INTERVISTE COL MISTERO: Francesco Faraoni

Il Neopaganesimo

Francesco Faraoni è nato a Roma nel 1979. Laureato in scienze paramediche, fin da giovanissimo si è appassionato all’esoterismo. Ha appena pubblicato un saggio sul Neopaganesimo con le Edizioni Aradia.

SPAZIOFATATO – Francesco, molta gente non ha la benché minima idea di che cosa sia il Neopaganesimo; vuoi spiegarcelo tu?

FRANCESCO – Definire in una sola frase il Neopaganesimo è come voler definire l’infinito o dare dei connotati assoluti e specifici su Dio o sugli Dei. Il Neopaganesimo è una realtà spirituale legata alla natura, al cosmo, agli Dei. Sono numerose le tradizioni e le correnti neopagane: posso dire che tutte affondano in un’unica essenza che è quella pagana. Nel Neopaganesimo c’è chi è alla ricerca di un contatto intimo e spirituale con la natura, intesa sia nel suo aspetto fisico, sia in un aspetto spirituale. Per quel che riguarda l’aspetto fisico, molte correnti neopagane si prodigano anche in attività di volontariato per la tutela della natura, vista come patrimonio dell’umanità, che quindi deve necessariamente essere preservata da possibili politiche od azioni di degradazione. Per quel che riguarda l’aspetto spirituale, il neopagano cerca di entrare in equilibrio con le energie della natura, di non estraniarsi dalla sua culla generativa, perché noi sappiamo di essere figli della Terra, figli della Natura, e ad essa dobbiamo rispondere.
L’uomo che si estrania dalla Natura accetta di vivere in una dimensione di sterilità creativa, perché solo vivendo in armonia con la natura è possibile essere ispirati realmente a vivere con cognizione, coscienza e consapevolezza. Questo è solo uno dei tanti aspetti del Neopaganesimo. Poi ognuno, nella sua tradizione e corrente di appartenenza, segue le proprie convinzioni spirituali e ritualistiche.

SPAZIOFATATO – A proposito delle correnti neopagane regna una grande confusione; la definizione di “neopagano” viene attribuita a persone che professano le idee più diverse. Per esempio, Crowley viene da moltissimi definito un neopagano e perfino il satanismo, per quanto la cosa sia assurda, è considerato da alcuni una branca del Neopaganesimo.

FRANCESCO – Molti associano erroneamente il Neopaganesimo con Aleister Crowley, proponendo l’ipotesi che fu questo personaggio a ristabilire l’interesse per alcune correnti pagane. In realtà non è così. La riemersione e la rivisitazione dei culti neopagani è antecedente a Crowley; tanti sono i personaggi che contribuirono, ma è la stessa “storia” ad aver concorso alla sua ricomparsa, perché alcune tradizioni e usanze, tipicamente pagane, sono rimaste negli animi di molte persone. E da un ventennio circa sta riaffiorando una esigenza spirituale tipicamente pagana. Crowley promosse altre correnti come quella di Thelema che, però, non può essere definita strettamente neopagana o pagana, perché, a mio avviso, rientra più in una corrente filosofica e specialmente esoterica. Nel libro Il neopaganesimo, il risveglio degli Dei ho cercato di affrontare questo tema, sfatando luoghi comuni e infondati, come ad esempio l’associazione del satanismo col Neopaganesimo, priva di alcuna ragionevole fondatezza. La figura di Satana nasce insieme al monoteismo e alle culture abramitiche, non appartiene, dunque, al Neopaganesimo. Devo ringraziare Claudio Scardova, direttore dell’Aradia Edizioni, che mi ha dato l’opportunità di esprimere le mie idee, nonché tutti quelli che hanno collaborato con me per la realizzazione di questo libro (tra cui Mara Fusco, collaboratrice letteraria), che spero possa dare chiarezza su questo tema, che in Italia, va detto, viene affrontato ancora con molta timidezza e da pochissime case editrici.

SPAZIOFATATO – Parlaci della tua esperienza personale: quando hai “incontrato” il Neopaganesimo?

FRANCESCO – Non penso di aver mai “incontrato” questa religione, perché il cosiddetto “paganesimo” è presente in tutte le spiritualità dell’uomo. I primi ominidi consideravano gli elementi della natura come entità divine; la Luna è stata forse la primissima divinità delle società umane. Le evoluzioni e le esegesi tipiche delle società, fatte spesso di raziocinio, di ricerca filosofica e teologica, hanno portato a continui progressi, ma anche a regressi spirituali. Posso dire di aver preso coscienza delle mie radici quando ho compreso che sono parte integrante della Terra, della Natura e del Cosmo e che non è ragionevole, né pensabile, estraniarsi da queste “forme archetipiche”, perché io, come una pietra qualsiasi, faccio parte del mondo e dell’universo e non posso ergermi al di sopra di altre creature, animate o inanimate.

SPAZIOFATATO – Come ti ha cambiato abbracciare il Neopaganesimo?

FRANCESCO – Rispetto al passato, quando ero legato al Cristianesimo vivevo con profonda paura i concetti della sofferenza, del dolore e della morte. Erano concetti assillanti: il vivere con sofferenza è una virtù, per alcuni. Forse potrò risultare relativista o nichilista, ma sto esclusivamente esprimendo le emozioni e le sensazioni che provo e che ho provato. Nel Neopaganesimo non c’è ricerca di narcisismo, né di edonismo, ma c’è la consapevolezza che la vita va vissuta alla ricerca di un benessere psicofisico, che può essere raggiunto solamente se ci si armonizza con la Natura e gli esseri viventi, solamente se si prende coscienza che siamo parte integrante del mondo. Io ho cambiato visione sulla vita, sulla morte, grazie al mio credo.
Vedo la vita come “esperienza” e come una “possibilità” che mi è stata concessa per migliorare il mondo, nel mio piccolo, cominciando a migliorare me stesso. Per quanto riguarda la morte, mi viene in mente un documento che vidi in televisione, dove un Papa esclamava che la morte va sconfitta con la vita. Sono rimasto perplesso da questa affermazione, che risulta più relativistica dei miei pensieri su questi temi. La morte, per me, è un’esperienza necessaria, è l’esegesi finale della vita; è rigenerazione, è un ritornare alla terra, assemblandosi ad essa, è un abbandonarsi alle mani di Madre Terra, è la conclusione di una poesia il cui titolo è Vita. La morte non va sconfitta con la vita, perché la morte è vita, nella morte c’è vita. Ricordo, durante alcune lezioni universitarie di anatomia patologica, che un docente in sala di dissezione, davanti ad un cadavere, ci disse che non dovevamo aver paura della morte, perché “nella morte si può trovare la vita”. In questo caso il concetto filosofico era strettamente scientifico, ossia nella morte la medicina ha spesso trovato spiegazioni per salvare la vita. Ma in un concetto più metafisico non cambia di una virgola: la morte non va sconfitta con la vita, perché è già di per sé vita, una forma di vita, perché non esiste il “nulla” o la “staticità”, tutto segue un suo perpetuo ciclo, che non ha né inizio, né fine. Dunque, non ho paura della morte ma, forse, ho paura della vita, perché spesso molti esprimono la loro esistenza attraverso la violenza, il sopruso, la condanna ed il dispotismo. Ma purtroppo è necessario che l’uomo conosca il male per poterne prendere coscienza, per elaborarlo, metabolizzarlo e comprenderlo, al fine di arrivare, ed un giorno sono sicuro che l’umanità intera ci arriverà, ad un senso della vita chiaro a tutti, dove ognuno possa vivere in armonia con gli altri.

SPAZIOFATATO – Cambiare la mentalità stereotipata di molta gente è quasi impossibile e molti temono e attaccano quello che non conoscono o che devia dalla “normalità”. Tu hai subito discriminazioni?

FRANCESCO – Direttamente mai. Mi circonda un mondo molto comprensivo e tollerante: parlo del mio mondo, dei miei amici, dei miei famigliari, dei miei parenti. Molti, forse, potrebbero non comprendere le mie scelte, rimanere perplessi e sconcertati, ma nessuno in virtù di questo ha mai espresso una discriminazione contro di me. Chi mi circonda, a prescindere dalla propria cultura, conosce la parola “rispetto”. La cosa che più mi preoccupa è l’opera mistificatoria di molti, che associano troppo spesso il Neopaganesimo con concezioni neonaziste e neofasciste senza una reale cognizione e consapevolezza, perché le correnti neopagane non hanno alcuna ideologia da spartire con qualsiasi sistema politico o forma di pensiero protesa al totalitarismo e alla violenza delle idee o delle azioni! I movimenti neopagani sono pacifici nei gesti, nei modi, nei pensieri.

SPAZIOFATATO – Che cosa non ti piaceva della religione precedente?

FRANCESCO – Quello che sta nel mio passato era un credo basato sul dogma e sull’imposizione. Io non credo a nessun libro sacro, perché ritengo che ogni libro sia il frutto del pensiero dell’uomo e che nei libri dove si parla di Dio c’è in realtà la proiezione di Dio visto dall’uomo. Quindi credo a me stesso, come prima cosa, e non credo di dovermi inchinare ai dogmi e al fideismo sfrenato. Io sono per la ricerca consapevole e cosciente della mia verità.

SPAZIOFATATO – La tua famiglia ha accettato questa ideologia?

FRANCESCO – La mia famiglia non conosce la parola “accettare”, conosce casomai il concetto della discussione, del dialogare, del parlare. Al massimo può non condividere, ma mai mi hanno imposto un credo, un dogma o una fede alla quale ispirarmi. Quindi parlo spesso con i miei familiari di queste tematiche, notando in alcuni di loro perplessità, ma anche rispetto profondo per le mie convinzioni. Non voglio essere accettato. Perché non ritengo di appartenere a nessuno se non a Madre Terra e alla Natura. Io sono stato procreato da un atto d’amore, sono nato per un evento naturale, biologico, appartengo al Mondo, non a qualcuno. Sono stato quindi lasciato molto libero nel pensare e nel riflettere, sicuramente ho ricevuto una educazione molto particolare, fatta a volte di scontro, spesso di confusione, ma basata sul rispetto per gli altri e per se stessi. Non chiedo di essere accettato dalla mia famiglia, o dai miei amici, ma solamente rispettato.

SPAZIOFATATO – Come vivi la tua ritualità?

FRANCESCO – La mia ritualità è fatta prima di tutto di pensiero, riflessione e meditazione. Quindi la mia ritualità è comprendere il mondo e le persone che mi circondano cercando di dare, per quanto mi è possibile, un contributo che miri ad aiutare chi ha bisogno di una parola di conforto o di sostegno. Questo non è un datur omnibus tipicamente cristiano, ma un dare a tutti tipicamente umano, naturale, innato; non è un valore di qualcuno in particolare, o di qualcosa, ma è un valore di tutti! Poi c’è la ritualità spirituale che è fatta di gesti, simboli, preghiere, rivolte alla natura, agli dei, come atto di comprensione di quegli archetipi che possiedono gli Dei e che possono aiutarmi a comprendere me stesso, i miei dubbi e i miei perché.

SPAZIOFATATO – Com’è la tua vita di tutti i giorni, il tuo ambiente lavorativo?

FRANCESCO – Il mio ambiente lavorativo è lo studio, la ricerca, sono i libri. Io scrivo, penso, rifletto; sarebbe forse presuntuoso dire che sono un teoretico od un pensatore, perché comunque non ho titoli per dichiararmi tale, ma la mia natura mi ha portato ad estraniarmi dal mondo del consumismo, dell’omologazione forzata, del conformarmi alla società, perché io non approvo questa società che continua ad allontanarsi dalla Natura per raggiungere valori del Culto del Denaro e del Culto del Consumismo. Non è misantropia, ma una reazione che le mie emozioni esercitano su di me quando mi rapporto alla società che mi circonda. Scrivo libri (Saggi), mi dedico alla poesie e alle short story che affronto in chiave surreale; faccio saltuariamente lavori indipendenti che mi portano ad avere sempre le tasche vuote, a non poter progettare un futuro sicuro e stabile. Ho una laurea che mi permetterebbe di lavorare, eppure ho rifiutato questo mondo di omologazione. Ripeto, non sono un misantropo! Questa mia “condizione” per alcuni potrebbe risultare deprimente. Io invece sono felice di avere le tasche vuote e di non vivere come gli altri, alla ricerca di un abito firmato o di occhiali che fanno tendenza. Sicuramente è opinabile e criticabile, ma non ho problemi a dirlo. Io sono felice di ciò che sono ed esprimo. Non ho bisogno di essere ricco, perché la mia ricchezza è interiore e mi nutro di essa. Non è retorica, né utopia, è la verità, è ciò che sento. Mi accontenterei di una casa in campagna, di lavorare la terra, di dedicarmi alle mie ricerche, scrivere, dedicarmi all’ascolto degli altri, dei loro problemi, amare, e sarei l’uomo più felice del mondo. Non so quale sarà il mio futuro, chissà, forse potrei finire ai piedi di una quercia ed entrare in simbiosi con la Natura intorno e diventare un asceta che si nutre di pensiero e nient’altro! A parte l’ironia, mi preoccupo dell’oggi e sto cercando di costruire qualcosa per il mio futuro. Ho bisogno di più tempo rispetto agli altri, perché seguo dinamiche e pensieri che, come già detto, non sono omologabili con la società che mi circonda.

SPAZIOFATATO – Un’ultima domanda: senti di appartenere a qualche particolare corrente neopagana?

FRANCESCO – Appartengo a Madre Terra. Non amo dover etichettare in un termine unico la mia spiritualità. Appartengo alla natura, al cosmo, a me stesso e a nessun altro.

 

Autore: Redazione
Messo on line in data: Aprile 2006