IL GIOCO DELL’OCA di Rossana Tinelli

Simbologia, storia e cabalistica

Il gioco dell’Oca, uno dei più famosi passatempi per l’infanzia, racchiude come tutti gli altri giochi che affondano le radici nel passato delle segrete valenze simboliche. Nel mondo antico tradizionale, spesso i termini fondamentali della vita culturale, sociale e politica si rivestivano di valori metafisici, sacri. Il gioco dell’Oca racchiude simboli e vari aspetti di pensiero fantastico dell’attività umana.
E’ evidente che il gioco prende il nome dai volatili che vi appaiono nelle caselle. Lo schema del gioco più antico e diffuso è quello del percorso a spirale, che può essere circolare, ma sempre diviso in 63 caselle numerate che contengono figure simboliche e allegoriche. Le caselle che contengono il disegno dell’oca sono considerate liete, perché chi arriva salta alla seguente casella con l’oca e inoltre rilancia i dadi facendo un altro balzo in avanti. Il gioco prosegue fino a raggiungere il centro che è il traguardo: uno spazio più grande che è la Porta del Giardino dell’Oca. Il numero dei partecipanti è vario, e ognuno deve avere una pedina che si muoverà a seconda dei punti sommati dai due dadi. Il giocatore inizia un percorso, una specie di viaggio simbolico, pieno di avventure tra caselle raffiguranti simboli fausti e altri nefasti dove ci sono ostacoli.

Le fortunate caselle con l’immagine dell’Oca sono disposte sul tavoliere a partire dalla numero cinque di nove in nove; le oche sono il tutto tredici oltre alla grande Oca della meta da raggiungere. Le caselle nefaste sono la numero 6 – il Ponte – dove si deve pagare una posta convenuta per poter passare. Nella numero 19 c’è una locanda dove chi arriva paga l’ospitalità e si ferma per tre giri. Peggiore è la casella 31 – Il pozzo – perché oltre a pagare la posta il giocatore non potrà muoversi finché non arriva un altro giocatore a salvarlo prendendo il suo posto.
La casella 42 è il labirinto, qui si perde e torna alla 39. Quando ormai si ha la sensazione di essere arrivati alla fine del viaggio, appare la casella 58 – La morte – l’immagine con le sembianze di un teschio e di uno scheletro; paga la posta e ricomincia il gioco da capo. Ma se si attraversa indenne la morte ecco che si potrà giocare con un solo dado per superare la casella 63 ed entrare con un tiro giusto nel giardino dell’oca.

Una volta questo gioco come altri giochi tradizionali aveva uno scopo didattico, uno strumento per insegnare verità più profonde come il gioco degli Scacchi, della Dama. L’uomo infatti impara meglio se viene stimolato con il gioco. Quasi tutti i giochi da tavoliere, come gli Scacchi e la Dama, sono la rappresentazione del cosmico scontro tra la luce e le tenebre, tra il bene e il male. Anche il gioco dell’oca ha questo spirito didattico-iniziatico. La creazione di tale gioco veniva attribuita a Palamede, re d’Eubea, che si racconta li avesse inventati, assieme ai dadi, la Dama, le misure, lo stesso calendario per intrattenere i soldati greci durante l’assedio di Troia. Il suo nome greco Palamédes significa “l’astuto“ e “l’abile con la palma della mano“, ma anche prodezza, destrezza. Il gioco dell’Oca inventato da Palamede è molto simile al cosiddetto “Disco di Phaites” del 2000 a.C. scoperto a Creta nel 1908. Si tratta di un disco piatto di argilla cotta di circa 20 centimetri di diametro in cui sono incise 61 caselle distribuite a spirale con 242 segni. E’ certamente un percorso, perché vi appare una figura umana intenta a camminare, mentre in altre caselle sono raffigurate grandi uccelli simili a oche e cigni in volo.

Il gioco dell’Oca potrebbe avere quindi una eredità esoterica: una mappa simbolica del viaggio spirituale da seguire come simbolo dell’esistenza dell’uomo che attraversa la propria vita (rappresentata dal tavoliere) tra avventure e sventure fino ad arrivare, dopo la morte, al seno della Magna Mater, la Grande Oca l’ultimo volo finale. Del resto l’oca era considerata sacra da alcuni popoli come i Gaellici del nord della Spagna, guida inviata degli dei per insegnare agli uomini il cammino della conoscenza.
In molti miti e leggende oche e cigni appaiono come portatori di una sapienza superiore. A Roma le oche capitoline avevano il dono della profezia e custodivano il tempio della dea Giunone. Per non dimenticare la favola de’ Il brutto anatroccolo di Andersen.

Il pellegrino-oca, che come il brutto anatroccolo cammina cercando se stesso senza arrendersi agli ostacoli, sarà ricompensato e alla fine del viaggio diventerà un cigno meraviglioso, portatore di saggezza. Il Gioco dell’Oca si può esaminare anche secondo i calcoli matematici della Qabbalah (la mistica ebraica). Per raggiungere il giardino dell’Oca occorre usare la conoscenza dei dadi, trovare il numero magico, la chiave che porta al numero non visibile, il 64 che è l’unità assoluta. Infatti 6+4+10=1+0=1: il centro invisibile, il principio, l’Aleph. Nei tarocchi è la prima lama, il Bagatto, simbolo dell’azione, di colui che condurrà alla meta e proteggerà dai pericoli disseminati lungo il cammino: l’Oca sacra che passeggia beata nel giardino dell’Eden raffigurato nel gioco come l’ultimo traguardo della vita.

 

Autore: Rossana Tinelli
Messo on line in data: Maggio 2008