CONSIDERAZIONI SULLA FAVOLA DI BIANCANEVE di Gaetano Dini

Una rivisitazione della favola di Biancaneve

Biancaneve fugge dal castello della regina malvagia all’età di sette anni. Sette è il numero ritmico che muove il tempo ciclico.
Biancaneve giunge nella casetta dei nani nel bosco. I sette nani della favola, autosufficienti tra loro, sono gli Elfi buoni del folclore germanico che vivono invisibili a fianco delle popolazioni umane rurali. I nani sono minatori sui monti e con questo loro mestiere mistico e misterioso penetrano nei segreti occulti della metallurgia, arte alchemica che permette il ritorno per chi la esercita ai valori cosmogonici iniziali.

I sette nani rappresentano in chiave metafisica i primi sette Manvantara indù del nostro Kalpa.
Cucciolo, che è il più giovane e ingenuo, quindi il più puro tra loro, rappresenta il primo Manvantara mentre il più vecchio dei nani rappresenta l’ultimo, il Kali Yuga indù, l’Età del Ferro del mito greco/romano, epoche queste di decadimento spirituale.

Biancaneve simboleggia invece l’umanità del presente Kalpa che evolve in senso negativo durante lo svolgersi del tempo dal primo al settimo Manvantara. Infatti Baincaneve cresce, diviene donna, ma poi muore. 

La regina malvagia con i suoi travestimenti rappresenta le forze negative che col fluire del tempo spingono verso il deterioramento spirituale la presente umanità.
I nani accolgono benevolmente Biancaneve e la invitano a vivere con loro.
Biancaneve, l’umanità del presente Kalpa vive coi sette nani, vive quindi e si trasforma con il procedere dei sette Manvantara indù della prima serie settenaria.
Il nano cui Biancaneve aveva occupato il lettino per dormire, passa la notte dormendo per un’ora ciascuno nel letto degli altri nani. Essendo sei gli altri nani, 6 sono le ore di sonno che in tutto dorme il settimo nano. Sei è un sottomultiplo di 24, numero questo che è utilizzato per il conteggio dei giorni che sono la principale unità di misura del tempo.

Lo specchio magico rivela alla regina la presenza di Biancaneve nella casa dei sette nani.
Le tentazioni della regina contro Biancaneve sono tre. Le prime due, una cinta che stretta ai fianchi toglie il respiro ed un pettine avvelenato non riescono ad essere mortali. La mela avvelenata che viene offerta e mangiata, invece lo è.
La metà rossa della mela è quella avvelenata. Essa simboleggia nel suo colore l’umore sanguigno, passionale, tellurico dell’umanità, umore questo che la porta col fluire del tempo a deteriorarsi divenendo sempre più umana, materiale, distaccata dai princìpi sovrannaturali, spirituali propri dell’inizio del nostro ciclo. 

Biancaneve muore.
La sua bara di cristallo posta sulla cima del monte viene vegliata a turno da un nano. Il nano simboleggia la presenza delle forze del bene ed il collegamento anche se esiguo che anche nell’epoca ultima viene mantenuto col sovrasensibile da parte dell’umanità.
Nella mitologia indù infatti l’epoca del Kali Yuga viene descritta come una vacca che si regge su una sola delle sue quattro zampe.

La bara di Biancaneve viene visitata da tre uccelli, una Civetta, un Corvo ed una Colomba.
La Civetta, rapace notturno, nel Medioevo veniva associata alla stregoneria.
Il Corvo, uccello passeriforme di grosse dimensioni, era considerato animale della preveggenza, messaggero di esseri sovrannaturali ma anche portatore di malasorte.
La Colomba nel Cristianesimo è simbolo dello Spirito Santo (la Provvidenza Divina).
Nella favola la presenza di questi uccelli attorno alla bara di Biancaneve simboleggia le potenti forze in gioco di tipo metafisico, magico che animano lo svolgersi dei Cicli Cosmici. 

Il principe, innamoratosi dell’immagine di Biancaneve, chiede ai nani di poter portare la bara al suo castello. I nani acconsentono.
La bara viene trasportata a braccio dai servi del principe. Uno di questi incespica e la bara cade a terra facendo uscire dalla bocca di Biancaneve la mela avvelenata. Biancaneve ritorna in vita.
L’uscita dalla bocca di Biancaneve della metà della mela avvelenata, sancisce l’esaurimento delle forze discendenti che hanno portato al deterioramento spirituale dell’umanità fino all’epoca del Kali Yuga indù, l’Età del Ferro greco/romana. 

Il matrimonio tra il Principe Azzurro e Biancaneve rappresenta l’inizio ufficiale dell’Ottavo Manvantara, prima fase di ascesa spirituale della nuova umanità fino ad arrivare in progressione spirituale crescente al 14° Manvantara, compimento del presente Kalpa.
Questa seconda serie settenaria indù non ha una corrispondenza descrittiva nel mito greco/romano.
Nel Cristianesimo invece si parla genericamente di “nuovi cieli e nuove terre”, epoche future queste che possiamo fare corrispondere senz’altro alla seconda serie settenaria indù, quella che va dall’Ottavo al Quattordicesimo Manvantara.

Le pantofole di ferro incandescenti che la regina, invitata al matrimonio, viene costretta a calzare poi morendone, simboleggiano la fine dell’Età del Ferro del mito greco/romano, e quindi del kali Yuga indù.

 

Autore: Gaetano Dini
Messo on line in data: Dicembre 2019