I NUMERI SACRI (PARTE SECONDA) di Emanuela Cella Ferrari

Il numero Sei

Dal latino sex, è ricco di valori simbolici, esoterici e religiosi. Gli studiosi lo considerano emblema della natura fisica, della fragilità dell’uomo, della sua incertezza e dei suoi limiti. Può condurre l’essere umano sia verso il bene che verso il male, in direzione di Dio oppure portare ad un atteggiamento di ribellione e rivolta; è il numero degli antagonismi e del destino mistico. Rappresenta la perfezione in potenza, ma essa può fallire ed allora il sei diventa il simbolo della prova tra il bene e il male. Il falso profeta, l’Anticristo dell’Apocalisse, come sappiamo, “Sarà marcato col nome della Bestia e con la cifra del suo nome… essa è 666” (13, 17-18).

Il sei è alla base dell’esagramma, il sigillo di Salomone, formato da due triangoli equilateri opposti e intrecciati; sotto il profilo esoterico cristiano rappresenta le due nature di Cristo, quella divina e la umana. Secondo i pitagorici è il simbolo della bellezza e dell’unione nel matrimonio, inteso esotericamente, perfetto equilibrio delle forze opposte e dell’armonia del creato.
Nella Cabala è associato alla lettera Vau che significa spillo, gancio, uncino, indica estensione e unificazione. E’ il pilastro centrale, la linea della verità che attraversa l’intera realtà, simboleggia la capacità dell’anima di collegarsi con le altre.

Sei sono le emozioni del cuore: amore, misericordia, timore, sicurezza, semplicità e verità. E’ l’emblema del pianeta Venere, dell’estetica, dell’amore, dell’amicizia e della famiglia; era il numero consacrato ad Afrodite per la sua forza cosmica.
In Cina è considerato il numero del cielo; tra gli Indù è l’emblema della penetrazione della yoni da parte del lingam (l’organo femminile e l’organo maschile), equilibrando acqua e fuoco, potenza attiva e passiva.
Tra i Maya era valutato come una cifra femminile, in virtù delle sei rivoluzioni sinodiche della luna: si riferisce, quindi, al compimento di una evoluzione, di un ciclo.

Nell’antichità classica in Europa il sesto giorno era dedicato alle divinità della pioggia e della tempesta, entrambe connesse all’acqua, emblema femminile di purificazione e fertilità…

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Autore: Emanuela Cella Ferrari
Messo on line in data: Ottobre 2008/Giugno 2009