IL MISTERO DELLA GIOCONDA di Gaetano Dini

Il mistero della identità della Gioconda

Leonardo da Vinci era figlio illegittimo del notaio Piero da Vinci: questo è quello che riporta sempre la storiografia ufficiale.
I notai da Vinci erano una famiglia che esercitava quella professione da generazioni.
Ma chi era la mamma di Leonardo ? Questa è una notizia che passa sempre inosservata. 
La si liquida dicendo che il notaio Piero ebbe Leonardo da una relazione con una ragazza del posto.
Studi recenti hanno appurato chi fosse questa ragazza.

Si chiamava Caterina Lippi ed era nata nel 1436. 
Rimase orfana a 14 anni col fratellino e andò a vivere da una nonna, ma la nonna presto morì e così, intorno ai 16 anni, Caterina rimase sola col fratello.
In quello stesso anno, il 145, ebbe una relazione amorosa con Piero da Vinci che, benché giovane, appena 24enne, esercitava già la professione di notaio.
Questa relazione fu una fortuna per  Caterina. 
Non sposò Piero, essendo lui di estrazione socialepiù elevata, ma partorendo Leonardo entrò nell’orbita della famiglia da Vinci.
Leonardo nacque a Vinci il 15 aprile 1452.

Piero intanto si era sposato con Albiera, una ragazza fiorentina sedicenne di famiglia facoltosa. 
Leonardo crebbe a Vinci nella ricca casa del nonno paterno Antonio assieme a lui e allo zio Francesco, il fratello minore di Piero.
Piero da Vinci organizzò in seguito il matrimonio di Caterina con un contadino del luogo, che era legato economicamente per lavori vari alla famiglia da Vinci. Piero trovò anche l’alloggio per questa nuova coppia. I due ebbero quattro figlie e un figlio, tutti fratellastri di Leonardo.
Anche il fratello di Caterina riuscì a mettere su famiglia, di certo aiutato anche lui dalla famiglia da Vinci.

La prima moglie di Piero morì di parto con il bambino. 
Piero, rimasto solo, si risposò altre due volte ed ebbe dai due seguenti matrimoni undici figli, tutti fratellastri di Leonardo, che era il suo primogenito.
Quando ser Piero rimase vedovo della prima moglie fu preso da grande tristezza e decise di portare Leonardo a Firenze a vivere con lui. Leonardo aveva allora 12 anni.
A Firenze, cominciando a frequentare come apprendista le botteghe dei Maestri, Leonardo iniziò quella formazione artistica che portò al suo genio.

Altre ipotesi sull’identità della Gioconda
La Gioconda di Leonardo viene normalmente identificata con la fiorentina Lisa Gherardini (1479-1542), moglie di Francesco Bartolomeo del Giocondo, da cui il nome “Gioconda”, ma recenti interpretazioni vedono in quella figura di donna la fiorentina Fioretta Gorini (1453-1478), amante di Giuliano fratello di Lorenzo il Magnifico, cui diede un figlio, Giulio, nato un mese dopo che il padre fu assassinato il 26 maggio 1478. 
Altri studiosi sostengono che il dipinto della Gioconda raffiguri invece Pacifica Brandani (Urbino… – 1511), una cortigiana della corte ducale di Urbino, figlia illegittima di un nobile urbinate, Giovanni Antonio. 
Nel 1511 Pacifica diede un figlio a Giuliano dei Medici, duca di Nemours (1479-1516), che era uno dei figli di Lorenzo il Magnifico. 
Giuliano era ospite della corte urbinate dopo la cacciata dei Medici da Firenze. 

Pacifica morì di parto. Questo figlio, Ippolito, fu poi legittimato dal padre a Roma dove era andato a vivere con lui. In seguito Ippolito divenne cardinale. Diventato grandicello, Ippolito chiedeva sempre al babbo dove era la mamma. Così Giuliano dei Medici commissionò a Leonardo, che in quel periodo si trovava a Roma, un quadro raffigurante il volto di Pacifica. Leonardo per dipingerlo si avvalse dei suggerimenti di vari urbinati, maestranze a Roma al seguito dei due grandi artisti urbinati, Bramante e Raffaello, persone che avevano infatti visto dal vivo Pacifica in Urbino. 
Così Leonardo dipinse la fisionomia della donna avvalendosi dei ricordi di quelle persone. Ne risultò il capolavoro che conosciamo. Giuliano aveva trovato a Roma un comodo alloggio a Leonardo dove l’artista potè dedicarsi ai suoi studi e lavori e senz’altro lo sostenne economicamente, magari aiutato in questo dal fratello papa.
Leonardo, pur accettando l’incarico per riconoscenza, avrebbe però dovuto lavorare su ritratti precedenti di Pacifica dipinti da altri. Gli studiosi sostengono però che Leonardo, essendo un perfezionista, lavorò alla Gioconda dal 1503 al 1514.

Raffigurando il volto di Pacifica, nobildonna del Ducato d’Urbino nonché compagna del fiorentino Giuliano dei Medici, Leonardo ha voluto anche effettuare una connessione ideale tra la sua Toscana ed il Montefeltro, dove “l’Uomo del Millennio” transitava spesso e che quella volta apparteneva alla Contea poi divenuta Ducato d’Urbino.  Intanto Giuliano, che aveva commissionato il dipinto, era morto nel 1516 e così Leonardo portò con se la tavola in Francia.
Nel castello francese di Close-Lucè  ad Amboise, Antonio De Beatis, segretario del cardinale Luigi d’Aragona vide il dipinto il 10 ottobre 1517 descrivendolo nel suo diario così come gli aveva riferito Leonardo, realizzato per il magnifico Iuliano de’ Medici. Guiliano era detto lo Jucundus, lo Jucundissimus per l’affabilità del suo carattere. Da qui il nome “Gioconda” al volto di quel dipinto, il quadro più famoso del mondo.

Lo sfondo del quadro
Dato un nome (o più nomi) alla donna, che cosa raffigura lo sfondo del quadro?
Dobbiamo ringraziare il Lions Club Ariminus-Montefeltro, che in un incontro culturale da questo organizzato ci ha fatto conoscere sia una valida interpretazione riguardo le immagini  contenute nella Gioconda di Leonardo sia una narrazione diversa del volto storico della Gioconda, chiamata anche Monna Lisa. All’incontro erano presenti i soci storici del Lions Club Ariminus-Montefeltro, soci di Rimini, di Verucchio, di Novafeltria e dell’Alta Valmarecchia, più ospiti vari.
Due ricercatrici di Pesaro, dopo attenti studi topografici, sostengono nel loro saggio che la valle raffigurata è quella dell’Alta Valmarecchia, il fiume dipinto è il Marecchia ed il ponte corrisponde ad un ponte che era stato costruito alla confluenza del torrente Senatello col Marecchia all’altezza circa dell’odierna frazione di Ponte Presale nel comune di Sestino, provincia di Arezzo. Del ponte raffigurato nella Gioconda non c’è più traccia storica in quanto lo stesso crollò nel XVI secolo a seguito di una frana scesa dai monti sovrastanti. 
Il fiume Marecchia nasce dal Monte Zucca (1.263 mt) vicino località Pratieghi nel comune di Badia Tedalda, provincia di Arezzo. Con un percorso di 70 km snodandosi attraverso l’Alta, Media e Bassa Valmarecchia il fiume sfocia a Rimini nell’Adriatico. Leonardo, passando per il valico di Via Maggio, aveva avuto occasione di transitare più volte dalla Toscana al Montefeltro, imprimendo nitidamente nella sua mente la conformazione di quei luoghi e i riscontri architettonici dell’Alta Valmarecchia da lui poi raffigurati.

La strada a serpentina, che si vede alla sinistra del quadro per chi guarda, sarebbe allora la strada che quella volta portava al paese di Sestino possedimento “a cuneo” dei Medici, arrivati fin là a seguito della spartizione politico/geografica tra Ducato d’Urbino e Medici di Firenze di quei territori appartenuti in precedenza alla Massa Trabaria.

In questo modo Leonardo avrebbe omaggiato, con la parte del quadro raffigurante il ponte, la casa dei da Montefeltro con il duca d’Urbino Federico e i suoi discendenti che avevano inglobato nel ducato anche la zona corrispondente all’odierno comune di Casteldelci, limitrofa al ponte, e il vicino territorio di Sant’Agata Feltria, entrambi i comuni dal 2009 passati dalla provincia di Pesaro-Urbino a quella di Rimini.
Con la strada a serpentina che portava a Sestino avrebbe invece omaggiato la casa Medici di Firenze. 
Infatti il paese di Sestino era possedimento mediceo e ancora oggi,assieme al limitrofo comune di Badia Tedalda, è in Toscana, provincia di Arezzo. 

Sarebbero così state soddisfatte entrambe le parti, quella montefeltresca dei da Montefeltro, rappresentata da Pacifica Brandani, e quella mediceo-fiorentina rappresentata da Giuliano dei Medici duca di Nemours. “Un colpo al cerchio e un colpo alla botte”, quindi, come dice il proverbio. E …”un colpo da maestro” da parte del Grande Maestro cui piacevano anche esoterismi e giochi simbolici pittorici.


Autore: Gaetano Dini
Messo on line in data: Luglio 2023