IL MISTERO DI MARIA MADDALENA di Lawrence Sudbury

La Maddalena, un mistero storicamente insondabile

Da secoli la figura di Maria Maddalena è considerata una delle più affascinanti tra quelle evangeliche ma, negli ultimi anni, a causa soprattutto del successo di alcuni romanzi[1] e della “riscoperta” del testo di Baigent, Leigh e Lincoln che di molti di essi è stato fonte esplicita[2], lo studio (e, spesso l’invenzione) su di lei è diventato una sorta di “moda culturale”.
Quali sono gli elementi della teoria dei tre autori sopramenzionati che tanto hanno affascinato il grande pubblico? Sostanzialmente l’idea che Maria Maddalena fosse la sposa di Gesù e che fosse la madre dei suoi figli, che fosse fuggita in Francia dopo la sua morte e che ivi si fosse stabilita, creando una “dinastia” confluita qualche secolo dopo in quella Merovingia.

E’ una teoria sostenibile? Purtroppo, alla luce dei dati storici in nostro possesso, poco o per nulla.
Che la Maddalena fosse la moglie di Gesù è teoria vecchia di almeno cento anni [3], inizialmente assolutamente gratuita (e, probabilmente, mossa unicamente da un certo voyerismo culturale scandalistico) poi, dopo i ritrovamenti dei Codici di Nag Hammadi nel 1945, sostenuta da una lettura, come vedremo, un po’ superficiale di alcuni Apocrifi [4], che, comunque ha ridato slancio all’idea [5]. Quanto poi alla presunta discendenza “francese” di Gesù, tutto parte da un fraintendimento popolare di alcuni racconti tardo-medioevali. In particolare, la fonte di tale fraintendimento, che ha dato in seguito luogo a tutta una serie di leggende tradizionali, sarebbe un’opera di Iacopo da Varazze[6] del 1250, la famosa Legenda Aurea. Il libro è una raccolta di cronache ecclesiastiche che narrano dettagliatamente le vite di alcune figure di santi. Molto venerata, l’opera veniva letta in pubblico regolarmente (spesso tutti i giorni) nei monasteri e nelle chiese medievali dell’Europa continentale. Vediamo alcuni brani sulla vita di Maria Maddalena:

Maria nacque da una famiglia nobilissima che discendeva dalla stirpe regale; il padre si chiamava Siro e la madre Eucaria. Insieme al fratello Lazzaro e alla sorella Marta possedeva Magdala, che si trova vicino a Genezareth, Betania, vicino a Gerusalemme e una gran parte di quest’ultima città. Quando i fratelli si divisero fra di loro tali beni, Maria ebbe in sorte Magadala, donde prende il nome di Maddalena, Lazzaro ebbe una parte di Gerusalemme e Marta Betania. Maddalena era dunque ricchissima, quanto ricca altrettanto bella e non rifiutava al proprio corpo alcun piacere tanto che era da tutti chiamata la peccatrice. Cristo in quel tempo stava predicando lì vicino, ed essa, per divina ispirazione, si recò nella casa di Simon lebbroso dove Cristo si era fermato; ma non osando, la peccatrice, mostrarsi nel contesto dei giusti rimase in disparte; lavò con le sue lacrime i piedi di Gesù, li asciugò con i capelli e accuratamente li unse con l’unguento prezioso. Pensava frattanto il fariseo Simeone: ‘Come può permettere un profeta di essere toccato da una peccatrice?’. Ma il Signore ne riprovò l’orgogliosa giustizia rimettendo alla donna ogni peccato. Costei è infatti quella Maria Maddalena a cui il Signore accordò ogni favore ed ogni senso di benevolenza: scacciò dal suo corpo sette demoni, l’accolse nella sua amicizia, si degnò di essere suo ospite ed in ogni occasione le fu difensore. […] Quattordici anni dopo la passione del Signore, quando Stefano era stato già martirizzato e gli altri discepoli scacciati dalla Giudea, i seguaci di Cristo si separarono per le diverse regioni della Terra per diffondere la parola di Dio. Tra i settantadue discepoli c’era il beato Massimino a cui fu affidata da S.Pietro Maria Maddalena, Lazzaro, Marta, Marcella (la domestica di Marta) e il beato Celidoneo cieco dalla nascita e risanato da Cristo e molti altri cristiani furono posti dagli infedeli su di una nave e spinti in mare senza nocchiero perché vi perissero; ma per volere divino giunsero a Marsiglia dove non vi fu alcuno che li volesse ricevere nelle proprie case, cosicché dovettero ripararsi sotto il porticato di un tempio…[accolti da un nobile locale, i discepoli iniziano a predicare ma vengono chiamati la castello e] il principe le chiese: ‘Credi di poter difendere la fede che vai predicando?’ E quella: ‘Sono pronta a difendere la fede ogni giorno rafforzata dalla testimonianza dei miracoli e della predicazione di Pietro, vescovo di Roma’. Disse allora il principe assieme alla moglie: ‘Ecco noi siamo pronti a prestar fede alle tue parole se ci impetrerai un figlio da Dio che adori’. Allora la beata Maria Maddalena pregò Iddio per loro e la sua preghiera fu ascoltata perché la donna si trovò ben presto incinta. Allora il principe decise di recarsi da Pietro per sapere da lui se era vero quanto Maddalena aveva detto di Cristo. Nel viaggio però la donna partorì per morire subito dopo nel bel mezzo di una tempesta. Il principe riuscì a terminare il viaggio e arrivò a Roma dove rimase due anni, istruito nella fede da San Pietro. Al ritorno via mare giunse vicino al colle dove aveva deposto il corpo della moglie e lasciato il figlio nato, che nel frattempo fu mantenuto in vita dalla Maddalena. E rivolgendosi a lei il principe le chiese il miracolo di restituire la vita alla moglie. La donna si svegliò e disse: ‘grandi sono i tuoi meriti beata e gloriosa Maria che mi hai aiutato nel parto e dopo, in ogni mia necessità [7].

Da qui, con i normali stravolgimenti di termini tipici della rielaborazione popolari [8], l’idea di una Maddalena madre dei figli di Gesù…

Quella di Baigent, Leigh e Lincoln non è stata, per altro l’unica interpretazione “fantasiosa” riguardo alla Maddalena. Recentemente, basandosi sull’espressione “il discepolo che Gesù amava” [9] del Vangelo di Giovanni, vi è chi è arrivato ad ipotizzare che tale Vangelo fosse stato in realtà scritto dalla Maddalena [10], mentre, ancora prima, vi era stato chi aveva sostenuto che Maria (variazione di Miriam) non fosse solo un nome ma un titolo: le Miriam facevano parte di un ordine spirituale all’interno di una comunità e mentre i Mosè erano coloro che si occupavano degli uomini nelle cerimonie , alle Miriam spettava il compito di guidare le donne. [11]
Ma allora, in questo guazzabuglio di ipotesi, idee e teorie, come è possibile orientarsi? Che cosa sappiamo realmente dellaMaddalena? Atteniamoci alle pure risultanze testuali.

Dal Nuovo Testamento, in cui è menzionata dodici volte, possiamo dedurre che:

1) proveniva da Magdala, una cittadina sul Lago di Tiberiade, da cui prende il suo soprannome;

2) non era sposata, altrimenti, come d’uso, sarebbe stata identificata con il nome del marito invece che con la città di provenienza;

3) era ricca, o almeno benestante, dal momento che Luca ci dice che “C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria di Màgdala, dalla quale erano usciti sette demòni, Giovanna, moglie di Cusa, amministratore di Erode, Susanna e molte altre, che li assistevano con i loro beni [12];

4) dallo stesso passo veniamo a sapere che era stata guarita da Gesù da “sette demoni”. Questa frase, oltre che una interpretazione letterale (una sorta di esorcismo con quel “sette” che, ghemetricamente, sta ad indicare semplicemente “un numero molto elevato” [13] può essere interpretata simbolicamente in vari modo. Se è da rigettare l’idea che la perdita dei sette demoni sia da riferirsi alla perdita della condizione di nubilato [14], sia perché basata unicamente su fantasiose teorie, sia perché la perdita del nubilato avrebbe comportato, come detto, il cambio dell’identificativo dalla città di provenienza con il nome del marito, la frase può essere riferita ad una precedente vita “fuori dai canoni della Legge” (e qui le ipotesi possono essere le più varie), ad una malattia isterica da cui viene guarita, ad una iniziazione (battesimale o esoterica [15]) a cui viene sottoposta o anche solo ad un carattere improntato ad un certo ribellismo, che sarebbe comprovato anche dal dedicarsi alla sequela, cosa non così comune per una donna ebrea del I secolo non sposata [16];

5) che è una delle discepole più vicine a Gesù: è sempre citata tra le Donne del Calvario, è colei che va ad acquistare gli unguenti per la sepoltura con la madre di Gesù e Salomè [17], è colei che, da sola [18] secondo Giovanni o con altre secondo Luca [19], scopre la Resurrezione [20].

Questo è tutto. I Vangeli Canonici non ci dicono nient’altro. Tra le cose che non ci dicono e che, invece, sono diventate “patrimonio comune” dei cristiani possiamo elencare:

  1. a) che la Maddalena fosse la donna che fu una peccatrice nel vangelo di Luca:

E, ecco, una donna in città, che era una peccatrice, quando lei seppe che Gesù sedeva nella casa dei Farisei, portò una scatola di unguento, e si levò in piedi ai suoi piedi dietro lui piangendo, e iniziò a lavare i suoi piedi, e li pulì con i capelli della sua testa, e baciò i suoi piedi, e li unse con l’unguento”. [21]

L’accostamento tra Maria Maddalena e la prostituta redenta risale al 591, quando, basandosi su alcune tradizioni orientali, papa Gregorio Magno, in un suo sermone, identificò la peccatrice citata da Luca con Maria Maddalena. Ma in realtà questa identificazione non trova alcun riscontro nei Vangeli, tanto che nel 1969 il Vaticano riconobbe ufficialmente l’errore di Gregorio.

  1. b) che fosse Maria di Betania, la sorella di Marta e del risorto Lazzaro [22]: a parte la mancanza di prove per l’identificazione, che è stata esplicitamente rigettata dalla Chiesa cattolica solo durante il concilio Vaticano II ed è rifiutata anche dai Protestanti, ci si chiede perché dovesse essere definita la Maddalena, provenendo da Betania;
  2. c) che fosse l’adultera salvata dalla lapidazione nella Pericope Adultarae di Giovanni [23]: anche in questo caso non sussiste nessuna prova per l’identificazione;
  3. d) che fosse la “figlia di Giairo” resuscitata da Gesù nei Sinottici [24], che ben altra importanza avrà parlando di Lazzaro: ancora una volta, nessuna prova dimostra una coincidenza tra le due;

e) che fosse, infine, la figlia indemoniata della donna cananea, menzionata da Matteo [25] e liberata da Gesù: oltre al fatto che, come al solito, non esistono prove di coincidenza tra le due figure, la Maddalena ben difficilmente, dalle sue azioni esplicitate dal racconto può essere pensata come una donna non ebrea, cresciuta in ambito pagano (Canaan).

Altre notizie su Maria di Magdala possiamo recuperarle dai Vangeli gnostici, ma sempre tenendo ben presente che ci troviamo di fronte a documenti sicuramente posteriori al 140, fortemente simbolici e impregnati di una filosofia gnostica che, in molti passi, può portare, se mal interpretata e decontestualizzata, ad un completo stravolgimento del significato testuale.

I Vangeli gnostici che trattano esplicitamente della Maddalena sono essenzialmente tre: il Vangelo di Filippo, il Vangelo di Maria e, solo di sfuggita, il Vangelo di Tommaso. Sicuramente i testi più significativi (e più utilizzati dagli assertori della “teoria matrimoniale”) si ritrovano nel Vangelo di Filippo, un testo gnostico in copto databile intorno al 330, ritrovato nel 1945 a Nag Hammadi e pubblicato per la prima volta da Phaor Labib, direttore del Museo copto del Cairo, nel 1956 [26]. In questo Vangelo troviamo almeno due parti di grande interesse sul rapporto tra Gesù e Maria di Magdala:

Erano tre che andavano sempre con il Signore: sua madre Maria, sua sorella, e la Maddalena, che è detta sua compagna. Infatti era ‘Maria’ sua sorella, sua madre e la sua compagna [27]

e

La Sofia, che è chiamata sterile, è la madre degli angeli. La consorte di Cristo è Maria Maddalena. Il Signore amava Maria più di tutti i discepoli e la baciava spesso sulla bocca. Gli altri discepoli allora dissero: “Perché ami lei più di tutti noi? “Il Salvatore rispose e disse loro: “Perché, non amo voi tutti come lei?

Sembrerebbero testi piuttosto espliciti nell’affermare una unione sentimentale tra i due, ma, come si diceva in fase introduttiva, bisogna essere molto cauti nel valutare il senso da attribuire alle parole.
In primo luogo, dal punto di vista filologico, è necessario notare che la parola copta per “compagna” assume valenze plurime a seconda dei casi: moglie, amante, ma anche amica, confidente, consorella e addirittura socia d’affari, mentre esiste un termine specifico per indicare una donna a cui si è legati affettivamente o sessualmente. Inoltre, va notato che il testo in nostro possesso [29] non presenta la parola “bocca” del loghion 55, che è stata solo posteriormente inserita. A parte questo, è l’intero senso del discorso che può forse essere compreso in senso diverso da quello letterale. Maria di Magdala, nel quadro della gnosi, diventa la rappresentante, l’epitome e simbolo della Pistis Sophia, la vera conoscenza rivelata ed iniziatica [30] che il credente deve comprendere per interiorizzare il reale messaggio di Cristo. In questo quadro, allora, l’accompagnarsi di Gesù alla Maddalena ha senso tutt’altro che fisico: è l’unione spirituale e iniziatica che porta a livelli superiori e, conseguentemente, anche il bacio sulla bocca(?) assume connotazioni di passaggio di sapienza (pneuma) tra creatore e creatura.

Non è il caso di dilungarsi oltre su discorsi che esulano il significato del presente lavoro e per i quali si rimanda a testi più specifici. Si vuole solo fare notare che si è utilizzata la frase “può forse essere compreso” e non “deve essere compreso”: si tratta, infatti, di una interpretazione possibile che, comunque, nulla toglie alla possibile validità di una interpretazione più letterale.
Il secondo testo gnostico in cui si tratta di Maria di Magdala è il Vangelo addirittura, erroneamente, attribuito a lei, il Vangelo di Maria. Questo testo ci è noto da due fonti. La prima, il cosiddetto Papyrus Berolinensis 8502, è conservato dal 1896 presso il dipartimento di egittologia di Berlino. Fu acquistato al Cairo da Carl Reinhardt e sembra probabile la sua provenienza da Achmin, in Egitto, ma a causa di complesse vicende il manoscritto fu pubblicato soltanto nel 1955. Un secondo frammento greco, noto come Papiro Rylands III n. 463, proveniente da Ossirinco (Egitto), viene datato III secolo d.C. e presenta un notevole numero di varianti che lo rendono, nella piccola parte riportata, un po’ più lungo del precedente, spesso considerato posteriore di circa due secoli.
Purtroppo il testo è incompleto: nel papiro copto, che rappresenta la gran parte del testo in nostro possesso, mancano le prime sei pagine e le pagine 11-14 su uno scritto che, complessivamente, doveva essere di circa 18 pagine. [31]

Queste lacune rendono complessa la comprensione del quadro generale dell’opera, ma una parte, che si riporta integralmente, presenta un notevole interesse per la comprensione del ruolo della Maddalena nella comunità protocristiana:

«Ma essi rimasero tristi e piangevano forte. Dissero:”Come possiamo andare dai gentili e predicare loro il vangelo del regno del figlio dell’uomo? Là non è mai stato dispensato, dobbiamo dispensarlo (proprio) noi?»
«S’alzò allora Maria, li salutò tutti, e disse loro: “Non piangete, fratelli, non siate malinconici, e neppure indecisi. La sua grazia sarà con voi tutti e vi proteggerà. Lodiamo piuttosto la sua grandezza, avendoci egli preparati e mandati agli uomini.»

Pietro disse a Maria Maddalena:

«Sorella, noi sappiamo che il Salvatore ti amava più delle altre donne. Comunicaci le parole del Salvatore che tu ricordi, quelle che tu conosci, (ma) non noi; (quelle) che noi non abbiamo neppure udito».

[Maria racconta – alla richiesta di Pietro – di aver avuto una visione del salvatore, e riporta il suo discorso con lui, che mostra influenze Gnostiche.]
«Quello che a voi è nascosto io ve lo comunicherò.»

La sua visione non fu creduta:

«Ma Andrea replicò e disse ai fratelli: – Che cosa pensate di quanto lei ha detto? Io, almeno, non credo che il Salvatore abbia detto questo. Queste dottrine, infatti, sono sicuramente delle opinioni diverse.»
«Riguardo a queste stesse cose, anche Pietro replicò interrogandoli a proposito del Salvatore: – Ha forse egli parlato in segreto a una donna prima che a noi e non invece apertamente? Ci dobbiamo ricredere tutti e ascoltare lei? Forse egli l’ha anteposta a noi?»
«Maria allora pianse e disse a Pietro: – Pietro, fratello mio, che credi dunque? Credi tu ch’io l’abbia inventato in cuor mio o che io mentisca a proposito del Salvatore?»
«Levi replicò a Pietro dicendo: Tu sei sempre irruento, Pietro! Ora io vedo che ti scagli contro la donna come fanno gli avversari. Se il Salvatore l’ha resa degna, chi sei tu che la respingi? Non v’è dubbio che il Salvatore la conosca bene, perciò amò lei più di noi. Dobbiamo piuttosto vergognarci, rivestirci dell’uomo perfetto, formarci come egli ci ha ordinato, e annunziare il vangelo senza emanare né un ulteriore comandamento, né un’ulteriore legge, all’infuori di quanto ci disse il Salvatore.»
«Quando Levi ebbe detto ciò, essi cominciarono a partire per annunziare e predicare. Il vangelo secondo Maria.»”. [32]

Premettendo che l’identificazione della Maria che firma il testo con Maria di Magdala non è certa al 100%, l’interesse di questo passaggio risiede soprattutto nella sua possibilità di chiarire il panorama in cui vanno collocate la “rivoluzionarie” affermazioni del Vangelo precedente. Risulta infatti chiaro che, simbolicamente, la figura di Maria è la rappresentazione del concetto gnostico di iniziato perfetto, che ha superato la distinzione uomo-donna per ridefinirsi come “uomo-luce”, “cui cuore è rivolto al Regno dei cieli più di tutti i suoi fratelli” [33]e la cui mente è sempre pronta e ricolma di “spirito luminoso” [34].
Con tutta probabilità, allora, le pretese gnostiche esaltanti il ruolo di Maria Maddalena sono tutt’altro che interpretabili come elementi storici ma risultano semplicemente un tardivo espediente letterario volto a difendere la preferenza gnostica per l’illuminazione interiore, individuale, sulla autorità della Chiesa. Non a caso Karen King ha osservato che

Il confronto di Maria con Pietro, uno scenario trovato anche nel Vangelo apocrifo di Tommaso, Pistis Sophia, e nel Vangelo apocrifo degli Egiziani, riflette alcune delle tensioni nella Cristianità del secondo secolo. Pietro e Andrea rappresentano ortodosse posizioni che negano la validità della rivelazione esoterica e rigettano l’autorità delle donne a insegnare.” [35]e, più in generale, Moraldi ha notato che “è difficile non pensare a una tacita o aperta contrapposizione delle comunità gnostiche nei confronti della Chiesa ufficiale circa la posizione della donna nell’ambito della comunità e del culto cristiano[36].

Ecco allora che le rivelazioni di Filippo circa il rapporto tra Gesù e la Maddalena, vanno completamente rilette alla luce di ciò, assumendo realmente quei tratti simbolici che avevamo ipotizzato.
Una ulteriore conferma ci è fornita dal breve brano di relativo alla Maddalena del Vangelo di Didimo Thoma. Questo testo copto, forse il più conosciuto tra gli scritti di Nag Hamadi, è databile attorno al IV secolo (ma quasi certamente deriva da un originale tra il I ed il II secolo) [37]ed è una sorta di “summa” di detti gnostici attribuiti a Gesù. Tra essi, il loghion 114 riporta:

Simon Pietro disse loro: “Maria deve andar via da noi! Perché le femmine non sono degne della vita”. Gesù disse: “Ecco, io la guiderò in modo da farne un maschio, affinché ella diventi uno spirito vivo uguale a voi maschi. Poiché ogni femmina che si fa maschio entrerà nel Regno dei cieli”. [38]

E’ chiara, anche in questo caso, la contrapposizione tra Chiesa tradizionale (Pietro) e Chiesa gnostica (Maria) ed un chiaro (ed ovviamente propagandistico) prendere posizione di Gesù a favore di quest’ultima, ribadendo la necessità di superamento delle distinzioni sessiste, verso una nuova concezione dell’essere umano volto a Dio. E’, altresì, chiara la non storicità dell’assunto, una non storicità che, indubbiamente, si estende, come detto, a tutti gli scritti gnostici, non tanto invalidandone il contenuto, quanto ponendolo in una prospettiva completamente diversa da quella documentale utilizzata dalla corrente “matrimonialista” riguardo ai brani di Filippo.

Ma se la “prova principe” per affermare un rapporto sentimentale e sessuale tra Gesù e Maria di Magdala decade ad una più attenta lettura, cosa possiamo realmente affermare riguardo a tale rapporto? In effetti, assolutamente niente: tale rapporto può essere affermato o negato con la stessa, per altro nulla, attendibilità, dal momento che, senza nessuna prova, gli argomenti logici favorevoli o contrari all’ipotesi si equivalgono. I Vangeli canonici non fanno alcuna menzione di una sposa di Gesù e tutte le chiese cristiane d’ogni tempo, Chiesa cattolica, Chiesa ortodossa, e la maggioranza delle Chiese evangeliche credono fermamente che egli sia vissuto celibe per tutta la vita. La tesi di fondo dei “matrimonialisti” è che ciò fosse impossibile per un ebreo del I secolo, dal momento che, con il celibato, si sarebbe contravvenuto alla prima Mitzvah della Bibbia:

Dio li benedisse e disse loro:
«Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra». [39]

In particolare ciò sarebbe stato impensabile per un Rabbi o Maestro, come Gesù è chiamato nei Vangeli in alcune circostanze: la Legge, infatti, prescriveva (e prescrive [40]) che nessuno potesse insegnare senza avere una famiglia. Sono dati sicuramente reali, ma non così probanti come da parte di alcuni studiosi si vuol far credere. Va infatti osservato che:

1) il celibato non era unanimemente condannato. Alcuni degli antichi profeti, come Geremia, non erano sposati (“Non prendere moglie, non aver figli né figlie in questo luogo[41]) , il Battista non era sposato, l’ebreo Saulo di Tarso (S. Paolo) arriva addirittura ad elogiare la condizione celibataria (“Ai celibi e alle vedove dico che è cosa buona per loro rimanere come sono io[42]) e Rabbi Simeone Ben Azzai, quasi contemporaneo di Gesù, giustificava il suo celibato in questo modo: “La mia anima è innamorata della Torah. Altri penseranno a far andare avanti il mondo [43]. La letteratura rabbinica, inoltre, accosta spesso il tema della continenza con quello dell’esercizio della profezia; per questo Mosè aveva deciso di non abitare più con la moglie, dopo aver ricevuto la chiamata da parte di Dio [44];

2) Il gruppo degli Esseni, contemporaneo alla predicazione di Gesù, onorava e spesso osservava rigorosamente il celibato. Plinio il Vecchio descrive gli abitanti di Qumran come un popolo che “non ha alcuna donna e ha rinunciato all’amore […] un popolo eterno nel quale nessuno nasce[45]. Giuseppe Flavio afferma che “presso di loro il matrimonio è in dispregio”, anche se questo non significa che essi condannassero in assoluto il matrimonio altrui: essi infatti “non aboliscono il matrimonio e la discendenza che ne deriva[46]. Anche Filone di Alessandria conferma che “nessuno tra gli Esseni prende moglie[47], estendendo questa abitudine anche alle vergini dei Terapeuti che risiedevano nei pressi di Alessandria [48].

3) Non si può sostenere che Gesù, in quanto “rabbi”, doveva “per forza” essere sposato. In quanto “rabbi” Gesù non rispettava il sabato, né le regole della purezza rituale, né i riti religiosi, né il primato del Tempio e tante altre cose. Inoltre, lo scopo principale della sua vita era portare a compimento una missione, a cui gli aspetti personali tradizionali finivano necessariamente in subordine (si pensi a cosa afferma Gesù in Marco: “Gesù gli rispose: «In verità vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo, che non riceva già al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna”. [49].

Anche che i Vangeli Canonici non parlino esplicitamente né del celibato né di un matrimonio di Gesù può essere interpretato in modo opposto. Da un lato infatti se Gesù fosse stato sposato gli evangelisti non avrebbero avuto nessun motivo per tacere la presenza di una moglie e appare dunque strana l’assenza di ogni riferimento. D’altro canto il suo celibato, trattandosi di una situazione non comune, avrebbe dovuto essere menzionato e spiegato, sebbene questa spiegazione manchi anche nel caso di san Giovanni Battista o di san Paolo.

Moralmente, poi, alle affermazioni di diversi autori cristiani che, prendendo spunto da allusioni metafisiche, sostengono che la vera sposa di Cristo è la Chiesa, si potrebbe contrapporre l’idea che Gesù, avendo condiviso tutto della natura umana, avrebbe inevitabilmente dovuto condividere anche l’amore per una donna… Insomma, in mancanza di prove nell’uno o nell’altro senso, semplicemente dobbiamo affermare che riguardo al celibato di Gesù o ad un suo possibile matrimonio con Maria di Magdala non possiamo (e, a meno di clamorosi ritrovamenti, non potremo mai) affermare assolutamente nulla di certo, con buona pace di chi, più o meno in buona fede, fonda astruse elucubrazioni sul niente.

 

Autore: Lawrence Sudbury
Messo on line in data: Marzo 2008

 

Note

[1]Soprattutto D.Brown, Il Codice Da Vinci, Milano, Mondadori, 2003
[2]Cfr. M. Baigent, R.Leigh, H. Lincoln, Il Santo Graal – Una catena di misteri lunga duemila anni, Milano, Mondadori, 1982
[3]Cfr. M. Lùbert, La vie de Jesus, Parigi, Boitté, 1874
[4]In particolare il Vangelo di Filippo
[5]Cfr. W.E. Phipps, Was Jesus Married? The Distortion of Sexuality in the Christian Tradition, New York, Harper & Row, 1970

[6]Vescovo di Genova, già autore di una Leggenda di Santa Maria Maddalena
[7]Cfr. Iacopo da Varazze, La leggenda Aurea, Vol II, Milano, Ed. Le lettere, 2000, pag. 432 ss.

[8]A tale proposito si veda J.M. Boswold, Analythical methodology in the antropological study of folkloristic culture, Oxford, U.P. 1989, passim
[9]Vedremo tra poco che, secondo il Vangelo di Filippo, Gesù amava la Maddalena più di ogni altro discepolo.
[10]Cfr. R.K. Jusino, Maria Maddalena, autrice del Quarto Vangelo?, basata sulle ricerche testuali di Raymond E. Brown, un erudito biblico cattolico tradizionale. In www.BelovedDisciple.org
[11]Cfr. L. Gardner, I figli del Graal. La linea di sangue dei veri discendenti di Cristo, l’eredità di Maria Maddalena e i segreti del Codice da Vinci, Roma, Newton&Compton, 1997
[12]Lc 8,2-3
[13]Così sempre nella Bibbia: sette è un numero simbolico che sta ad indicare una “grande quantita” (ad esempio, sette sporte di cibo portate via dopo il miracolo della moltiplicazione dei pani e pesci, i peccati dei padri che ricadranno sui figli fino alla settima generazione, settanta volte sette, ecc.)
[14]Cfr. Gardner, citato: prima del matrimonio, le Marie erano soggette all’autorità del capo degli Scribi, che al tempo di Maddalena, era Giuda Iscariota. Il capo degli Scribi era anche il demone sacerdote “Numero 7”, e i sette “Sacerdoti Demoni” costituivano un gruppo formale di opposizione ai sacerdoti che rappresentavano le “sette luci della Menorah”. Questi sacerdoti avevano il compito di sorvegliare le donne nubili della Comunità. Dopo il matrimonio Maddalena non fu più sottoposta a tale sorveglianza.
[15]Come interpretano Baigent, Leigh e Lincoln, citato
[16]Cfr. B.D. Ehrman, La verità sul Codice Da Vinci, Milano, Mondadori, 2005, pgg. 134 ss.
[17]Mc. 16:1 – “Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a imbalsamare Gesù
[18]Gv. 20:1 ss
[19]Lc. 24:1 ss
[20]Riportato anche nell’Apocrifo Vangelo di Pietro, 12
[21]Lc 7:36-50
[22]Cfr. Mt. 26:6-13, Gv.12:1-11
[23]Gv. 8:1-11
[24]Mc. 5:21-24.35-43; Mt. 9: 18-19.23-26; Lc. 8:40-42.49-56
[25]Mt. 15:22-28
[26]Cfr. L.Moraldi, citato, pgg.156 ss
[27]Vangelo di Filippo, loghion 32
[28]Vangelo di Filippo, loghion 55
[29]Codice II, 51, 29-86,19
[30]Cfr. E. Pagels, I Vangeli gnostici, Milano, Mondadori, 2005, passim
[31]Cfr. Moraldi, citato, pgg. 104 ss.
[32]Cfr. Vangelo di Maria, parte finale
[33]Cfr. Pistis Sophia, 17,2
[34]Cfr. Pistis Sophia, 72, 7
[35]Cfr. K.King, The Gospel of Mary of Magdala: Jesus and the First Woman Apostle, Santa Rosa, Polebridge Press, 2005, pag.181

[36]Cfr. Morladi, citato pag. 107
[37]Cfr. Moraldi, citato, pgg. 81 ss.
[38]Cfr. Vangelo di Didimo Thoma, 114
[39]Genesi, 1: 28
[40]Cfr. Bersh., 1,28. Rabbi Eliezer ben Ircano, tra II e III sec. d.C. arrivò ad affermare che “colui che rifiuta di procreare è simile a un omicida”,Yebamot babilonese, 63b
[41]Ger. 16:2
[42]1 Cor. 7:8
[43]Cfr. Yebamot babilonese, 63b
[44]Cfr. Shabbat babilonese, 87a; Lo conferma anche Filone, secondo il quale Mosè si asteneva dal rapporto con le donne (De vita Moysis, II,68-69)
[45]Cfr. Plinio il Vecchio, Naturalis Historia, V,73
[46]Cfr. Giuseppe Flavio, Bellum iudaicum, II,120-121
[47]Cfr. Filone di Alessandria, Apologia, in Eusebius, Praeparatio evangelica, VIII 11,14
[48]Cfr. De vita contemplativa, 68: “Partecipavano anche le donne, la maggior parte delle quali erano vergini mature
[49]Mc. 10:29-30