INTERVISTE COL MISTERO: Tim Braun di Giovanni Sorge

“L’intuizione è un muscolo che va rafforzato giorno dopo giorno”: una chiacchierata con il medium Tim Braun di Giovanni Sorge

Tim Braun è un ragazzo dal sorriso aperto e contagioso, sportivo e appassionato di nuoto. Sin dall’infanzia si è manifestato in lui un dono, un dono però tutt’altro che facile da gestire, quello della medianità. Ultimo di sei fratelli e sorelle, Tim temeva di soffrire della stessa malattia del fratello, la schizofrenia. Solo con tenacia e dedizione ha imparato ad accettare e perseguire le sue doti di sensitivo e le ha poste al centro della propria vita: tanto che in 22 anni ha ormai all’attivo ca. 15.000 sedute medianiche, per non parlare dei suoi seminari dedicati alla riscoperta e all’espansione dell’intuizione – facoltà per lui fondamentale. Di questo ed altro parla Rivelazioni, il suo primo libro pubblicato in Italia (Eifis editore; v. anche https://www.timbraunmedium.com/).



Ho conosciuto Tim Braun a Zurigo durante la Lebenskraft (https://www.lebenskraft.ch/), uno degli eventi dedicati alla consapevolezza, spiritualità e sostenibilità più interessanti in Europa, che nel 2019 è giunto alla sua trentunesima edizione (per un commento: https://www.larivista.ch/attenti-ai-guaritori-carismatici-ma-inaffidabili/) – mentre quest’anno, a causa del covid 19, è stato annullato.
La Svizzera d’altronde da tempi non sospetti ha un occhio di riguardo non solo per la medicina complementare, ma anche per i cosiddetti “guaritori” – dall’Appenzello Interno, il cantone che vanta forse la tradizione più longeva riguardo alle pratiche curative popolari (si veda il recente, intrigante docufilm Zwischenwelten di Thomas Karrer), passando per i “faiseurs de secrets” della Svizzera romanda fino al Ticino (utile al riguardo il reportage https://www.rsi.ch/la1/programmi/informazione/falo/tutti-i-servizi/Ticino-tra-terapisti-e-guaritori-12704487.html) – tanto che in diversi ospedali ci si avvale della collaborazione di tali figure (che si distinguono per il fatto, eminentemente pratico, di non venire retribuiti, ma di ricevere casomai offerte volontarie).
In occasione della Lebenskraft dunque, per tornare a Tim Braun, è nato lo spunto per questa chiacchierata (la traduzione dall’inglese è dell’autore).

 

GIOVANNIi: Tim, quanto ritieni che le tue facoltà medianiche siano determinate geneticamente o siano invece frutto della tua evoluzione e applicazione personale?

TIM: Si dice che una linea sottile separi genio e follia e non voglio dire di essere un genio, ma ho presto capito che la mia mente attinge a onde che viaggiano a una dimensione superiore a quella del mio cervello. A mio fratello Tom, che sin da piccolo, in modo apparentemente simile al mio, sentiva voci, venne diagnosticata una schizofrenia paranoide, e mia madre, cattolica convinta, ha avuto filo da torcere con entrambi.

GIOVANNI: In Rivelazioni parli di un amico immaginario di nome Joey e del tuo faticoso tentativo di respingere voci e visioni: “era come cercare di fermare un uragano a mani nude”.

TIM: Sì, ho dovuto lavorare duramente per capire e accettare la mia medianità,  e per superare il timore di venire etichettato come ‘pazzo’. Nella vita moltissimo dipende dall’intuizione. Sin da piccoli siamo abituati a pensare con la testa anziché con il cuore, e crescendo ovunque, in ogni ambiente, azienda o istituzione, conta di più quel che si pensa di quel che si percepisce. Ma nei bambini, ad esempio ancora verso i 4-5 anni, è il feeling del cuore a funzionare più del cervello; non a caso si dice che riescono spesso a vedere spiriti o persone defunte. Perché percepiscono realmente con il cuore. 

GIOVANNI: E quanto alle facoltà medianiche? 

TIM: Penso che o le possiedi o no. Certo si possono rafforzare e ampliare, ma se non le hai puoi seguire quanti corsi e workshop vuoi, è inutile. D’altra parte, per fare un esempio, ci sono parecchi attori ed attrici che sono medium senza saperlo. Canalizzano energie, anche di spiriti, e lo fanno – spesso inavvertitamente – mentre impersonano caratteri di persone defunte.

GIOVANNI: C’è anche una marea di sedicenti medium che approfittano della fragilità e del bisogno di conforto di molti. Come distinguere tra un vero medium e un cialtrone?

TIM: Questione cruciale. Prima regola: quando vai da un medium, tappati la bocca, non dire nulla di te. Se costui o costei ha davvero il dono della medianità, allora potrà comprendere quel che realmente senti e lavorare su di te. Invece spesso si lasciano trapelare informazioni di cui il presunto medium può servirsi. Ma ancor più importante è intercettare la sua reale intenzione di fondo: un genuino desiderio di aiutare o oppure qualcos’altro, ad esempio la brama d’arricchirsi? In giro c’è molta superficialità. In Svizzera – come pure negli Stati Uniti – vedo un sacco di gente pronta a definirsi medium dopo aver frequentato un paio di corsi o seminari. Da capricorno e work alcoholic, posso affermare di conoscere la connessione medianica molto bene, e devo aggiungere di non aver alcuna fiducia, diciamo, nel 90% dei cosiddetti medium. Ma lo stesso direi di molti psicoterapeuti, psicologi e chiropratici. 

GIOVANNI: C’è poi il problema di quella che Jung (sulla scorta di Adler) chiama ‘somiglianza con Dio’, ossia la tendenza ad esaltarsi e autodivinizzarsi, perdendo così il contatto con la realtà, la terra… Che ne pensi?

TIM: Concordo. È un problema di carenza di grounding. E di amore, come lo intendeva ad esempio Maestro Gesù (so che in Italia non piace questa definizione, ma per me era un Maestro), il quale diceva: “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” (Matteo 18:15-20). Significa non tanto che Gesù stesso è presente, bensì che l’energia divina da lui rappresentata si attiva. 

GIOVANNI: Nel tuo libro parli di un tuo zio italiano, di nome Leo, che ebbe un ruolo centrale nella tua formazione.

TIM: Leo era fratello di mio padre e apparteneva al ramo non tedesco della mia famiglia. Viveva a Erba, a 20 minuti da Como. Gli ho voluto molto bene, aveva una straordinaria apertura verso la spiritualità pur non essendo religioso in senso tradizionale. Era un uomo d’avanguardia e pieno di energia – tanto che ancora in tarda età continuava a correr dietro alle gonnelle. Mi mandò dei libri che risuonarono dentro di me in modo indelebile. Libri anche scritti da lui stesso, che trattavano fra l’altro di misticismo e reincarnazione. La questione della reincarnazione, presente nel Cristianesimo originario ma ripudiata sin dal secondo secolo, mi ha sempre interessato. A varie persone sotto trattamento psichiatrico tornano alla luce, durante il lavoro clinico, ricordi di vite passate: ne parla ad esempio Brian Weiss in un libro straordinario dal titolo Many lives, many masters.

GIOVANNIi: Metti spesso in rilievo l’importanza della meditazione per entrare in contatto con la propria intuizione. Che tipo di meditazione suggerisci?

TIM: La più semplice possibile, perché spesso libri, corsi e workshop anche costosi possono complicare le cose inutilmente. Suggerisco di sedersi e calmare la mente tenendo i palmi delle mani verso l’alto per ricevere le energie, o verso il basso se la giornata è stata stressante, per essere più radicati. Basta rimanere così, ad occhi chiusi e in silenzio per 20 minuti, senza sforzo; la mente cercherà di distrarti in ogni modo, tu ti limiterai a respirare e a percepire il tuo respiro: con una respirazione sincronizzata – 1/3 inspirazone, 1/3 apnea e 1/3 espirazione per un decorso il più comodo possibile (possono essere tipo 5 o 10 secondi). Col tempo ci si impratichisce, è un esercizio semplice che però aiuta molto. Mentre per quanto riguarda il contatto con gli spiriti, esso viene favorito dall’acqua – ad esempio quando ci facciamo la doccia. L’acqua, ma anche l’elettricità, sono conduttori per gli spiriti che cercano di connettersi con noi. 

GIOVANNI: Nei tuoi seminari di channeling gli spiriti dei defunti che, per tuo tramite, cercano di connettersi con i presenti danno sempre, mi pare, messaggi di speranza e amore. Che succede nel caso di spiriti malvagi? 

TIM: Prima di iniziare ogni mio show, come pure nella meditazione, cerco essenzialmente di proteggermi da qualsiasi negatività richiamando energie che ostacolino basse vibrazioni. Così possono presentarsi anche spiriti di defunti che hanno bisogno di chiedere perdono per il male che hanno causato in vita, perché sono ancora intrappolati in quella negatività; essi sanno che, in tal modo, possono elevarsi. 

GIOVANNI: Si può dire allora che lo facciano, in sostanza, per ragioni egoistiche?

TIM: Non parlerei di ego, perché nella dimensione degli spiriti, diversamente che in quella terrena, l’ego non esiste.   

GIOVANNI: Come riesci a gestire questi contatti con l’altrove, e a purificarti dalle energie con cui entri in contatto? 

TIM: Ho imparato ad azionare quello che chiamo il “rubinetto dello Spirito”: aprendolo, si attiva il flusso di energie; meditando, esso si placa. È un po’ come la lampadina che indica quando la bottega del barbiere è aperta o chiusa. Saper “chiudere il rubinetto” è fondamentale, per evitare il rischio d’essere sommersi da presenze che premono di continuo per farsi ascoltare. 

GIOVANNI: Nel libro racconti di quando, in India, lavorasti insieme a Madre Teresa di Calcutta. Di lei scrivi: “ha utilizzato l’amore in ogni aspetto della sua vita. Non potrei fare ciò che faccio senza l’amore incondizionato. Per me, lavorare senza amore incondizionato sarebbe come provare a guardare la televisione senza elettricità. È la vita, l’energia, l’aspetto essenziale dell’universo”. 

TIM: Ho conosciuto Madre Teresa proprio quando stavo allontanandomi quanto più possibile dal Cattolicesimo, o perlomeno ciò che avevo vissuto in famiglia. É stata un’esperienza cruciale. Vivere in India mi ha insegnato inoltre a non giudicare, cosa molto difficile per noi occidentali. Ho davvero realizzato come ognuno di noi sia chiamato qui, sulla terra, allo scopo di vivere la propria peculiare esperienza. Al di là di ciò che siamo stati nelle vite precedenti quel che dobbiamo, sempre e comunque, sviluppare e imparare in questa dimensione è l’umiltà. A tal riguardo, Madre Teresa è stata per me un esempio straordinario che cerco sempre di seguire attraverso la mia attività. 

Autore: Giovanni Sorge
Messo on line in data: Novembre 2020

Giovanni Sorge è un esperto di storia della psicoanalisi e della psicologia analitica con particolare interesse per il cinema.
Dopo la laurea in Lettere e Filosofia a Venezia (Univ. Ca’ Foscari, Dipartimento di Scienze dlel’Antichità e del Vicino Oriente), si è addottorato presso la
Forschungsstelle für Sozial- und Wirtschaftsgeschichte dell’Università di Zurigo, dove risiede. Ha condotto ricerche archivistiche in Svizzera, Germania e Inghilterra in particolare su C.G. Jung e la psicoterapia negli anni Trenta. Collabora con il C.G. Jung Institut di Zurigo/Küsnacht, è editor della Philemon Foundation(https://philemonfoundation.org/) e cofondatore del Mercurius Prize (https://mercuriusprize.com/).