IL MONDO DI GIACOBBE di Gaetano Dini

Esoterismo della Bibbia: il mondo di Giacobbe

Queste volta parliamo di Giacobbe, con le mie considerazioni.
Giacobbe era figlio di Isacco e di Rebecca, nipote di Abramo. Esaù e Giacobbe erano gemelli. Esaù, nato prima, per la legge ebraica del tempo era il fratello maggiore. Giacobbe però alla nascita teneva afferrato con la mano il calcagno del fratello.
Segno premonitore, questo, perché da adulto Giacobbe per un piatto di lenticchie date al fratello affamato gli carpì la primogenitura. Ma Esaù e Giacobbe rappresentano una persona sola.
Esaù, grande cacciatore, uomo robusto e villoso, simboleggia il lato quotidiano, materiale, vitale di Giacobbe mentre Giacobbe rappresenta la parte scaltra, riflessiva, contemplativa di se stesso.

Isacco, il loro padre preferiva dei due Esaù, che era sotto la sua benedizione. Questo significa che la prima esperienza cui siamo destinati come persone è la vita quotidiana, materiale, fisica, fatta di sensazioni, obiettivi, azioni.
Giacobbe strappa la primogenitura al fratello e questo significa che in lui, capìta la relatività della vita vissuta, viene a prevalere l’inclinazione verso la vita riflessiva, contemplativa, verso la conoscenza. Sua madre Rebecca preferiva lui come figlio e lo esortò quindi a non fare come Esaù, che prendeva mogli cananee, ma ad andare dal fratello di lei Labano, su a nord nella terra degli Aramei e di chiedergli in moglie una delle sue figlie.

Nell’immagine a lato,
“Combattimento notturno di Giacobbe con l’Angelo di Dio sulle rive dell’Iabbok” di Livio Retti (1692-1751). A
ffresco, Schwäbisch Hall


L’interesse di Rebecca per il figlio significa che Giacobbe è predisposto per ereditarietà 
a cercare una vita tendente alla spiritualità, ha cioè “i giusti cromosomi” per questo. La cosa significa che la ricerca di una vita spirituale è dovuta ad una personale inclinazione d’animo, cioè non tutti gli uomini sentono l’esigenza di questa ricerca. Anzi possiamo senz’altro dire che non sono molti a sentirla.
Prima di arrivare dallo zio materno, Giacobbe una notte ha un sogno. Vede una enorme scala che congiunge la terra al cielo e lungo essa salgono e scendono Angeli. E Dio appare a lui benedicendolo per il suo futuro di uomo. Poi Giacobbe riprende il cammino ed arriva dallo zio.

Con il sogno premonitore, Giacobbe sente e capisce di essere nel giusto come scelta di vita fatta, che è la ricerca della Conoscenza, della Sapienza. E’ Dio o se vogliamo chiamarlo il Sistema Divino che fornisce segni vari di incoraggiamento, in questo caso un sogno, a coloro che sentono e vogliono diventare Iniziati nella vita, incitandoli così a perseverare lungo la via, ad avere fiducia nelle proprie scelte fatte.
Giacobbe raggiunge quindi Labano. Il nome significa Bianco, inteso qui come puro, candido, una dimensione la sua differente e superiore a quella che offre normalmente ai più la vita quotidiana.
Labano ha dei figli maschi e due figlie, Lia la maggiore e Rachele.

Lia viene descritta dalla Bibbia “con gli occhi smorti” mentre Rachele è avvenente d’aspetto. A Giacobbe piace Rachele.
Giacobbe pattuisce così con lo zio di lavorare per lui per sette anni e avere poi in moglie Rachele. Lo zio accetta, ma al termine del settimo anno di lavoro fa sposare a Giacobbe, con uno stratagemma, la figlia maggiore Lia.
Giacobbe è indignato per l’inganno, ma si mette d’accordo di nuovo con lo zio per lavorare altri sette anni per lui e intanto può sposare anche Rachele. 

Lia gli dà subito dei figli maschi, quattro: Ruben, Simeone, Levi e Giuda mentre Rachele sembra essere sterile.
Labano intanto ha regalato due sue schiave alle figlie, a Lia Zilpa a Rachele BilaRachele, visto che non rimaneva incinta, dà in moglie (così dice la Bibbia) Bila a Giacobbe e dalla loro unione nascono due figli, Dan e Nèftali.
Anche Lia vedendo che non rimaneva più incinta fa sposare (così dice la Bibbia) la sua schiava Zilpa con Giacobbe e dall’unione nascono Gad e Aser.
Intanto Ruben, primogenito di Lia, nella stagione della mietitura del grano trova nei campi molte piante di mandragora e le raccoglie. Rachele ingolosita chiede alcune di queste in regalo a Lia. Lia acconsente e in cambio Rachele le permette di unirsi ancora con Giacobbe. 

Nascono così a Lia altri due figli, Issacar e Zabulon. Lia partorisce in seguito anche una figlia, Dina. Perché Lia possa partorire ancora c’è bisogno della Mandragora, pianta misteriosa da sempre ritenuta magica, che tra le sue funzioni ha anche quella di prevenire la sterilità, nel racconto biblico intesa come sterilità intellettuale.
Prima che Rachele possa concepire un figlio suo Lia ne deve averne altri, cioè la Vita Attiva deve seguire il suo completo corso naturale, preparatorio alla Vita Contemplativa. Alla fine anche Rachele rimane incinta di Giacobbe e partorisce l’agognato figlio, Giuseppe. La Lia descritta dalla Bibbia rappresenta infatti la Vita Attiva, quella quotidiana, fisica, materiale mentre Rachele rappresenta la Vita Contemplativa. Per questo Lia viene descritta “con gli occhi smorti” in quanto vivendo solo con essa non si può accedere alla dimensione spirituale.

Zilpa, la serva di Lia, rappresenta la Sensualità della vita, senza il cui richiamo non ci sarebbero desiderio, azioni, scelte. Quindi la Sensualità come strumento necessario al compimento della Vita Attiva.
Bila, la serva di Rachele, rappresenta invece l’Immaginativa, la Curiosità senza la quale non ci sarebbe la spinta alla ricerca della Conoscenza, della Sapienza, della Vita Contemplativa rappresentate appunto questa da Rachele.
Giacobbe infine rappresenta l’animo umano e dalla sua congiunzione con le quattro mogli simboleggianti quattro specifiche facoltà umane, nascono vari figli di indole diversa tra loro.
I suoi vari figli rappresentano le azioni, le opere differenti che Vita Attiva e Contemplativa portano l’uomo a realizzare.
Giacobbe garantisce allo zio sette anni di lavoro e ha in cambio Lia e per sposare Rachele garantisce altri sette anni di lavoro. Sette anni di Vita Attiva quindi e altri sette per conquistare la Vita Contemplativa. In tutto quattordici anni di impegno, di ricerca, ai quali racconta la Bibbia vanno sommati altri sei anni per accudire il grande gregge di Labano fatto di pecore e capre.


Nell’immagine sopra, “La scala di Giacobbe” di Raffaello Sanzio (1483-1520).
Stanza di Eliodoro, Musei Vaticani

In questi ultimi sei anni Giacobbe con stratagemmi vari che influenzano la riproduzione degli animali forma un suo grande gregge, diventando così ricco e con molti servi. Lia e Rachele vivono ora con Giacobbe in accordo reciproco e questo significa che l’Iniziato che non ha scelto di fare vita da Asceta deve vivere naturalmente e semplicemente tra le incombenze della vita quotidiana pur essendo lui un Iniziato.
Intanto Giacobbe decide con la sua famiglia che è ora di andare, di tornare a casa sua a Canaan. Lo deve fare però di nascosto dallo zio Labano. E così prepara la partenza con mogli, figli e servitori.
Rachele prima di partire senza dire niente a nessuno ruba tutti gli idoli religiosi che il padre conservava. Il trafugamento degli idoli da parte di Rachele che rappresenta la Vita Contemplativa, simboleggia il superamento definitivo da parte di Giacobbe del mondo di Labano, un mondo virtuoso, religioso, regolamentato.
Giacobbe ha ormai conquistato la dimensione della Vita Contemplativa e la padroneggia bene per cui Labano ed il suo mondo di riferimento sono diventati per lui insufficienti.

Labano, saputo della fuga di Giacobbe con mogli, figli, servi e greggi, lo insegueMa la notte durante il percorso di avvicinamento il Dio unico gli appare in sogno e lo convince a non arrecare danno a Giacobbe. E così quando si incontrano lo zio/suocero si riappacifica col nipote/genero e gli permette di continuare il viaggio.
Arrivato con i suoi in Cannan, Giacobbe deve affrontare ora un altro pericolo, quello del fratello Esaù che irato per la perdita della primogenitura medita vendetta. Prima di quel fatidico incontro Giacobbe che aveva intanto fatto andare avanti tutto il suo popolo, rimane solo e di notte ingaggia una lotta con un Uomo formidabile.
Ma Giacobbe è un degno avversario. Alla fine l’Uomo misterioso vedendo che non riusciva a vincerlo, colpisce Giacobbe all’articolazione del femore, ledendogli il nervo sciatico.
Benché menomato con l’articolazione slogata, Giacobbe continua a lottare alla pari e sopraggiungendo l’aurora dice all’Uomo che lo lascerà andare solo se verrà benedetto da lui. 

L’Uomo non può restare di giorno in terra, non può essere visto da altri all’infuori di Giacobbe, l’unico che ha i requisiti per vederlo, per sapere chi è. Giacobbe capisce infatti che quell’Uomo è il Dio unico. Questi acconsente infine a benedirlo, ma Giacobbe non si dovrà più chiamare così bensì Israele che significa “Colui che ha combattuto con Dio”.
Giacobbe dopo l’incontro con Dio si trasforma in Israele. Giacobbe Uomo Iniziato è ora diventato Israele, Uomo Metafisico.
Questa trasformazione interiore è la stessa che Dante cerca di spiegare al lettore quando guidato da Beatrice abbandona il Paradiso Terrestre ed entra nel Paradiso Celeste dove ogni volta si alza in volo con lei per raggiungere i vari Cieli. Dante chiama questo tipo di trasformazione interiore Trasumanar”.
Questi i suoi versi: “Trasumanar significar per verba non si porìa; però l’essemplo basti a cui esperienza grazia serba”. 

Avviene ora l’incontro col fratello Esaù.
Questi alla vista di Giacobbe e della sua gente perde di colpo ogni desiderio di vendetta e i due si riappacificano.
Esaù invita il fratello a seguirlo nelle sue terre. Giacobbe, diventato ora anche Israele, finge di acconsentire, ma segue una via diversa comperando un proprio terreno in Canaan per lui e per la sua gente. La riappacificazione dei due fratelli gemelli significa che in Giacobbe/Israele le due nature quella umana che vive nel mondo fisico e quella contemplativa che vive nel mondo dello spirito convivono ora armonicamente tra loro, non avendo infatti scelto Giacobbe/Israele di percorrere la vita in solitudine, quella ascetica.
La Bibbia racconta che in Canaan lungo la strada per Betel (Betlemme?) Rachele incinta per la seconda volta partorisce un figlio, ma muore di parto. Il figlio viene chiamato Beniamino.

La morte di Rachele che simboleggia la Vita Contemplativa è un atto necessario essendosi Giacobbe trasformato in Israele o come direbbe Dante “Trasumanato” in Israele. La Vita Contemplativa cioè Rachele, trova infatti il suo compimento ultimo nel lasciare il posto alla Intelligenza Pura, all’Estasi Visionaria che presuppongono per realizzarsi il superamento contemplativo rappresentato questo allegoricamente dalla morte di Rachele.
La testimonianza che questo supremo passaggio iniziatico è avvenuto è data dalla nascita di un figlio a Rachele che morendo dà vita a Beniamino, il cui nome significa “il figlio prediletto, colui che sta alla destra del padre”. E così il Grande Cammino, la Grande Epopea iniziatica di Giacobbe/Israele si viene trionfalmente a completare e concludere.

Bibliografia 

La Sacra Bibbia
Valli Luigi – Il linguaggio segreto di Dante e dei “Fedeli d’Amore”, Ed. Biblioteca di Filosofia e Scienza  

Autore: Gaetano Dini
Messo on line in data: Marzo 2019