GEOMETRIA SACRA: LA CURVA DI BARBELLA di Gaetano Barbella
Una storia possibile: dal frammento alla ricomposizione
Il frammento è il potenziale portatore di forma, forma che crea complicazioni perché appare nella sua frammentazione disperdendosi in mille rivoli. E allora sorge nel ricercatore la risposta di cosa sia il frammento.
«Oggetti desueti, dimenticati, frantumati e minuti si pongono nel tema del pensare, interrogando il valore filosofico e letterario del frammento per trovare forme di composizione momentanea in costellazioni di senso capaci di ridefinire, nel gioco dei rimandi, modalità conoscitive e paradigmi temporali, scoprendo di nuovo che “dio è nei dettagli”.»
Così leggo sul “frammento” nel bel saggio Rottami, rovine, minuzzerie: pensare per frammenti, Edizioni ETS, curato da Matteo Mareschini, scrittore e giornalista bolognese.
Mi par di vedere una vecchia officina meccanica con ammucchiate, qua è là di cianfrusaglie, pezzi di cariatidi di macchine e un anziano meccanico con una tuta bisunta che vi rovista frenetico. Infine raggiante, egli, con un piccolo congegno un pò sporco in mano, si dirige, come illuminato verso una macchina in allestimento per risolvere ciò che occorreva per metterla in moto. È un pezzo introvabile in commercio che ora, come un certo cuore nuovo, fa rivivere un morto.
Ed ecco la metafora delle combinazioni possibili del “divino” per una ricomposizione possibile, frammento incarnato in una nuova “creatura”, dunque con una sua storia preziosa da far progredire. E non quella di un nuovo mondo, ma senza “padre”: questo è il grande pregio del frammento in questione, che fa la differenza.
Resta da capire in quale frammento possa risiedere questo “padre”, perché quando lo si trova, allora sì che per il ricercatore la cosa diventa interessante. Egli scopre che esso non è un frammento casuale, una cosa qualunque, perché è un fatto (faict). A questo punto è come il sorgere di una radiosa alba per il ricercatore, perché basta questo fatto per mettere in moto in lui il pensare “per frammenti” come raccomanda Matteo Mareschini nel saggio del “pensare per frammenti”. Come dire “da cosa nasce cosa”.
Di solito da un fatto, da un’esperienza, ne nasce un’altra e poi ancora un’altra e così via. A guisa del proverbio del poeta greco Alceo (Carmi, IX, 15) “Niente potrebbe nascere da niente?” Cui Machiavelli aggiungeva “Di cosa nasce cosa, e il tempo la governa” (La Mandragola, a.I, sc.I).
Nel lavoro letterario curato da Mareschini c’è appunto questa fonte che sgorga da un “frammento”, cosa da poco, ma al punto da concepire una grande verità e dire nel suo lavoro, “dio è nei dettagli“.
E quel che sorprende è che quest’approccio con il “fatto” straordinario è anche piacevole, divertente, come la pensava in merito lo scienziato, premio Nobel, Richard P. Feynman.
Egli, nel suo libro Il senso delle cose, così definisce l’origine delle idee degli scienziati:
«Molti si stupiscono che nel mondo scientifico si dia così poca importanza al prestigio o alle motivazioni di chi illustra una certa idea. La si ascolta, e sembra qualcosa che valga la pena di verificare – nel senso che è un’idea diversa, e non banalmente in contrasto con qualche risultato precedente – allora si che diventa divertente. Che importa quanto ha studiato quel tizio, o perché vuole essere ascoltato. Il questo senso non ha nessuna differenza da dove vengano le idee. La loro origine vera è sconosciuta. La chiamano “immaginazione”, “creatività” (in realtà non sconosciuta, è solo un’ altra cosa come l’“abbrivio”). Stranamente molti non credono che nella scienza ci sia posto per la fantasia. E’ una fantasia di un tipo speciale, diversa da quella dell’artista. Il difficile è cercare di immaginare qualcosa che a nessuno è mai venuto in mente, che sia in accordo in ogni dettaglio con quanto già si conosce, ma sia diverso; e sia inoltre ben definito, e non una vaga affermazione. Non è niente facile».
Non è una citazione a caso l’abbrivio di Richard Feynman, perché l’idea di cui egli parla è un fatto della matematica che è venuto in mente all’autore di questo saggio, un dilettante, e che da qui egli sviluppa questo saggio.
Siate furbi come serpenti, ma oggi aggiungeremo siate anche dotti
Si può dire che per i cristiani è di casa l’immagine del serpente in particolare, col racconto biblico di Adamo ed Eva, dove questa bestia è la rappresentazione del demonio tentatore. Nell’Apocalisse di Giovanni è chiamata proprio così: bestia, ed è corredata col numero 666, come si fa per i galeotti. Ma il serpente lo troviamo nel foklore e nella mitologia di vari popoli con significati non diversi fra loro, tutt’altro che malefici. Così se da un lato questo rettile viene associato al male, com’è presentato nella Bibbia, per contro è sinonimo di benessere, di guarigione. Nel senso esoterico il suo “veleno” è un elisir di lunga vita e straordinario abbrivio verso l’immortalità.
Sto abusando della parola abbrivio ma via via ci porterà conoscerne la maternità con il cavallo di Pegaso del mito, giusto il sottotitolo di questo saggio.
Tutto dunque sembra aver inizio da un serpente ed è da qui che inizia il nostro viaggio.
L’intento primario è mostrare il fascino segreto che il serpente ha esercitato sui nostri predecessori, consci del ruolo che ogni creatura ricopre all’interno del Macrocosmo grazie alla vita che si manifesta nella sua totalità. La mia ricerca, lungi dall’essere esaustiva, dato la vastità del campo di indagine conoscitiva, lascia intravedere, come vedremo, una nuova prospettiva foriera di numerosi e interessanti sviluppi. Centro d’interesse rimane comunque l’uomo, erede della sapienza universale che, ignaro, possiede le chiavi della sua esistenza corporea per dei mutamenti imprevedibili. A tal uopo il nostro cervello consta di tre strati sovrapposti, il primo dei quali, collegato al midollo, ricopre un ruolo che è prerogativa dei rettili primordiali apparsi sul pianeta Terra milioni di anni fa. Di qui una evidente evoluzione in prospettiva grazie a un potenziamento del suo pensiero che gli antichi misteri posero in essere tramite gli insegnamenti dei Maestri.
E venne Gesù che lascia un messaggio importante nel Quinto Vangelo di Tommaso: “I farisei e gli scribi hanno preso le chiavi della conoscenza e le hanno nascoste. Essi non sono entrati e non hanno lasciato entrare quelli che lo volevano. Voi però siate furbi come serpenti e semplici come colombe”.
Oggi, aggiungeremo anche “siate anche dotti come i serpenti” perchè sono essi i precursori della scienza e particolarmente della matematica.
Ma scopriamo che il ricorso ai serpenti, in modo velato, si lega in particolare alla scienza matematica. Non si sapeva, ma la famiglia dei serpenti è lì fra le spirali geometriche bidimensionali, curve che si avvolgono attorno a un determinato punto centrale o asse, avvicinandosi o allontanandosi progressivamente, a seconda di come si percorre la curva. Ed ecco un primo squarcio della matematica in prospettiva…
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Autore: Gaetano Barbella
Messo on line in data: Settembre 2021