la vendita in formato digitale; se qualcuno vuole acquistare l’e-book, può scaricarlo dal sito del service, oppure può ordinarlo su carta. In questo caso il libro viene stampato in digitale, rilegato e inviato al cliente. Coperta la stampa e la percentuale per le commissioni del service, il resto è tutto guadagno netto per l’autore.

Perché sì?
– i costi contenuti: il libro on demand viene stampato solo se ne viene richiesta una copia. Questo azzera il magazzino dell’invenduto.
– la possibilità di pubblicare qualsiasi cosa uno voglia, senza dover sottostare a regole imposte da altri.
– la possibilità di fare pubblicazioni per un pubblico di nicchia, che promuovono il bravo autore già noto e, dal punto di vista contrattuale, lo favoriscono decisamente rispetto al diritto d’autore.
– si resta titolari dei propri diritti e, in caso di successo, si possono vendere i diritti a una normale casa editrice.
– è possibile il recupero di testi scomparsi dai cataloghi, stampabili in piccole quantità senza onerose ristampe.

Perché no?
– chi vende moltissimo è costretto a lasciare il digitale per l’offset, che oltre le mille copie diventa competitivo (ovviamente, è un “no” che vorremmo avere tutti!).
– la qualità scadente dei contenuti: se chiunque può scrivere e pubblicare, troveremo boiate incredibili che un editore serio non prenderebbe mai in considerazione, scemenze sconclusionate, veri e propri plagi, libri che inneggiano alla violenza, diffamatori, inattendibili…
– la qualità scadente della forma: manca completamente la figura dell’editor che controlla e sistema il testo, magari sostituito (per risparmiare) dall’amico ben intenzionato, ma che non se ne intende e può fare più danni che altro.
– la quasi totale impossibilità di farsi conoscere e distribuire. Quando si parla di autopubblicazioni si cita sempre il caso di M.J. Rose, autrice statunitense che, stufa di essere presa in giro dagli editori, nel 1998 pubblicò da sé il suo primo libro, aprì un sito web e si mise a venderlo sia nel formato cartaceo sia in quello elettronico. Arrivata alla sua undicesima opera, M.J. Rose è ora una macchina per best seller e insegna agli scrittori come promuovere se stessi sul web. Però il suo esempio è sempre citato perché… è una delle pochissime autrici diventate famose con questo mezzo. E ricordiamo che gli Stati Uniti sono un paese di lettori forti, non come l’Italia.

 

Cosa fare prima di firmare?

Prima di firmare un contratto con un service editoriale o  con una casa editrice a richiesta, informatevi su alcuni particolari.
C’è chi fornisce il codice ISBN e chi non lo dà.
Alcuni mettono in vendita i libri attraverso vari canali di distribuzione, come distributori regionali e nazionali, librerie on line, catene di librerie (come la Feltrinelli per Il mio Libro) e cataloghi tematici, ma altri solo sul proprio sito e, se volete altro, dovete pagare un extra.
In alcuni casi le copie vengono stampate solo dietro richiesta, in altri vengono tenute piccole giacenze.
Se volete firmare con uno pseudonimo, accertatevi che sia possibile (alcuni non lo consentono).
Alcuni hanno formule doppie, con autopubblicazione semplice e anche con contratto editoriale a percentuale.
Controllate sempre se il contratto prevede che il service depositi le copie di legge del vostro libro stampato, perché altrimenti dovrete occuparvene voi personalmente.
A norma della Legge del 15 aprile 2004, n. 106, e del D.P.R. del 3 maggio 2006, n. 252, bisogna inviare le copie per il deposto legale a uno degli archivi nazionali e al vostro archivio regionale. Troverete in questo sito www.librari.beniculturali.it l’elenco delle Biblioteche Nazionali e Regionali, oltre a tutta la modulistica scaricabile gratuitamente.
I plichi vanno inviati entro sessanta giorni dalla pubblicazione dell’opera. L’intestazione della busta deve recare la scritta: “esemplare fuori commercio per il deposito legale agli effetti della legge 15 aprile 2004, n.106“, il nome del soggetto obbligato al deposito (cioè voi) e il suo domicilio o sede legale. All’interno della busta dovete mettere un foglio con la lista di quello che avete inviato, nome, cognome, indirizzo, titolo dell’opera, data di pubblicazione e segnalare che siete voi stessi a essere responsabili della pubblicazione.

 

Come vendere un libro autoprodotto?

Un libro pubblicato in proprio, con o senza codice ISBN (che serve solo per vendere tramite librerie, non se vendete voi), può essere venduto dal service, direttamente da voi o indirettamente da un libraio amico che accetta il conto vendita.
Diciamo “libraio amico”, perché è una formula odiata dalla maggior parte dei librai, che hanno a che fare già con migliaia di libri che arrivano attraverso i canali normali, per cui non hanno alcuna voglia di farsi carico anche delle opere anomale. Alcuni chiedono perfino soldi per esporre il libro… quindi non insistete, perché magari lo prenderanno, ma lo metteranno in un angolo dove nessuno lo potrà vedere, men che meno comprare, e poi ve lo renderanno sporco e malconcio al punto da essere buono solo da buttare.

Siete obbligati a rilasciare la ricevuta, sia per il conto vendita sia per le copie vendute a singoli acquirenti: per questo esistono blocchetti, da comprare in cartolerie specializzate (tipo Buffetti), in duplice copia. La prima ha il retro a ricalco; la compilerete e darete l’originale a chi compra, la copia inferiore al commercialista. Ricordate di tenere tutte le fatture per i calcoli dei vostri guadagni e dell’imponibile ai fini fiscali.
I compensi del diritto d’autore hanno una deduzione forfettaria del 25% (del 40% se l’autore ha meno di 35 anni).
Attenzione: vendere tramite il vostro sito potrebbe essere considerato e-commerce e avere quindi obbligo di partita IVA.

Chi ha un bel giro di vendite può aprire direttamente la partita IVA.
Per questo dovete andare, entro 30 giorni dall’inizio dell’attività, all’Ufficio IVA o all’Agenzia delle Entrate della vostra città (o a quello di competenza rispetto al vostro domicilio fiscale) e compilare un modello specifico, che può essere scaricato gratuitamente nel sito www.agenziaentrate.gov.it, scegliendo il vostro regime contabile a seconda dei ricavi che prevedete.
Ci sono anche i regimi per i contribuenti minimi e marginali, validi per le persone fisiche che esercitano attività di impresa, con meno tasse e molte agevolazioni.
Nel sito suddetto potete trovare guide in .pdf (tutte scaricabili gratuitamente) per orientarvi nella scelta del regime, ma un commercialista saprà consigliarvi al meglio, per evitare errori: ricordate che ci saranno comunque spese fisse anche con guadagni molto bassi.

Aprire una partita IVA costa pochissimo, ma costa mantenerla: tenete presente che vi occorrerà un aiuto per la dichiarazione dei redditi (gestione delle fatture con imponibili diversi o esenti, detrazioni, presentazione del modello Unico, presenza di altri redditi…).
Inoltre ci sono l’IRPEF, l’IRAP e l’apertura della posizione previdenziale all’INPS.
Se il commercialista vi consiglia l’iscrizione alla Camera di Commercio, sono circa 90 euro fissi in più all’anno.
Potrebbe essere conveniente anche iscriversi ad associazioni di categoria, come il Sindacato Nazionale Scrittori (www.sindacatoscrittori.net) per eventuale tutela nei contenziosi.

Al momento della presentazione della dichiarazione di inizio attività vi daranno il numero di partita Iva, che resterà invariato fino alla cessazione dell’attività. Il numero è formato da 11 caratteri numerici:
1 2 3 4 5 6 7 = numero progressivo del contribuente
8 9 10 = numero dell’ufficio
11 = codice di controllo
Il numero deve essere indicato nelle dichiarazioni e in ogni altro documento, compresa la home page del vostro sito, se fate e-commerce.
Tutti i titolari di partita IVA hanno l’obbligo di effettuare i versamenti fiscali e previdenziali esclusivamente per via telematica, con il modello F24.

Nella dichiarazione di inizio attività dovrete mettere:
– i vostri dati anagrafici, il vostro codice fiscale, il tipo e l’oggetto dell’attività;
– il vostro numero di telefono, il numero di fax, l’indirizzo di posta elettronica e del sito web (se usate un sito per vendere i vostri libri);
– gli estremi catastali degli immobili destinati all’esercizio dell’attività, indicando se sono vostri o in affitto (con gli estremi di registrazione del relativo contratto). Fate attenzione a questa voce, perché se lavorate in casa e siete in affitto potreste avere guai col padrone di casa per uso commerciale di immobile locato come abitazione;
– il luogo o i luoghi in cui viene esercitata la vostra attività;
– il luogo in cui sono tenuti e conservati i libri, i registri e le scritture contabili obbligatorie;
– per i soggetti che svolgono attività di commercio elettronico, i dati identificativi dell’internet service provider;
– il volume d’affari presunto e se pensate di potere usufruire di regimi speciali per un basso volume di affari.

Non spaventatevi per tutte queste regole!
Esiste un servizio di “tutoraggio” con assistenza gratuita per via telematica o personale negli uffici delle agenzie delle entrate. Ma se non ve la sentite di fare i piccoli imprenditori, o se avete paura che vi costi troppo in soldi, tempo e fatica, scegliete altre vie e ricordate che, se avete alle spalle un editore (normale oppure on demand), anche guadagnando milioni di euro vi basterà compilare una notula con ritenuta d’acconto…

 

Qualche indirizzo

Eccovi una piccola lista di indirizzi per stampa on demand. Quasi tutti danno la possibilità di farsi un preventivo on line: approfittatene e comparate attentamente (ogni extra incide sul prezzo totale) i costi e le prestazioni offerte.

www.booksfarm3.altervista.org

www.blurb.com

www.book-on-demand.it

www.dpsonline.it

www.fotolitographicolor.it/

www.ilmiolibro.it

www.librofacile.com

www.librostampa.it

www.lulu.com

www.phasar.net

www.pressup.it

www.screenpress.it

www.stampaetica.it

www.stampalibri.it

www.studiocreativity.com

http://talemotion.com

www.unibook.com

www.youbooktube.it

www.youcanprint.it