L’OLANDESE VOLANTE di Lilith 77

Il mare: sterminata distesa d’acqua, culla delle più profonde paure dell’uomo che di fronte alla sua grandezza non ha alcuna possibilità di domarlo o di conoscerlo per intero. Il mare è il viaggio e la ricerca, la scoperta e il mistero, l’inesplorato e la sfida…nei suoi abissi sembrano celarsi misteriose creature, pronte a distruggere le imbarcazioni comparendo dal nulla, e dalle sue acque nascono leggende evocative e inquietanti come quella di una nave ‘fantasma’ destinata a causa di una maledizione a solcare in eterno i sette mari. E’ la storia dell’Olandese Volante, una delle più antiche e più famose leggende del mare, le cui discusse origini si perdono nel folklore di zone del mondo distanti miglia tra loro e che sembrano in qualche caso trovare fondamento in oscuri episodi storici.  Un Capitano maledetto e la sua nave, bandito dall’attracco in ogni porto e condannato a navigare per l’eternità. La sua colpa? Aver osato sfidare l’Onnipotente.

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Non si sa se l’appellativo Olandese Volante si riferisca alla nave o piuttosto al suo Capitano, ma la leggenda è stata resa celebre in tutta Europa principalmente grazie all’opera di Wagner, che nel 1842 a Parigi scrisse il Der Fliegende Höllander, ma molti scrittori, poeti e artisti nel corso dei secoli sono stati ispirati dalla misteriosa nave fantasma, il cui Capitano assume nelle diverse versioni della storia i più svariati nomi. E’ Philip Vanderdecken nel romanzo gotico The Phantom Ship (1839) del Capitano Frederick Marryat; Matthew Lawe nell’opera incompleta di Nicholas Monsarrat The Master Mariner; Ramhout van Dam nelle Chronicles of Woolfets Roost (1855) di Washington Irving; e ancora Falkenbourg, Van Der Decken, Van Straaten, Van Diemen… fino al recentissimo Davy Jones cinematografico della trilogia disneyana dei ‘Pirati dei Caraibi’.

L’archetipo del Capitano maledetto e del suo vascello fantasma può essere ricercato secondo alcuni nel Capitano Olandese Bernard (o Barent) Fokke che nel XVII secolo, per la Compagnia delle Indie Orientali, veleggiò dall’Olanda all’isola di Giava in soli novanta giorni, quando le altre navi impiegavano allora il doppio del tempo. Per la stupefacente velocità a cui riusciva a spingere la sua nave, la Libera Nos, i marinai giuravano che Fokke, temerario e sprezzante di ogni pericolo, avesse fatto un patto con il Diavolo che gli permetteva di procedere a vele spiegate anche in mezzo alle tempeste.
Secondo altri invece il modello è il Capitano Hendrik Vanderdecker che nell’anno 1680 (o 1641 secondo altre fonti) di ritorno ad Amsterdam con la sua nave da Batavia, nelle Indie Olandesi, fu investito da una terribile tempesta. Il vento strappava le vele e la nave rischiava di inabissarsi, ma incurante del pericolo e delle richieste del suo equipaggio che lo pregava di attendere il placarsi della stessa, decise di affrontare la furia del mare, come se si trattasse di una sfida personale e di doppiare comunque il pericoloso Capo di Buona Speranza per proseguire anche a dispetto di Dio. La nave fu travolta da violente ondate in quell’infernale tratto di mare, che minacciavano di spezzarla in due, ma Vanderdecker non ne volle sapere di tornare indietro, sicuro di poter domare l’oceano anche a costo di governare la sua nave fino al giorno del Giudizio. Morirono tutti, ma in una sorta di contrappasso dantesco il Capitano fu condannato ad espiare la sua colpa per la morte di tutti i suoi uomini e per aver osato sfidare Dio navigando per l’eternità, sino al giorno del Giudizio Universale.

La leggenda ci mostra la solitudine del protagonista, condannato a vagare per lo sterminato deserto d’acqua, senza possibilità di redenzione, in attesa del giudizio divino… condizione in cui viene a trovarsi per sua stessa colpa, per la presunzione di poter domare l’indomabile, di opporsi alla natura (e quindi all’Onnipotente) credendo di riuscire dove nessuno ne è in grado, uscire vincitore dalla terribile tempesta, piegando al suo volere persino la furia degli elementi.
Dal folklore alla letteratura, al Capitano viene concessa una possibilità di redenzione, nell’opera di Wagner infatti un angelo stabilisce la condizione che metterà fine alla sua condanna: ogni sette anni, una tempesta lo porterà a riva e gli sarà permesso di sbarcare in un porto. Ma solo se troverà una donna disposta ad amarlo e a essergli fedele per l’eternità, gli sarà concessa la pace.

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Molte imbarcazioni avvistarono, o credettero di avvistare, nei secoli successivi l’Olandese Volante, emergere improvvisamente da una fitta nebbia o emanare da lontano una luce spettrale, e quasi in ognuno di questi casi qualcosa di terribile accadde ad indicare come il manifestarsi dell’Olandese fosse annuncio di sciagura o di cattiva sorte. Nel 1823 il Capitano Owen della nave inglese HMS Leven, dichiarò di aver visto l’Olandese Volante nei pressi del Capo di Buona Speranza. Owen credette dapprima di aver avvistato l’ HMS Barracouta, ma il confronto dei diari di bordo quando effettivamente si incontrarono una settimana dopo, confermò che le due navi si trovavano a trecento miglia di distanza l’una dall’altra quando Owen intercettò la misteriosa nave. Nel 1835 Capitano ed equipaggio di un vascello Britannico videro una nave avvicinarsi a vele spiegate benché nel mezzo di una tempesta. Il pericolo di una collisione sembrava imminente ma all’improvviso la nave sparì.

Uno degli avvistamenti più documentati si verificò l’11 luglio 1881, alle quattro del mattino circa. Il mare era calmo e l’HMS Inconstant veleggiava costeggiando l’Australia, in navigazione attraverso lo stretto di Bass, da Melbourne a Sidney. All’improvviso la vedetta segnalò la presenza di un vascello che si avvicinava. Tredici persone lo videro. Secondo i giornali di bordo del principe Giorgio, sedicenne guardiamarina, futuro Re Giorgio V d’Inghilterra, e di suo fratello, il principe Alberto Vittorio, la nave “emanava una strana luminosità rossastra, come una nave fantasma, sulla quale spiccavano nitidamente gli alberi, i pennoni e le vele di un brigantino distante duecento metri che si avvicinava a prua.” Ma improvvisamente com’era apparsa, l’imbarcazione svanì senza lasciare traccia. I testimoni credettero di aver visto l’Olandese Volante. Alle 10.45 del mattino, solo sei ore dopo l’avvistamento, la vedetta precipitò dall’albero di parrocchetto sfracellandosi sul castello di prua. Sulla via del ritorno il Capitano si ammalò e morì. Due altre navi, che viaggiavano con l’Inconstant, l’HMS Tourmaline e l’HMS Cleopatra, riportarono di aver visto la nave fantasma.
Gli avvistamenti proseguirono anche nel secolo successivo, e l’Olandese fu avvistata a largo delle coste del Sudafrica, a Cape Town, Table Bay…ogni volta appariva senza preavviso e spariva altrettanto misteriosamente, evitando per un soffio la collisione. Alcuni riferirono anche di aver visto un uomo al timone.

Allucinazione collettiva? Illusione ottica? Miraggio? Oppure l’Olandese è reale? Per tentare di spiegare questo mistero possiamo ricorrere a diverse teorie… La più semplice chiama in causa la mancanza di sonno dei marinai o l’abuso di alcol per spiegare l’allucinazione, ma, come prima cosa, dobbiamo tenere conto che non è detto che i marinai che riferivano di aver avvistato la nave fantasma dicessero il falso, semplicemente non è da escludere si trattasse di relitti che andavano alla deriva e che, in particolari condizioni meteorologiche, come la nebbia o il mare in tempesta, e colorate dalla superstizione, potevano apparire diversi da ciò che in realtà erano. Altro genere di spiegazione ci mostra l’Olandese come frutto di un’illusione ottica, spiegabile con il fenomeno detto ‘Fata Morgana‘ che, in particolari condizioni climatiche, permette, a causa della rifrazione della luce del sole attraverso l’aria che in prossimità del pelo dell’acqua è più fredda di quella sovrastante, di vedere un oggetto posto ad di là dell’orizzonte di osservazione, che appare mutevole e deformato. L’Olandese così non sarebbe altro che il riflesso di una nave reale…

Anche la parapsicologia tentò di indagare il mistero dell’Olandese Volante. Il Dr. Frederic William Henry Myers, fondatore della Society for Psychical Research, teorizzò che la coscienza potesse sopravvivere alla morte e avesse la capacità telepatica di proiettarsi ai viventi, così l’Olandese sarebbe una presenza impressa nel tempo e nello spazio, sprovvista di intelligenza e che si manifesta solitamente quando un disastro o una tragedia accade.
Eppure nessuna di queste spiegazioni risulta oggi pienamente convincente, trattandosi di ipotesi e supposizioni che non sono in grado di ricondurre l’Olandese al giogo della scienza, riuscendo a spiegare anche ciò che appare inspiegabile. La leggenda resterà avvolta dal mistero come ogni storia di mare che si rispetti…perché continuare ad indagarla, cercando una spiegazione ad ogni costo, non sarebbe in un certo modo peccare della stessa presunzione del Capitano maledetto?

Autore: Lilith 77
Messo on line in data: Aprile 2009
Immagini a cura dell’Autrice.