MEMORIA E SALUTE di Amadio Bianchi

La vita, come spesso ho affermato, risulta dalla presenza di una componente fisico materiale (insenziente), una non fisico-materiale (senziente) e un principio di coesione che tiene unite queste due parti. Non ci sono dubbi: se uno solo di questi principi è assente non è la vita, almeno non è quel tipo di realtà che viene normalmente definita come vita.
Un medico, consapevolmente o inconsapevolmente, opera per mantenere congiunti, ed in buona relazione, questi elementi, in quanto la loro separazione, che alle volte può essere causata da una malattia, porta al decesso o per essere più precisi a quella che comunemente viene chiamata morte.

Già in un passato remoto per tentare di descrivere il ruolo di ognuna di queste componenti si è ricorsi a paragonare la parte fisica materiale ad un cieco che si pone sulle spalle un vedente, privo di gambe (parte non materiale), per potersi muovere, mentre il principio di coesione potrebbe essere rappresentato dalla necessità o amicizia fra i due. In poche parole l’uno sarebbe dipendente dall’altro e solo la presenza di tutti e tre permetterebbe quel moto definito in sanscrito Ayus o vita.

Come i miei lettori possono immaginare, a questo punto, potrei dilungarmi addentrandomi nei meandri della speculazione filosofica più raffinata, ma non essendo questo l’obbiettivo del mio scritto, non lo farò e porrò invece l’accento, su uno aspetto della parte cosiddetta senziente, quella, cioè, che gli indiani chiamano Purusa. Può essere interessante esaminare le sue qualità, per comprendere il meccanismo che può, a volte, condurre alla malattia o che, in ogni caso, rende impegnativo qualsiasi tipo di cambiamento sia esso in bene o in male.

Tra i diversi attributi che il Purusa apporta alla parte materiale Prakriti, oltre alla possibilità di “vedere” presentata simbolicamente qui sopra, il più più importante, è sicuramente quello di dare alla materia una coscienza, ma, anche la memoria.
Mi spiego meglio. Vita e memoria si muovono di pari passo: consumando esperienza, ogni cosa vivente ha insite in sé memorie del vissuto che possono risultare vincolanti e di impedimento al cambiamento o liberazione (sia essa materiale o spirituale).

Se ben ricordo, avevo letto su una rivista scientifica che alcuni scienziati in fase di sperimentazione costruirono un “vuoto” per studiare il comportamento fisico della materia in relazione a questo habitat. Con l’aiuto di una forza provarono a spingere più volte le stesse particelle nel vuoto prendendo nota delle loro reazioni o variazioni di percorso. Il protrarsi dell’esperimento li sorprese… le particelle parevano ripetere spontaneamente alcuni percorsi come se avessero imparato o “ricordassero”.

Questo “fenomeno” può farci riflettere: se, per esempio ci riferiamo al nostro corpo, dobbiamo sapere che la memoria è presente a tutti i livelli della nostra costituzione psicofisica, dalle piccole cellule, ai grandi organi, alla psiche. Da un lato la memoria, quando è uno strumento ben educato, aiuta a non ripetere gli stessi errori, ma se tale strumento è stato mal utilizzato, le memorie vincolano ad azioni comportamentali che squalificano l’esistenza ingenerando sicuramente stati di disagio e malattia.
Un altro aspetto da tenere ben presente è quello relativo alle forti impressioni: maggiori sono le ripetizioni di una azione e più profondamente le memorie si cronicizzano stabilendosi radicalmente.

Vediamo ora un pratico esempio: se durante la vita si è ripetuta l’esperienza di fumare per due o tre volte, nella persona, si ritrova una memoria sui vari piani, da quello fisico, a quello emozionale, mentale ecc., assai leggera e facilmente rimovibile. Si può, invece, dedurre, con facilità, l’effetto potente di una costante ripetizione, più volte al giorno e per anni, della medesima azione. Rimuovere quest’ultimo tipo di impressione è uno dei maggiori ostacoli riscontrati, al fine di un cambiamento come ad esempio una guarigione. Ciò dovrebbe portarci a una maggiore consapevolezza nella scelta delle nostre azioni e ci può far comprendere quanto sia importante scegliere azioni salutari.

Gli antichi saggi indiani, prendendo in considerazione anche la natura vibrazionale del vivente, hanno suggerito, con il proposito di agire sulle memorie, soluzioni come il japa mantra o ripetizione di formule vibrazionali di guarigione. Vi assicuro, per averle sperimentate in prima persona, che danno ottimi risultati.
Come ho già affermato, in un altro articolo da me scritto alcuni anni fa sulla respirazione, a seconda dello stato emotivo nel quale ci troviamo, respiriamo da 14/15.000 volte a 22/24.000 volte al giorno. Un così gran numero di ripetizioni, instaura una memoria così profonda da apparirci automatica. Un difetto sull’atto respiratorio, per questo, risulta, molto difficile da rimuovere. Il problema è ben conosciuto nelle scuole di yoga dove si pratica il Pranayama o rieducazione alla respirazione.

Dobbiamo, dunque, essere molto attenti a ciò che mangiamo, beviamo, alla natura dei nostri pensieri, alle emozioni delle quali ci nutriamo… Ecco perché, nelle discipline che pratico, Ayurveda e Yoga, si lavora per un sano risveglio della consapevolezza, ritenendola salvifica.
Si pensi, ad esempio, alle persone inconsapevoli, specialmente giovani, senza esperienza che in alcune fasi della loro adolescenza si nutrono di violenza o tristezza, vedendo con morbosa ripetitività filmati o ascoltando autori che propongono brani musicali tristi. I primi quasi sicuramente si ritroveranno inclini alla violenza mentre, i secondi saranno destinati a soffrire di depressione.
Prestiamo attenzione anche alle memorie di tipo collettivo e culturale: ogni volta, ad esempio, che porto i miei allievi in India noto, con il passare dei giorni, il loro bisogno di sapori della cucina italiana, come gli spaghetti, ad esempio, sebbene, dal punto di vista dietetico non sempre tale alimento sia adatto a tutti.

Ora, viene spontaneo chiedersi: come ci si può liberare dal giogo delle cattive memorie? La risposta è sicuramente una: occorre tanta buona volontà e spesso un grande sforzo.
E’ doveroso anche chiarire subito che chi pensa sia facile è fuori strada, spesso si tratta di produrre uno sforzo pari almeno a quello che ci ha portato in quella condizione. L’esperienza è stata fatta anche nella vita spirituale… che il lupo perda il pelo, ma non il vizio può essere una dato di fatto.

In conclusione, come ultimo, assai comune esempio, mi voglio riferire ai fumatori che spesso mi chiedono aiuto, a loro dico: vi ricordate lo sforzo che avete compiuto quando avete imparato a fumare? Ebbene, come potete pretendere di smettere di fumare facilmente ed in poco tempo quando in voi abitano memorie tanto radicalmente stabilizzate? Come potete cadere nell’inganno di interessate pubblicità che vi promettono di smettere di fumare con poco sforzo? Chi ci ha provato sa bene che la memoria del fumo, fisica, emozionale, mentale, spirituale, tormenta per anni. E se non si ha lo spirito guerriero richiesto per “smettere” qualsiasi tentativo di liberarsi o guarire, conoscerà l’insuccesso.

Ai terapisti, infine, suggerisco di tenere ben in considerazione questo aspetto delle “memorie” in quanto, senza grande sforzo da parte loro e dei loro pazienti, la guarigione non sarà mai radicale. Se non si avrà messo in atto una rimozione totale dell’infermità attraverso una terapia volta a modificare la presenza di cattiva memoria a tutti i livelli, prima o dopo, lo stesso disturbo puntualmente si ripresenterà.

 

Autore: Amadio Bianchi
Messo on line in data: Ottobre 2008