GEOMETRIA OCCULTA: LA GEOMETRIA EGIZIA di Gaetano Barbella

Alle radici dell’intelligenza matematica: il pensare geometrico degli Antichi Egizi

Chi non conosce il problema matematico della cosiddetta «quadratura del cerchio», che comporta il calcolo del giusto valore da dare al lato di un quadrato perché abbia lo stesso perimetro di una data circonferenza? Ora non sto qui ad infiorare la questione, che ha appassionato il fior fiore dei matematici nel tempo, facendone impazzire alcuni nel vano tentativo di approdare alla chimerica soluzione del problema. Nondimeno oggi, come sempre, sono in molti a filosofare, se non di più, sull’annosa «quadratura del cerchio». Ma limitando la questione all’antica cultura egizia, si può, veramente, ritenere che le relative cognizioni si limitino a quelle del papiro di Rhind?

Senza dubbio è ammirevole il tentativo di Rhind di tramandarci il risultato, indicando negli 8/9 del diametro di un cerchio il relativo «quarto della circonferenza», approssimato ovviamente. Non può essere, però, che dietro le sue presumibili “quinte” si celi ben altro? Il mistero supposto nella Grande Piramide, intonato appunto alla «quadratura del cerchio», dirà pur qualcosa in più di quanto si è creduto di scoprire fino ad oggi! Dirò che io sono stato portato ad occuparmene e sono riuscito a portare a termine, fra altre cose del genere, un breve testo sulla problematica testé avanzata. Piacerà ai matematici? Ma sul problema in questione, può essere anche che nel mondo dei matematici potrebbe esserci una partita aperta e forse i non addetti ai lavori come me, per esempio, non siano tanto graditi. Spero di sbagliarmi in pieno. Però non dimentico quest’accesa frase lapidaria del famoso matematico tedesco David Hilbert che volle far incidere sulla sua lapide: «Noi dobbiamo sapere, noi sapremo!». Ma ironia della sorte, sulla scorta del mio forzato procedere per la strada di un dilettante «geometra che tutto s’affige,/per misurar lo cerchio, …», io, un semplice geometra, appena a conoscenza di una cultura scientifica informativa e mediocremente preparato sulle cognizioni matematiche, meno che mai di livello superiore accademico, oggi forse – oserei dire – mi trovo nella condizione ideale di pervenire all’emblematica «penna» dantesca relativa ai versi della sua Commedia sopra citati.

Ma si tratta del sogno di tutti i dottori matematici da che il mondo esiste, la «quadratura del cerchio» che li ha fatto tanto tribolare. Solo mi è bastato amare la geometria con smisurata tenacia, essere un buon disegnatore progettista di macchine ed impianti, e poi conservare un innato “senso delle cose” capace del semplice, e non tanto incline ai richiami della ragione per un razionale comune pensare. Ma sento dire, da un matematico con i fiocchi, che questo può anche non meravigliare, perché molte creazioni matematiche, storicamente, sono state fatte da cosiddetti “dilettanti” (che è poi solo un modo di dire: a volte la loro cultura è tutt’oggi invidiabile da parte di tanti “accademici”). Per seconda cosa, quel che conta nella ricerca matematica è spesso lo spirito creativo, l’idea geniale, la curiosità, doti che non sempre richiedono una grande cultura matematica. Ecco, premesse e credenziali per presentare l’annunciato studio che, pur sfiorando la questione suddetta della «quadratura del cerchio», si propone sostanzialmente di giungere «Alle radici dell’intelligenza matematica», che è il titolo di questo lavoro. Ed in particolare di mostrare in modo concreto le prove di un «pensare geometrico degli antichi Egizi», senza il quale la scienza non avrebbe avuto alcuna base per svilupparsi al rango cui oggi gode.

Scarica il file in formato .pdf  Geometria Egizia

 

Autore: Gaetano Barbella
Messo on line in data: Settembre 2005
Apparato iconografico a cura dell’Autore.