PSICHEDELIA: UN PONTE VERSO L’INFINITA’ di Gipsy Eagle

Psichedelia. Un ponte verso l’infinità di GIPSY EAGLE
Edizioni Venexia, Roma, 2007, 160 pagine, Euro 16,50
www.venexia.it

Forse erede di antropologi di fama mondiale come Mircea Elide, ma con la caratteristica umiltà di chi si accosta per la prima volta alla pubblicazione di un libro, Gipsy Eagle ha edito grazie alla casa editrice Venexia il suo primo lavoro: Psichedelia. Il libro prende spunto dalle vicende che sono gravitate, negli anni ’60, attorno alla figura di un chimico dal nome Albert Hoffman, famoso padre dell’LSD-25. L’autore ripercorre le scoperte scientifiche del chimico, le ricerche che lo convinsero di aver trovato un farmaco potente e prezioso, ciò che Eagle definisce “un vero elettuario psichico”.
La strumentalizzazione che fu fatta di questo farmaco portò all’inabissamento di ogni ulteriore studio per perfezionare le funzioni e le capacità dell’LSD e alla condanna, da parte di tutto il mondo, dell’utilizzo di piante psicotrope.
Gipsy Eagle, pur senza inneggiare all’uso spropositato e inopportuno di droghe o stupefacenti, si avventura su un terreno rischioso, nel tentativo di dimostrare come madre Natura ci ha in fondo fornito tutti gli elementi per trovare un benessere psicofisico che possa favorire la ricerca dell’equilibrio che andiamo tanto anelando. Ci sono, infatti, sostanze in Natura che conciliano la manifestazione di determinate energie, la cui sinergia aprirebbe le porte a una conoscenza alternativa, “sottile”, che ci riaccosta alla fonte di vita e alla divinità stessa.

Il libro si pone, così, come invito alle autorità – religiose, parlamentari, tutte – a prestare attenzione alle intuizioni e agli studi di coloro che hanno intrapreso la “via del guerriero di saggezza”. Gipsy Eagle la sa lunga in questo senso: ha alle spalle un’attività come sciamano di vent’anni, iniziata proprio presso gli sciamani Lakota. Il suo libro ripercorre la storia dell’utilizzo delle piante psicotrope dagli albori dei tempi: fin dal Paleolitico attraversa il sentiero dei misteri di Eleusi, il capitolo forse più bello di tutto il libro, in cui l’autore narra il mito con parole appassionate e luminose, senza dimenticare l’aspetto documentario che fa ricorso alle citazioni e alle fonti storiche. Prende poi in considerazione gli studi di colleghi antropologi e biologi mostrando come, forse per paura o forse per motivi ben più reconditi, si continui inutilmente a rinviare la ricerca nel campo delle piante psicotrope e allucinogene che, se ben ponderata e regolamentata, potrebbe invece permettere all’essere umano moderno in crisi di comprendere più a fondo la sua natura e quella di ciò che lo circonda e che gli ha dato vita. Eagle non manca di scendere in campo parlando di sé e della sua esperienza, senza però farsi mai voce assoluta e assolutista, ma rendendosi piuttosto testimonianza diretta di come, un approccio allo studio delle piante demonizzate guidato dal desiderio di conoscenza del sé, per un migliore rapporto dell’essere vivente con se stesso e con gli altri, e della fonte che ha dato vita alla nostra comparsa sulla terra, non contenga nulla di spaventoso o malefico. Scrive, infatti:

La realizzazione di ciò che è racchiuso in toto nel nostro stesso Sé dovrebbe essere la costante di ciascuna esistenza. Ciò perché sin quando non faremo evolvere, esplicitare, fiorire tutto il potenziale racchiuso nella nostra nascita ci sentiremo, nonostante tutto quello che potremo fare, monchi, incompleti, frustrati. Realizzare se stessi dovrebbe essere, per un guerriero di saggezza, la necessità fondamentale da assolvere con costanza, nell’arco dell’intera esistenza.

Troviamo questo libro particolarmente intrigante perché sa accostare poesia allo stato puro a una prosa morbida, che mette in risalto e rende particolarmente gradevoli i concetti espressi dall’autore. Non mancano le recriminazioni dell’uso folle e dello squilibrio che ha portato fiotti di giovani a perdersi nei meandri bui del piacere fine a se stesso, di cui le droghe sono state gli strumenti, ma non i colpevoli diretti del disagio e del malessere interiore di intere generazioni. Per non dimenticare come, le necessità di mercato abbiano portato l’uomo a “sporcare” gli elementi presenti in natura con materiale di tipo sintetico, spesso impuro e altamente nocivo. L’autore aspira a una rieducazione spirituale, oltre che materiale, dell’individuo, in cui le autorità mettano da parte gli interessi di mercato e utilitaristici per aprire la strada a un recupero dell’uomo e della sua condizione di umano. Molte sono le potenzialità del cervello che ancora sono inesplorate e che si ha terrore di analizzare e scoprire, forse perché permettere al cervello del singolo di scoprire le sue capacità intrinseche sarebbe scomodo per qualcuno. Ma molti sono anche i poteri racchiusi in Natura, che aspettano soltanto di essere svelati per sprigionare la loro essenza e riavvicinare l’essere umano alle origini. A noi la scelta di farci sentire, a viva voce, da coloro che si tappano le orecchie per non sentire verità “pruriginose”. Questo è il messaggio del particolarissimo libro di Eagle che invita la scienza a dare la sua importante e necessaria mano nell’aiutare l’essere umano a guarire le sue ferite fisiche e spirituali (Recensione di Titti Fumagalli).

Per saperne di più, leggete la sua intervista.

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Commento di Laura Renzi
Ho sfogliato le pagine di questo volume con timore. Credo fortemente nel potere evocativo e nella capacità di avvicinare la coscienza alla dimensione sacra delle erbe psicotrope, ma avevo paura che questo libro fosse un semplice elogio all’ecstasy e agli stupefacenti, e quindi “pericolosa”. Ho invece ammirato lo spirito critico con cui l’autore tratta un argomento tanto complesso. Mai una parola scritta fuori posto, mai un incitare a una cultura dello stupefacente. Il libro di Gipsy Eagle è un’esplorazione della storia e dei contesti che hanno reso fama agli stupefacenti come oggetto di studio per curare malattie, avvicinare l’uomo alla sfera spirituale e conoscere l’immenso potenziale racchiuso in natura. Ma proprio in virtù di questa serietà, l’autore non inneggia a usi scellerati e incondizionati di alcuna droga. Il suo è un grido teso a risvegliare le coscienze e ad abbattere certi limiti che l’uomo ha sempre imposto alla conoscenza, forse per timore di scoprire quel “qualcosa che è più grande di sé”.