MAGIA DELLA SPADA di Giovanni Corbetta

Introduzione

Dal momento che nelle mie poesie ricorre spesso il simbolo della spada, vorrei proporre alla vostra attenzione alcune righe in merito. Naturalmente sono consapevole della vastità di tale argomento, che si allaccia a quelli della cavalleria nella sua origine, storia ed ordini e dell’iniziazione; per tale motivo con-centrerò l’attenzione sul simbolo dell’arma in quanto tale, rimanendo all’interno della tradizione occidentale, e facendo astrazione da elementi alla spada strettamente intrecciati, quali la coppa, la rosa etc.
Essa, come arma di tipo difensivo/offensivo, venne concepita dai fabbri dell’età del bronzo (circa 3000 a.C.) che, data la loro capacità di lavorare i metalli, erano investiti di una sorta di sacralità, e perfezionata durante l’età del ferro. Non è il caso di dilungarsi sulla sua superiorità in fatto di offesa rispetto alla clava e alla pietra, inoltre la spada nasce specificatamente in funzione bellica, a differenza, per esempio, dell’ascia, che risulta essere l’elaborazione marziale di uno strumento, la scure, il cui contesto è il lavoro e non la guerra (sulla contrapposizione tra magia del metallo e quella della terra e della pietra sono molto belli i racconti di R. Kipling in Il ritorno di Puck, ed. Adelphi, 2003; sulla magia del fabbro si veda M. Eliade, Arti del metallo e alchimia, ed. Boringhieri, 1982).

 

Taglio e punta

Passiamo ora a prendere in considerazione alcune caratteristiche della spada che sono fondamentali per il suo simbolismo. Ogni spada, di qualsiasi epoca, consta di una lama metallica che termina in una punta, nonché di una impugnatura che può presentarsi in varie forme, tra cui quella a croce suggerisce delle osservazioni che seguiranno. Taglio e punta: l’opera del tagliare, scindere, separare, è diversa dal frantumare, da quella riduzione a massa indifferenziata propria della clava e del randello, e allude alla qualità del determinare, operare delle distinzioni. A seguito di ciò, il riflesso del buon uso della spada sul carattere del guerriero (buon uso, ovvero consapevole) consiste in un incremento della determinazione psichica, della soggettività individuale irriducibile alla caotica indefinitezza. E già qui troviamo un motivo per cui la spada è ritenuta ‘nobile’, dove per nobiltà s’intende quella dell’animo affinato nella disciplina e nell’equilibrio e non un fatto relativo al sangue. Inoltre, la punta, definita dalla caratteristica di penetrare, suggerisce l’idea di raggiungere la profondità, di andare al fondo oltre la superficie (l’affondo), il che comporta nel portatore di spada che sia cosciente dello’specifico’ della propria arma una sollecitazione alla consapevolezza profonda, ad andare incontro ai momenti chiave dell’esistenza – vita- morte, giusto- ingiusto etc., con atteggiamento di riflessione.
Naturalmente la punta, come le guglie, i puntali dei campanili etc. è indice di direzione, sia in verticale che in orizzontale, e da questo punto di vista la spada rientra nell’universo dei simboli di congiunzione dell’alto e del basso, come la scala, l’albero cosmico et similia (ovviamente, e lo si dirà in seguito, è importante se la punta sia rivolta verso il cielo oppure in basso).

 

Interpretazioni sessuali

A chi scrive non sfugge certamente il significato sessuale implicito nell’azione del penetrare, tantomeno la simbologia fallica della spada (lama- fodero…), ma ritiene prioritarie altre riflessioni, più stimolanti in un momento di barbarie emotiva come quello attuale. E neppure ignora l’opinione diffusa secondo la quale la spada apparterrebbe al mondo maschile, a partire proprio dall’analogia fallica. Nutre tuttavia dei grandi dubbi in proposito, infatti il grande eroe irlandese Cuchulainn venne addestrato nell’uso delle armi, lancia e spada, dalla guerriera Scathach, ed è ben noto come nella società celtica anche le donne partecipassero al combattimento, l’epopea delle regina Boudicca ne è testimonianza. Senza addentrarsi nel labirinto della questione relativa alle donne ed alla guerra, che s’inserisce in quella del matriarcato etc., chi scrive ha il sospetto che l’opinione di cui sopra appartenga all’universo culturale greco romano e poi cristiano, e non abbia dunque alcuna assolutezza, d’altronde non esistevano samurai donne e delle donne non combattevano nell’Africa precoloniale?

 

Lama e Fiamma

Ritornando all’esame della spada, la lama, nella sua lucentezza, si avvicina ad uno specchio, un doppio specchio dove il cavaliere può trovare riflesse le sue qualità migliori e peggiori, in una sorta di dualità che viene espressa anche dalla duplicità del taglio, e a tale proposito possiamo notare come questa arma sia portatrice di una simbologia complessa e assolutamente non lineare. Infatti, a seconda di come venga rivolta la lama, possono venire indicati l’alto, il mondo celeste oppure il basso, il mondo ctonio, e, ulteriormente, il freddo del ferro temprato reca con sé il calore della fucina, e dunque ritroviamo i legami tra l’acqua e la terra (il freddo) e il fuoco e l’aria (il calore). Tuttavia, in questo intreccio di caratteristiche doppie mi pare dominante l’associazione con il fuoco, ed in tale senso la spada è stata spesso collegata al lampo, anche per la rapidità appunto lampeggiante della sua estrazione dal fodero. E osserviamo ora la forma allungata della lama, che trae bagliori dalla luce e sprizza scintille nel cozzo del ferro .con il ferro, e vedremo esplicitarsi il suo legame con la fiamma, rafforzato dal fatto che nello scontro la spada pare guizzare e sibilare proprio come una fiamma, il cui fuoco d’origine non può essere che il cuore del guerriero, colui che pone il suo essere, la sua volontà, nell’arma e la anima della propria energia. Ancora, pure nella sua pratica di contrapposizione e divisione l’operare della spada assomiglia a quello della luce, che si oppone all’indistinto delle tenebre e all’oscurità dell’ignoranza. E’ noto, inoltre, come una delle particolarità del fuoco sia l’azione di purificare, purificazione che l’eser-cizio della spada comporta, sia mediante la lunga disciplina onde apprenderne i segreti che per la modalità tipica dello scontro faccia a faccia (quando non si tratti del caos della battaglia), in cui il valore per far fronte al proprio avversario si accompagna alla fermezza d’animo nel sostenere la sua eventuale morte nella cui tragicità entrambi i combattenti si rispecchiano.

 

La Spada e la Croce

All’interno dell’orizzonte culturale del Medioevo cristiano l’arma del cavaliere si carica di ulteriori significati, favoriti anche dalla particolare forma a croce propria dell’elsa di quel periodo. Venne allora elaborata tutta una mistica, in cui il cavaliere, rispecchiandosi nella croce formata dall’impugnatura e dalla lama e nella sua missione di sacrificare la vita a difesa dei deboli e degli indifesi, stringe un legame intimo e di fedeltà a Cristo. Non a caso San Giorgio e San Michele sono presentati nell’iconografia del tempo muniti di spada, che utilizzano nel vittorioso combattimento con il Drago, e Santa Caterina farà ritrovare, secondo la leggenda, a Giovanna d’Arco sotto un altare la spada con cui combatterà per la libertà della Francia. Ovviamente, è risaputo il ruolo che tale arma ha giocato in tutte le iniziazioni e le investiture, da quelle dei semplici cavalieri ai re ed imperatori, ad esempio Carlo Magno. A tale proposito c’è chi ha sottolineato il legame della spada con il potere, una logica in cui essa è segno di forza adatto a definire la legittimità del dominio, ( si ricordi la dottrina medioevale delle due spade, ossia il potere temporale e quello della chiesa), ma chi scrive preferisce evidenziarne la qualità ‘nobile’, in un transfert tra l’energia dell’anima del guerriero e la solidità della sua arma.

 

Dare il nome alla Spada

E non potremmo terminare queste righe non citando l’azione di conferire un nome alla propria spada, Durlindana, Excalibur, la Gioiosa di Carlo Magno: ciò che chiarisce il rapporto quasi simbiotico esistente tra il cavaliere e il suo ‘ferro’, dal momento che ‘nominare’ equivale a dotare di piena realtà qualcosa investendolo del proprio sé, in un atto che invera le particolarità dell’oggetto realizzando contemporaneamente il soggetto che dona la propria energia. Come viene detto in un film coreano (Il potere della spada, 2005), LA SPADA SERVE A DIFENDERE CIO’ CHE DEVE ESSERE DIFESO, A SALVARE CIO’ CHE E’ PREZIOSO, ECCO IL SUO SCOPO.

Ps: Si rammenta che nel mondo della letteratura fantasy M. Moorcock, nel ciclo di Elric, ha trattato la spada Tempestosa come uno dei veri protagonisti, e si suggerisce di leggerlo.

 

 

Autore: Giovanni Corbetta
Messo on line in data: Dicembre 2010

 

Bibliografia
Henry Durville – Le armi e la magia, ed. i Dioscuri, 1987.
Eduardo Cirlot – Dizionario dei simboli, ed. Siad, 1988.
Hans Biedermann – Enciclopedia dei simbolo, ed. Bompiani, 1999.
Jean Chevalier – Dizionario dei simboli, ed. Rizzoli, 1986.