GLI UCCELLI DI ARISTOFANE di Gaetano Dini

Mitologia dei Greci: “Gli uccelli” di Aristofane

Gli Uccelli è una commedia di Aristofane, messa in scena per la prima volta in Grecia
nel 414 a.C.
La trama è la seguente. Due ateniesi, Pisetero ed Evelpide, disgustati dal comportamento dei loro concittadini (“Umano, troppo Umano” dirà tanti secoli dopo un Nietzsche), decidono di lasciare la loro città e la miserabile vita senza una vera spiritualità che loro offre, per cercare un’altra città dove potere realizzare compiutamente se stessi.
Nella società greca dell’epoca di Aristofane si stava infatti perdendo il senso della tradizione antica con la sua dimensione contemplativaSi veniva progressivamente creando la dimensione del Relativo a scapito di quella dell’Assoluto.
Non solo era scarsamente avvertito, ma incominciava a sorgere la negazione dialettica di un principio superiore a quello uma

I due ateniesi si recano quindi da Upupa che in realtà è Tereo, in passato re di Tracia poi poi trasformato per punizione in uccello dagli dei, e gli propongono di fondare insieme agli Uccelli con cui lui ora vive una città nel cielo.
Gli Uccelli sono inizialmente ostili all’idea, perché non si fidano degli umani, ma le loro diffidenze vengono superate dai concetti esposti dai due ateniesi. Tutti sanno, dicono i due, che la razza degli Uccelli fu creata per prima ed è quindi anteriore a quella degli dei e degli uomini. Gli Uccelli godono quindi “ab antiquo” di una superiorità rispetto ad entrambe le altre razze.
Per questo gli Uccelli meritano di ripristinare l’antica supremazia che vantavano sia sugli dei che sugli uomini. Simbolo di ciò sarà la costruzione di una loro città nel cielo. Così cominciano i lavori di costruzione. E la città degli Uccelli prende il nome di Nubicuculia, città delle nuvole.

I due uomini e gli Uccelli si rendono ben presto conto dell’importanza di Nubicuculia.
Questa si trova infatti nella posizione giusta in quanto nell’etere è a metà tra il mondo degli dei e quello gli uomini.
Gli Uccelli dichiarano allora guerra agli dei intercettando i fumi che salgono in cielo dai sacrifici offerti dagli uomini, riducendo così gli dei alla fame. Nel contempo gli uomini accettano di venerare gli uccelli come loro nuove divinità.
Costruita la città, arrivano a Nubicuculia alcuni intrusi umani che vogliono essere accettati, il Poeta, il Sacerdote, il Geometra, il Giureconsulto, ma Pisetero li caccia tutti in malo modo.
Arriva anche una prima messaggera degli dei, Iride dalle grandi ali, per far desistere l’ateniese e la razza degli Uccelli, sua alleata, dall’impresa, ma senza successo. Anche Iride viene cacciata.

Arriva ora una seconda ambasceria divina formata da Poseidone, Eracle e Triballo, dio barbaro questo venerato dalla popolazione trace dei Triballi. I tre messaggeri olimpici, dopo il colloquio con Pisetero, sono costretti ad accettare le condizioni da lui dettate.
Si giunge quindi all’accordo definitivo tra Pisetero alleato degli Uccelli e gli dei.
Gli Uccelli rappresenteranno il nuovo potere divino tra gli uomini mentre Pisetero sarà nominato successore di Zeus e diventerà sposo di Regina, la giovane donna del dio, depositaria del suo potere, i suoi fulmini.
Pisetero e gli Uccelli ottengono così il potere divino e la commedia si conclude con la celebrazione delle nozze tra l’ateniese e Regina.

La critica contemporanea considera Gli Uccelli un’opera di evasione di tono favolistico.
La mia interpretazione è che nel mito greco Tereo re di Tracia, figlio di Ares, fu mutato in uccello dagli dei e divenne un’upupa.
Nelle varie interpretazioni antiche del mito, la trasformazione di Tereo in un uccello viene vista come una punizione degli dei inflitta al re per le sue malefatte terrene. Io interpreto invece la trasformazioni di Tereo in un volatile come il passaggio di stato del re, la sua trasformazione spirituale verso la dimensione superumana.
Ed è a Tereo, trasformatosi in Upupa e quindi in un’iniziato, che si rivolgono infatti i due ateniesi per realizzare il loro progetto che non è altro che desiderio di cammino ascetico. Si rivolgono cioè a un maestro spirituale per ottenere il suo aiuto nella loro impresa.
La trama dei due ateniesi che vanno a parlamentare con Tereo trasformatosi in Upupa e divenuto il più autorevole tra gli Uccelli per proporre a lui e loro di costruire insieme una città rappresenta un’allegoria della ricerca umana dell’Ascesi.
In tutte le tradizioni antiche, infatti, il Linguaggio degli Uccelli è un linguaggio misterioso che sta a significare la riconquista dell’iniziale e autentico stato umano perduto, che consiste nella immediata comunicazione con gli stati superiori dell’essere.

Nella società greca dell’epoca di Aristofane si stava perdendo il senso della tradizione antica con la sua dimensione contemplativa.
Stava assestandosi la dimensione del Relativo a scapito di quella dell’Assoluto. Tra gli uomini incominciava infatti ad essere negato un principio superiore a quello umano. La città di Nubicuculia, dove ora vivono i due ateniesi, simboleggia l’ambiente logistico relativo ai Piccoli e Grandi Misteri intesi nel loro aspetto di organizzazione formale, ambiente che l’Adepto greco doveva necessariamente frequentare durante il proprio percorso iniziatico.
A Nubicuculia gli uomini che si presentano a Pisetero per essere accettati tra gli Uccelli (il Poeta, il Sacerdote, il Geometra, il Giureconsulto) e che lui caccia in malo modo, simboleggiano le arti e i mestieri umani che vengono necessariamente superati
e abbandonati dall’Adepto durante il proprio percorso di Ascesi.
Dei due protagonisti ateniesi, Pisetero rimane con il Coro degli Uccelli a disquisire e progettare con loro mentre Evelpide viene mandato dall’amico a costruire assieme agli altri Uccelli il muro di fortificazione della città del cielo.
L’attività intellettuale dell’uno e materiale dell’altro rappresentano rispettivamente la dimensione esoterica e quella exoterica dell’Ascesi, i Grandi Misteri e i Piccoli Misteri ellenici, da percorrere e realizzare progressivamente per diventare un “Liberato in vita”.

Nel mondo greco classico esistevano infatti due livelli di iniziazione, i Piccoli Misteri e i Grandi Misteri.
I Piccoli Misteri erano propedeutici ai Grandi Misteri per coloro che erano qualificati ad accedere a quest’ultimi.
I Piccoli Misteri erano collegati al mondo manifestato, alla natura, i Grandi Misteri alla dimensione dello Spirito, dell’Essere.
Il percorso ascetico dei Piccoli Misteri era più orientato al rito, seppur esotericomentre il percorso ascetico dei Grandi Misteri era orientato alle tecniche meditative pure al fine di tendere all’Assoluto.
Nella trama della commedia Evelpide, quello che aiuta gli Uccelli a costruire il muro della città, non compare più.
Il protagonista rimane solo Pisetero.
Questo significa che i Piccoli Misteri rappresentati da Evelpide vengono superati definitivamente e che ora il cammino ascetico dell’Adepto procede unicamente all’interno della dimensione dei Grandi Misteri, simboleggiati dalla figura di Pisetero.
Pisetero sposa Regina, donna di Zeus, e per mezzo di lei conquista i poteri del dio. Il matrimonio tra i due simboleggia il compimento trionfale del cammino iniziatico, il passaggio di stato definitivo da quello umano a quello superumano, quindi da Adepto
a Iniziato, Liberato in vita.

 

Autore: Gaetano Dini
Messo on line in data: Marzo 2019