RENE GUENON – LA VITA di Redazione
René Guénon – La Biografia
Il 15 novembre del 1886, a Blois – una bellissima cittadina medievale della Francia, sede della dinastia capetingia a cui diedero vita, per l’appunto, i Blois – nasceva un pensatore dalla personalità complessa ed enigmatica, cultore di metafisica e conoscenze esoteriche, che trasse ispirazione dal pensiero orientale e diede vita ad una vera e propria teoria della Tradizione: René-Jean-Marie-Joseph Guénon. Trascorse la sua giovinezza in un collegio della sua città natale, ma a Parigi s’iscrisse ad un corso di laurea in matematica, che dovette abbandonare per ragioni ancora poco chiare.
Viaggiò moltissimo nella sua vita, dall’Algeria all’Egitto, dove portò avanti gli studi della tradizione sufica per conto della casa editrice Véga; dopo essersi infiltrato nell’ambiente esoterico parigino, ottenne l’iniziazione ad una loggia massonica e, in seguito al conseguimento della laurea in lettere, cominciò a rendersi noto con alcuni articoli frutto dei suoi studi sulla religione indù.
Voce forse un po’ fuori dal coro, in un’epoca in cui lo Spiritismo e la Società Teosofica erano in grande voga, Guénon li confutò aspramente entrambi nei suoi scritti del 1921 – Introduction générale à l’étude des doctrines hindoues, Le Théosophisme, histoire d’une pseudo-religion– e in quello risalente al 1923 – L’erreure spirite.
Nella prima opera, nata in realtà come tesi di dottorato, l’autore sviluppò una critica manifesta al modo di pensare tipicamente occidentale, così riversato su se stesso da fraintendere le religioni orientali e travisarne il significato che ne è alla base.
Solo un terzo del libro fu, quindi, dedicato allo studio delle dottrine indù; i restanti due terzi si concentrarono sulla definizione di metafisica e su un’aspra valutazione della civiltà moderna d’Occidente.
La seconda opera si scagliò ferocemente contro la Società Teosofica di Madame Blavatskij, che venne definita dall’autore “pesudo-religione”.
Guénon non disdegnò di tracciare l’origine semantica della parola teosofia e di differenziarla da quella adottata dalla fondatrice della società (che si sviluppò in un periodo storico parallelo a quello del pensatore francese). Si legge, infatti, nella prefazione del libro:
“In effetti, molto tempo prima della creazione della Società cosiddetta Teosofica, il termine teosofia era una, denominazione comune a dottrine alquanto diverse, ma facenti tutte parte di una stessa tipologia o almeno derivanti dallo stesso complesso di indirizzi; […] esse hanno come elementi comuni e fondamentali delle concezioni più o meno strettamente esoteriche, di ispirazione religiosa o almeno mistica, benché, senza dubbio, di un misticismo un po’ speciale, e si richiamano ad una tradizione propriamente occidentale la cui base è sempre, sotto una forma o l’altra, il Cristianesimo“.
Nella terza opera Guénon intraprese, invece, un’analisi approfondita delle radici di un movimento molto seguito nella Francia di fine Ottocento – lo Spiritismo – e lo etichettò come “grossolana dottrina neospiritualistica”. Nel suo scritto evidenziò i rischi, ma anche le menzogne, le prese in giro, i fraintendimenti e le ciarlatanerie in cui incorre chi si avvicina a tale “disciplina”. Nonostante lo spiritismo abbia dalla sua l’essere fondamentalmente una teoria che tenta di basarsi sulla sperimentazione, Guenon mise in guardia dalle incoerenze della stessa e delle diverse scuole di pensiero spiritiste. Per esempio, quando affrontò il tema della reincarnazione, così come è affrontato dal movimento dello Spiritismo (attraverso testimonianze di sedicenti entità superiori o “di luce”), egli ricordò come in ogni nazione – e in ogni gruppo – gli spiriti diano informazioni del tutto contrastanti sul lasso di tempo che intercorre tra un’incarnazione ed un’altra, sulla definizione stessa di spirito, sul sesso in cui s’incarnerebbe l’anima e, perfino, sul pianeta in cui avverrebbe la reincarnazione.
Oltre a tutto questo, Guenon non mancò di parlare dei rischi d’ordine psichico a cui va incontro un medium o aspirante tale:
“Quando parliamo di devastazioni e di vittime, non si tratta affatto di semplici metafore; le cose di questo genere, e lo spiritismo più di tutte le altre, hanno come risultato di squilibrare e rovinare in modo irrimediabile una quantità di sventurati che, se non le avessero incontrate sulla loro strada, avrebbero potuto continuare a condurre una vita normale. Si tratta di un pericolo che non dovrebbe essere ritenuto trascurabile e che, soprattutto nelle attuali circostanze, è particolarmente necessario e opportuno denunciare con insistenza“.
Nel 1924 uscì l’opera Orient et Occident, in cui il pensatore francese tracciò una linea, talvolta netta, talvolta fluttuante, tra i due mondi e i relativi modi di pensare la vita e il rapporto col divino, perpetrando l’analisi iniziata nella sua prima opera (Introduction générale à l’étude des doctrines hindoues).
Dal 1925 al 1927 collaborò a una rivista di stampo cattolico, la “Regnabit” e con un’altra dal nome “Le voile d’Isis”. Durante questi anni pubblicò altri numerosi testi: L’Homme et son devenir selon le Vêdânta, L’Esotérisme de Dante, La Crise du monde moderne e Le Roi du monde.
Nel 1928 morì sua moglie e, nel giro di appena due anni, lo scrittore restò solo poiché, nel 1929, morì anche la nipote che egli aveva allevato come figlia. Da questo momento, egli si dedicò all’impostazione editoriale della rivista “Le voile d’Isis” che, dal 1935 prenderà il nome di “Etudes Traditionelles”.
Nel 1930 si trasferì a Il Cairo, dove sposò la figlia dello sceicco Mohammed Ibrahim, dalla quale ebbe quattro figli. La sua attività di scrittore non cessò un istante e il pensatore francese continuò a elaborare testi febbrilmente, pubblicando opere di grande spessore. Nel 1951 la sua vita si spense, in Egitto, ma il suo spirito resterà vivo fino ai giorni nostri, come contributo valido a formulazioni di tipo esoterico e metafisico, scevre dalle false illusioni e, contemporaneamente, dai dogmatismi non più accettabili da un’epoca in crisi.
L’incontro di due sfere – quella occidentale e quella orientale – e dei loro relativi pensieri, con un recupero delle antiche tradizioni religiose (si veda l’apprezzamento, nello scrittore, per il Cattolicesimo agli albori), diventa sfondo costante di tutta l’opera di Guénon, la cui lettura diventa, così, un must per chi si voglia accostare alla conoscenze del sapere esoterico.
Autore: Redazione
Messo on line in data: Maggio 2006