SPIRITUALITA’ ORIENTALE: IL TAOISMO (TERZA PARTE) di Gaetano Dini

Il Tao

L’opera comprende tre opuscoli o trattati: il Tao o “Libro della Via”, il Té o “Libro della Virtù, Rettitudine”, il Kan-Ing o “Libro delle Sanzioni”.
Il Thai-Chang-Kan-ing-pien o Libro Kan-Ing è l’ultimo dei testi tradizionali del Taoismo primitivo.
Thai-Chang è uno dei tanti soprannomi di Lao-tze, che significa “il più elevato”. Il Kan-ing è stato composto da dottori taoisti successivi al maestro.
Nel trattato non si ritrova il tenore impersonale, metafisico ed ascetico del maestro. I precetti morali illustrati, risentono del modernismo e dell’influenza della folla, della società.
L’energia sviluppata dall’atto umano, il Kan, provoca una modificazione nel cosmo che prende il nome di Ing. L’Ing è un’onda impersonale nell’oceano dell’universo che viene ad interessare l’uomo solamente nel momento in cui il suo movimento viene a modificare l’aura umana.

 

Le gerarchie taoiste

I centri iniziatici taoisti ignoravano qualsiasi tipo di culto, di rituale, di liturgia, di sacerdozio.
I dottori taoisti portavano il nome di Tongsang (uomini che vedono chiaro), si occupavano di metafisica ed esponevano l’insegnamento classico del Taoismo.
Accanto a essi c’erano i Phutuy che si distinguevano per un maggior carattere ieratico.
Al più alto grado della gerarchia si collocavano i Phap, i quali oltre alle scienze possedute dagli altri adepti, conoscevano le scienze delle tossicologie sacre e profane, le scienze divinatorie della metoscopia e del siderismo. I riti evocatori avevano una grande importanza in questo collegio che seguiva l’insegnamento del Drago, emblema fantastico rappresentante l’Impero del Centro, maestro supremo ed onniscente del cammino della via della mano destra e sinistra.

Nel collegio dei Tongsang si ammettevano solo i dottori giunti ai più alti gradi della letteratura.
Essi avevano diritto al titolo di taoista e all’insegnamento dopo un lungo soggiorno in monasteri chiamati “templi senza porte”, dove si dedicavano a lavori mistici e iniziatici e dove la lunga contemplazione delle leggi dell’universo li faceva penetrare nel profondo delle leggi della natura.
I Tongsang sceglievano generalmente la loro dimora in villaggi da 8/10.000 abitanti a una certa distanza dalle città, in paesi dove la vita era facile, sufficientemente appartati da non essere importunati e abbastanza vicini alle vie di comunicazione da non imporre viaggi troppo faticosi agli auditori.
Il loro insegnamento pubblico consisteva nella lettura, parafrasi e applicazione del Tao, del Té e del Kan-Ing. Era un insegnamento che racchiudeva in sintesi tutto l’esoterismo taoista. Ogni scienza metafisica veniva da loro abbordata e diveniva comprensibile agli ascoltatori.
Non è questa tutta la sapienza dei Tongsang, ma è la sola che essi pubblicamente insegnavano.
I Tongsang venivano sempre consultati dai funzionari governativi, sulla direzione di governo, su decisioni politiche da prendere.
L’amministrazione provinciale veniva così a trovarsi sotto la direzione segreta dei Tongsang.

Il collegio dei Phutuy era un collegio chiuso e senza allievi, dove non si insegnava ma si studiava solamente. Ogni Phutuy viveva isolato dentro la propria meditazione.
La scienza da acquisire in questo grado iniziatico la si acquisiva da se stessi, mai attraverso altre persone. I testi taoisti venivano meditati dai Phutuy in maniera diversa, ricavandone il senso mediante l’uso tecnico dell’insegnamento tradizionale da loro precedentemente acquisito.
Nessun vantaggio sociale derivava dall’appartenere a questo collegio.
Sotto il profilo politico, i Phutuy erano dei vigilatori dell’esecuzione degli ordini impartiti dai Tongsang.
Viaggiavano senza destare sospetti. Essi esercitavano in pubblico il mestiere di giocolieri nomadi o il fachirismo errante.
Come se quello fosse il loro mestiere, stupivano la folla con fenomeni miracolistici come la moltiplicazione del sapeco, l’arresto delle acque correnti, la germinazione, la fioritura e fruttificazione pseudospontanea e istantanea, la morte apparente, l’inumazione temporanea.
Si spostavano, viaggiavano osservando tutto e ne rendevano conto a coloro che li avevano inviati.
Quando il Phutuy perseverando entrava in possesso dei segreti e delle forze della natura, quando forte della sua volontà rompeva i legami ultimi che lo collegavano ancora al mondo, allora saliva spontaneamente al vertice della gerarchia, divendo Phap.

Il Phap non era più un dogmatico come il Tongsang o un contemplativo come il Phutuy. Egli era essenzialmente un attivo nomade.
La sua dignità lo obbligava all’attività, la sua attività lo obbligava alla precarietà. Il Phap era una figura influente all’interno delle società segrete iniziatiche. Trasmetteva gli ordini al Tongsang ed era l’espressione della volontà delle società segrete.
Viaggiava nel Paese come un monaco pellegrino. Nulla era possibile senza lui. La società segreta non era infatti visibile, solo il Phap era visibile ma per molto poco.
Oltre ai testi sacri, il Phap possedevano i segreti della Tossicologia ieratica degli antichi, scienza che rappresentava un temibile arsenale per chi la deteneva. Possedeva anche la conoscenza degli antichi trattati di Frenologia, Chiromanzia, i segreti dei medicinali ricavati dalla flora e dai minerali. Possedeva inoltre il significato divinatorio dell’Yiking (primo libro sacro dei cinesi, redatto dai discepoli di Fohi circa 8 secoli prima di Mosè).

La vera prerogativa dei Phap era la conoscenza e la pratica dei precetti del “Phankhoatu”.
Il Phankhoatu, letteralmente “libro delle Cose di Rimando o dei Rovesci” si divide in due parti.
La prima è un riassunto di metafisica e di insegnamenti interiori.
La seconda comprende:
– Un trattato di Tossicologia sulle essenze derivanti dalle canape, dall’upas, dai succhi dei lauri e della mancinella, dalle liane di coca. Una sua sezione è dedicata alla pratica dell’oppio.
C’è pi un altro trattato che interessa:
Profumi quali i muschi, il benzoino, il ginseng, il sandalo, esalazioni di liane, felci, arbusti.
Fenomeni di ordine inferiore ed intermedi, classificati in occidente con il termine di Spiritismo.
Studio dell’esistenza di forze erranti, potenze dell’anima e delle cose, la loro determinazione, fugace costituzione e capacità.
Modo di utilizzo di dette forze, determinazione degli scopi per i quali è lecito farle agire.
Studio delle forze preliminari, della preparazione materiale, dei coadiuvanti fisici, delle precauzioni indispensabili prima, durante e dopo i riti propiziatori.
Pericoli di queste pratiche, il rischio volontario dell’operatore, l’utilizzo delle potenze estranee ed idonee mal disperse dopo l’uso, la guarigione dai loro effetti tramite una terza persona, a scapito di una terza persona, i fenomeni del contraccolpo.
Riti, determinazioni astronomiche dei periodi favorevoli.
Potere sulla natura (mondo inferiore), sui simili (mondo intermedio), influenze sugli indeterminati (mondo superiore).
Divinazione.
Evocazione.
Studio delle leggi che governano l’atto del concepimento.
Studio della morte e della morte felice.

 

Bibliografia
Evola Julius – Introduzione al Tao Té Ching,  Edizioni Mediterranee, Roma
Ciuang Zè – Acque d’Autunno, Introduzione di Mario Novaro, Edizioni Laterza, Bari
Matgioi – La Via Taoista, Basaia Editore, Roma

 

Autore: Gaetano Dini
Messo on line in data: Luglio 2020