IL CONTE DRACULA di Devon Scott

Un mito che affascina da oltre un secolo

Quando Bram Stoker scrisse il suo romanzo sul conte dai canini appuntiti, non pensava neppure lontanamente che avrebbe avuto un successo strepitoso.
Il personaggio di Dracula gode di una  enorme popolarità, che non accenna a scemare nel tempo; anzi, continua ad essere materia per sempre nuovi film e romanzi.
Stoker (1847–1912), segretario dell’attore Henry Irving, fu ispirato a scrivere dalla brutta impressione che gli aveva fatto apprendere i particolari della vita di un regnante rumeno, circondato da una fama (del tutto meritata) di mostruosa efferatezza. Alcuni biografi sostengono che ne venne a conoscenza durante un viaggio in Romania; altri che fu un resoconto storico (e non un viaggio, che non ci fu mai) a portare alla sua attenzione la vicenda.

Vlad III Drakul, principe di Valacchia, veniva da una famiglia che non era passata alla storia per la sua bontà d’animo e la sua mitezza.
Il piccolo Vlad venne al mondo nell’attuale città di Sighisoara nel 1431, in un paese travagliato da spaventose guerre tra il regno d’Ungheria e i vicini principati di Moldavia, Transilvania e Valacchia; era il secondo di tre fratelli legittimi, senza contare quelli che papà Vlad II aveva avuto dalle amanti.
Crebbe, incredibilmente, educato in maniera aperta e moderna, conoscendo sia i principi del Cattolicesimo che quelli della Chiesa Ortodossa. La madre, una lungimirante principessa moldava, desiderava che fosse abituato a trattare con popoli di usi, costumi e credi diversi.
Purtroppo, a neppure sette anni, Vlad  e il fratellino minore Radu furono usati dal padre come merce di scambio (abitudine dell’epoca, per assicurarsi alleanze). Portati presso la corte di Costantinopoli, furono messi in catene e immediatamente privati della rassicurante presenza della loro scorta, che fu impalata sotto i loro occhi.
Passare dai giochi infantili ai giochi di potere non predispone alla  tolleranza. Prima di essere liberati, Vlad e il fratello assistettero a spettacoli che avrebbero procurato incubi anche a una persona adulta e matura.
Quando il Sultano seppe che Vlad II aveva tradito l’alleanza, la vita dei due ragazzi non valse più nulla. Furono salvati dall’amicizia tra Radu e il figlio del Sultano.

Vlad riuscì a fuggire.
Ci vollero otto anni perché Vlad III potesse sedersi sul trono di Valacchia.
E pareggiare i conti.
Morì in battaglia nel 1476, dopo essersi guadagnato il plauso del pontefice come difensore della fede contro i Turchi, e il soprannome di “tepes“, impalatore, per il suo passatempo preferito.
Il regno di Vlad Dracul fu caratterizzato da orrori senza precedenti; è nata anche una diatriba filologica sul nome, per dimostrare che l’appellativo di Drakul (cioè insignito dell’Ordine del Drago) si sia poi trasformato in Dracula (figlio del diavolo) per colpa delle sue nefandezze.
Dato che la sua tomba non fu mai trovata, nacque la leggenda di un non–morto, un vampiro che nottetempo usciva dal suo sepolcro nascosto per succhiare sangue ai viventi, obbligato a tornare nella sua tomba al canto del gallo, segnale dell’arrivo del nuovo giorno.
E furono proprio queste voci leggendarie che spinsero Bram Stoker a scrivere la storia di Jonathan Harker, suo malgrado agente immobiliare del conte Dracula.

 

Del testo di Stoker, pubblicato nel 1896, si impossessò il cinema.
E’ del 1909 il primo film americano sui vampiri (“Il vampiro della costa“), del 1921 la prima riduzione per lo schermo del romanzo di Stoker (“Drakula“).
Béla Lugosi, l’attore ungherese che interpretò una lunga serie di film horror su Dracula, si immedesimò a tal punto nel personaggio del vampiro da dormire in una bara, vestire sempre di nero e pretendere, per contratto, di girare i film solo di notte.
Da allora abbiamo avuto Dracula orridi, drammatici, disperati, nevrotici, intellettuali, porno–orgiastici, grotteschi, perfino un Dracula con la pelle nera (“Blacula“, del 1972) e uno senza canini (“Amore al primo morso“, del 1979), nel quale il povero conte, sfrattato dal suo castello sequestrato dal governo per arretrati di tasse non pagate, rischia di finire in pentola mentre vola sotto forma di pipistrello, scambiato per un pollo da un gruppo di affamati.
E tra i più recenti non dimentichiamo il divertentissimo “Dracula morto e contento” con Leslie Nielsen, di cui è diventata famosa una scena in cui il vampiro si scatena a ballare una movimentata czarda davanti a un enorme specchio che non riflette la sua immagine.

 

Autore: Devon Scott
Messo on line in data: Settembre 2000