GEOMETRIA OCCULTA: LO SPOSALIZIO DELLA VERGINE di Gaetano Barbella

Le Nozze Ermetiche nello “Sposalizio della Vergine” di Raffaello

Non sono in pochi a domandarsi: “Ma perché mi piace Raffaello? Le sue Madonne sono una più bella dell’altra”.
La risposta ce la dà Giorgio Vasari:

«Sicurissimamente può dirsi che i possessori della dote di Raffaello non sono uomini semplicemente, ma dèi mortali».

Dunque la piena comprensione dell’arte di Raffaello, che piace da morire attraverso le sue madonne, come “La Madonna del Granduca” (conservata oggi presso la Galleria Palatina – Palazzo Pitti di Firenze), risulta insufficiente se vista solo in modo esteriore. Allora non resta che tentare di entrare dentro l’opera, e ravvisare, per cominciare, l’arte del dipingere col doppio senso dei segni. Naturalmente questo genere di visione non può riscontrarsi nella Madonna del Granduca in questione, tanto meno nelle altre di Raffaello, bensì in opere, come lo “Sposalizio della Vergine” (conservata oggi presso la pinacoteca di Brera di Milano, figura a lato), per esempio, sulla quale si svilupperà il tema di copertina posto sopra la sua immagine pittorica. Ma poi vedremo il giusto modo per entrare “dentro l’opera” attraverso un’aurea geometria strutturale, generalmente praticata dagli artisti del Rinascimento cui Raffaello apparteneva.

L’illusione, spesso, non manca di adombrare le arti figurative e perciò nel mondo della pittura capita di riscontrare esempi di immagini ambigue, ingannatrici, nelle quali non tutto è solo come appare. Nel senso che l’artista, pur non contravvenendo alla corretta rappresentazione scenica del tema pittorico, si dispone in modo velato a concepire immagini che si prestano a doppi significati, abbastanza percepibili alcuni, altri meno. Naturalmente qui si sta parlando dell’arte del Rinascimento che ha dato luogo ad una fioritura di opere disposte a simili concezioni. L’artista del Rinascimento sentiva fortemente in sé la necessità di velare ad arte concezioni occulte ereditate dal passato Medio Evo, assai diffuse nel suo tempo e che era “spinto” a far “transfugare” nel mistero. Occorre dire che era un’epoca in cui la severa vigilanza del clero del Vaticano non tollerava cose del genere, ragion per cui il ricorso ai doppi sensi dei segni era inevitabile.

Albrecht Dürer (1471-1528) è un esemplare artista di quelli dei quali si sta parlando. Egli sembra rifarsi all’iconografia che tradizionalmente alludeva al Cristo. Con questo lavoro, Dürer sembra voler sottolineare come l’Artista “ricalchi”, ”imiti” il virtuoso cammino di Gesù, l’uomo-divinizzato, la pietra filosofale. Notare che l’arte di Albrecht Dürer era ben nota a Raffello.
L’Artista, in un certo senso, non faceva che trasmutare la materia inerte in “forma”, in una “opera vivente”, l’opera d’arte, dopo un percorso anche sofferto nel proprio interno, travagliato e che portava all’ascesi, verso la luce e la bellezza Suprema (per poi ricadere al travaglio iniziale). L’Artista rinascimentale sembra ergersi quale “Redentore” di una società che deve recuperare il “senso” del simbolo perduto.
E poi, in materia delle artefazioni in questione, vale l’esempio classico di Leonardo da Vinci. Egli si dimostra un acuto conoscitore dei fenomeni ottici, tant’è che avrebbe inserito nei suoi dipinti immagini nascoste negli sfondi o nei drappeggi…

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Autore: Gaetano Barbella
Messo on line in data: Ottobre 2008
Apparato iconografico a cura dell’Autore.