SCRITTORI ALLA SBARRA: GLI ERRORI di Redazione

Luigi Malerba definiva così le emozioni trasmesse dalla lettura di un buon libro:

Quando un lettore ha esaurito le parole, ha chiuso il libro e lo ha riposto nello scaffale, continuano ad agire in lui le inquietudini, i dubbi, i pensieri, le prospettive, le immaginazioni, i turbamenti trasmessi dalla lettura del libro. Se questo non avviene lo scrittore ha fallito il suo scopo“.

Quanti autori esordienti possono adattarsi alla descrizione?

Di solito evidenziamo i difetti degli editori; ora, se vogliamo essere imparziali, dobbiamo fare lo stesso con gli scrittori esordienti.
Vi avvertiamo che questa non è una pagina consolatoria o celebrativa dell’esordiente bello, buono e pieno di talento, rifiutato dal maligno e crudele editore: è la sintesi delle critiche negative, delle pessime opinioni e dei giudizi feroci degli editori nei confronti degli esordienti. O meglio, di alcuni scrittori esordienti. Se siete convinti di meritare soltanto lodi, di essere scrittori strepitosi, di non dovervi accontentare di un editore più piccolo della Mondadori, beh… non leggete quello che c’è scritto qui sotto.

I libri che gli scrittori esordienti inviano agli editori sono di buona qualità? Originali? Interessanti? Scritti bene? Le lettere di accompagnamento dei testi sono chiare, esaurienti?
Ci spiace essere brutali, ma da quello che ci dicono gli editori spesso le opere degli esordienti sono delle vere porcherie. E sulle lettere che gli esordienti scrivono sarebbe meglio stendere il pietoso velo dell’oblio.
Voi direte: “Bella forza, gli editori sono prevenuti nei confronti degli esordienti, polemici, pieni di pretese, interessati solo a far quattrini con opere commerciali e di bassa lega, incapaci di scoprire i veri talenti…
Beh, può darsi che alcuni editori siano così (magari anche molti), ma noi non lo siamo e dobbiamo confermare che troppo spesso questo giudizio è vero. E questo per un errore di fondo: la vera differenza non è tra scrittore famoso e sconosciuto, tra autore di affascinanti best seller e imbrattacarte, ma tra professionista e dilettante. Fate un sincero esame di coscienza: in quale di questi due tipi di esordiente vi riconoscete?

L’esordiente che si comporta da dilettante…

– Scrive quello che gli piace (cosa sacrosanta), ma pretende che piaccia senza riserve anche agli altri, che sia una poesiola in rima baciata in stile asilo o una corposa autobiografia che elenca minuziosamente tutta la sua vita minuto-per-minuto.
– Si definisce uno SCRITTORE, tutto a lettere maiuscole, per evidenziare le sue eccelse doti.
– Non rilegge, non corregge, non elabora il testo; è convinto che il libro sia uscito dalla sua penna (o tastiera) bello e perfetto come Pallade Atena dalla testa di Zeus, che ognuna delle sue parole valga oro e non vuole rinunciare neppure a una sillaba.
– Manda il testo al primo editore che gli viene in mente, senza neppure controllare il tipo di libri che l’editore pubblica.
– Lo invia al Gentile Editore, senza intestazione personalizzata, perché contatta decine di case editrici contemporaneamente e manda  la stessa lettera a tutte, senza distinzioni.
– Accompagna le bozze con commenti di questo tipo:
1) “La mia vita è un romanzo e l’ho messa su carta per farla arrivare ai posteri“, che è in assoluto il preferito.
2) “Dovete leggere questo libro, perché l’ho scritto con il cuore!“, frase amatissima dagli esordienti, che sparge il panico nelle redazioni, perché di solito vuol dire che il testo è stato scritto con varie parti anatomiche a esclusione della testa.
3) “I miei amici hanno letto la mia opera e mi hanno detto che sono un genio“, il prediletto dagli scrittori molto giovani.
4) “La mia è una storia originalissima, che non potrete fare a meno di pubblicare, se siete furbi e volete far soldi“, tipico di chi si crede dotato di tale bravura da considerare un favore all’editore il concedergli di pubblicarlo.
5) “Vi avverto che darò il mio libro al miglior offerente, quindi sbrigatevi a spedirmi il contratto e l’anticipo!“, amato dagli ingenuotti che si aspettano di diventare milionari (in Euro) con quello che scrivono.
– Nella lettera che accompagna il libro… non parla del contenuto del libro, non mette sinossi, riassunti, spiegazioni, idee, talvolta neppure il proprio nome e indirizzo. Ma non dimentica mai di lodare la sua opera.
– Considera la grammatica, la sintassi, l’ortografia solo stupidi optional: può permettersi di farne a meno, tanto quello che conta è solo il suo meraviglioso testo, talmente eccezionale da far passare sotto silenzio il fatto che gli errori superano ogni umana capacità di correzione.
– Scopiazza senza ritegno da libri famosissimi e crede che nessuno se ne accorgerà mai.
– Se accettano di pubblicarlo, vuole diritti d’autore da far invidia agli autori mass-market anglo-americani (noti Paperoni dell’editoria).
– Sfora i tempi di consegna, rompe le scatole all’editore con dubbi continui sul testo.
– Una volta pubblicato, si convince di essere entrato nell’Olimpo degli Scrittori Divinizzati e si aspetta di vendere decine di migliaia di copie del suo libro.
– Pretende che tutti gli facciano recensioni piene di entusiasmo (di quelle ricche di espressioni tipo “fenomeno editoriale”, “un mito”, “è impossibile staccarsi da questo libro”…) e cerca di imporle con incredibile arroganza a giornali, riviste e siti web, come se facesse loro una immensa cortesia.
– Non tollera critiche e, se qualcuno non lo osanna, volano insulti.
– Esige che l’editore lavori solo per lui, lo segua come una mamma, lo conforti se è depresso, lo aduli continuamente e sia disponibile 24 ore su 24.
– Vuole assolutamente andare in televisione nei programmi di punta, perché si sente una Star.

L’esordiente che si comporta da professionista…

– Si comporta come un qualsiasi serio professionista.
– Si informa leggendo articoli a tema e girando per i siti web.
– Scrive quello che gli piace, ma si rende conto che alcuni generi vendono più di altri.
– Compie accurate ricerche nei cataloghi degli editori finché non ha selezionato pochi nomi potenzialmente molto buoni e “papabili”, che potrebbero accettare il suo testo.
– Che sia più o meno colto, cerca di curare la forma. Sa che un testo con virgole, accenti, spaziature sbagliate, parole scritte male fa una pessima figura, quindi usa i mezzi che il computer fornisce gratis (gli strumenti di testo che ogni sistema operativo ha).
– Non crede di essere pronto per un Nobel della letteratura perché gli amici gli hanno detto che scrive bene: non essendo tonto, sa benissimo che gli amici sono di rado obiettivi e, nel caso lo fossero, potrebbero essere imbarazzati a fare commenti negativi per paura di ferire l’amico.
– Si presenta all’editore senza toni megalomani, anche se mette in risalto i punti di forza dell’opera.
– Nella lettera che accompagna il testo descrive brevemente le proprie esperienze letterarie (se ne ha), riassume il contenuto del libro, magari segnala a che target si rivolge, se è di tipo divulgativo o per soli studiosi dell’argomento. Non dimentica mai i suoi dati personali.
– Se gli accettano il testo, è conscio del fatto che i diritti d’autore per un esordiente vanno tra il 5 e l’8 % e agisce di conseguenza.
– Rispetta le consegne, non pretende di riscrivere venti volte il testo perché gli vengono in mente continue possibili aggiunte, abbellimenti e correzioni.
– Non si comporta come un bambino capriccioso e petulante che vuole attenzione continua.
– Non dà fuori di matto se non è presente in tutte le librerie del paese, perché sa che i librai privilegiano le grandi case editrici e gli scrittori già noti, e spesso non prendono libri di piccoli editori (o se li prendono, li mettono in posti dove sono scomodissimi da adocchiare).
– Non si illude di vendere cataste di copie. Gli piacerebbe, certo, ma si accontenta anche di un piccolo successo, perché sa che è importante cominciare e farsi conoscere. E un buon autore è sempre premiato dal “passaparola” dei lettori.