ENRICO CORNELIO AGRIPPA di Pinuccia Cardullo

Enrico Cornelio Agrippa von Nettesheim nacque a Colonia nel 1486 e visse una vita errabonda, che lo portò a girare tutta l’Europa, a causa delle continue denunce di magia ed eresia che lo perseguitavano.
Conclusi gli studi umanistici, si interessò di astrologia; recatosi alla corte di Margherita d’Austria, dovette fuggire per i potenti nemici che si era fatto per il suo carattere battagliero e la sua lingua pungente.
Andò a Parigi, a Londra, a Venezia, sbarcando a fatica il lunario con l’insegnamento di teologia.
Morì a Grenoble nel 1536, in estrema povertà.


Il De occulta philosophia è l’opera principale di Agrippa, pubblicata in tre libri nel 1533; una sintesi di alchimia, cabala, magia e filosofia naturale, in cui il mago viene definito “uomo saggio, sacerdote e profeta, non individuo superstizioso e demoniaco”, in quanto studioso di magia, una scienza sperimentale i cui fenomeni non sono affatto trascendenti.
Chi li provoca, infatti, lo fa applicando leggi naturali di cui ha la conoscenza; quindi la magia non è altro che la scienza integrale della natura ed i suoi presunti prodigi sono il risultato della esplicazione delle forze naturali, miracoli in senso etimologico, cioè cose degne di essere mirate.
Si ritiene che Il Libro del Comando sia stato scritto come appendice del De occulta philosophia: un quarto libro, aggiunto successivamente ai tre precedenti dall’autore stesso, con le funzioni di riepilogo generale delle varie operazioni magiche necessarie per evocare gli Spiriti.
Alcuni critici, invece, lo giudicano un falso, un’aggiunta spuria al testo della Philosophia, scritta dopo la morte del suo autore.
In ogni caso il Libro del Comando ne è la continuazione ideale.
Dopo una breve premessa, in cui l’autore avverte dell’importanza e della segretezza delle formule in esso contenute, il testo elenca i modi per conoscere nome e caratteri degli Spiriti, sia benigni che maligni.
Vengono illustrate le modalità per costruire talismani e pentacoli, per consacrare gli strumenti magici, per invocare gli Spiriti Benigni, evocare quelli Maligni ed ottenere responsi e rivelazioni.
Eccovi uno stralcio de’ Il libro del Comando di Enrico Cornelio Agrippa (pag. 43–44), edizioni Mediterranee, 1977, Roma.
Ora tratteremo dei sacri pentacoli e dei sigilli. I pentacoli si possono definire dei segni sacri che ci salvano dagli eventi cattivi e ci aiutano ad imprigionare e annientare i demoni malefici, nonché ad attirare e conciliarci gli Spiriti Benigni.
I pentacoli sono formati con i caratteri ed i nomi degli Spiriti Benigni di ordine superiore, ovvero con disegni adatti di lettere sia consacrate che rivelate, o con versetti adeguati alle circostanze e figure geometriche, oppure con i sacri nomi di Dio, tracciati (come ritengono molti) al contrario, o da tutte queste cose, o, infine, dalla maggior parte di esse riunite insieme.
I caratteri che servono a tracciare i pentacoli sono quelli degli Spiriti Benigni; in genere di quelli del primo e secondo ordine, talvolta anche del terzo. Servono anche quel genere di caratteri che si sogliono definire sacri.
Qualunque sia il carattere scelto, va circondato di un duplice circolo, nel quale viene inscritto il nome del suo angelo. La figura sarà di maggiore efficacia se vi si aggiungerà qualche nome divino del suo Spirito, che si addica alla funzione che si vuole esso compia. Lo si potrà anche circondare con qualche figura geometrica, con i vertici di numero appropriato.
I disegni sacri che costituiscono i pentacoli sono gli stessi che vengono tramandati nei Libri Sacri e Profetici, sia del Vecchio che del Nuovo Testamento, come ad esempio la figura del serpente sospeso ad una croce, e simili che si trovano in abbondanza nelle visioni dei profeti, come Isaia, Daniele, Esdra ed altri, nonché nel testo dell’Apocalisse di San Giovanni“.

Vi ricordiamo che presso la stessa casa editrice potrete trovare quasi tutti i Grimori, i testi classici di magia (medievali e rinascimentali).

 

Autore: Pinuccia Cardullo
Messo on line in data: Gennaio 2001