I TAROCCHI MOTIVAZIONALI (SETTIMA PARTE) di Carlo De Rossi

Il Carro

 

Per l’uomo coraggioso fortuna e sfortuna sono come la mano destra e la mano sinistra:
egli trae vantaggio dall’una e dall’altra (Caterina da Siena)

Il bambino (lo zero, il Matto, il cercatore, l’incosciente), dopo aver raccolto i propri strumenti e aver catalizzato le energie e la creatività (il Bagatto, l’apprendista), si è congedato dai genitori – di cui conserva traccia in sé e nel suo impianto valoriale (Papa, Papessa, Imperatore, Imperatrice) – per compiere scelte (gli Amanti) e affrontare il viaggio iniziatico (il Carro).

Nell’immagine a lato,
Il Carro dei Tarocchi di Wirth


Ora è giovane e ambizioso, con tanto di corona e scettro, simboli di potere, e vuole affermarsi nel mondo.
Il Carro, Arcano di maturazione, invita ad armonizzare pulsioni e intelletto (cavalli di colore diverso, almeno prima della revisione di Jodorowsky); il dualismo tra emotività e razionalità fa del nobile condottiero un personaggio statico (non ci sono redini e le ruote sembrano poggiate dietro al carro): il cui vero viaggio è interiore, riflessivo, e prevede un’analisi delle  aspirazioni.

Nella numerologia, il 7 esprime l’equilibrio perfetto, indicando un ciclo compiuto e dinamico. Essendo il numero della creazione, il 7 rappresenta il tutto. Il Carro, quindi, potrebbe diventare lo strumento di mediazione tra umano e divino, un ponte tra la natura fisica e spirituale.
Secondo la proiezione dell’Arcano, la vera affermazione è quella che armonizza la volontà con la ‘missione evolutiva’ personale: la motivazione non è più in balia di eventi esterni, controllata da ricordi, inibizioni e condizionamenti, ma libera di agire in sintonia con la natura del consultante, indipendente dalla meta. 

Lasciamo per un attimo la parola alla carta, prendendo in prestito la voce di Jodorowsky: 

“Sono pieno, completamente pieno di forza. 

Nulla va sprecato: ancorato al pianeta, 

amante di tutte le sue energie, avanzo con esse. 

Come un cavaliere di fuoco, non mi muovo dal mio posto. 

Non scivolo sopra la Terra. Vedo dall’alto. 

Viaggio insieme al tempo senza mai uscire dall’attimo. 

Senza passato, senza futuro, 

l’unico tempo possibile: il presente, 

come un gioiello dal valore incommensurabile. 

Ciò che non sta qui, non è in nessun altro luogo. 

Sono l’origine di tutti i guerrieri, dei campioni, degli eroi, 

di ogni capacità di sopportazione e di ogni coraggio. 

Nulla mi spaventa, nessuna impresa. (…)”

In una stesura, il Carro potrebbe simboleggiare la ricerca del successo, dell’affermazione sociale.
Questo Arcano è l’emblema di una padronanza sulle situazioni esercitate attraverso la volontà e l’intelligenza. Annuncia iniziative di successo, viaggi o trasferimenti.
Potrebbe indicare, se in opposizione, inibizioni o frustrazioni, indecisioni, carenze nell’autocontrollo. Il giovane, ritratto sulla lamina in atteggiamento vittorioso, ha un’armatura azzurra e dorata che lo protegge contro possibili tentazioni. Indubbiamente, siamo in un momento di maturazione personale. Da notare il drappo che fa da tetto al cavaliere: in alcune rappresentazioni è stellato, lasciando intendere un’influenza trascendentale nelle azioni umane.

Come nella carta precedente, quella degli Amanti, dove Cupido incarnava l’energia infantile, creativa, capace di condizionare i risultati, qui si aggiungono i volti sulle spalline, forse Luna e Sole – archetipi genitoriali – , forse maschere che simboleggiano spinte egoiche volte a tutelare i personali interessi, escludendo il prossimo. Per questo è auspicabile, ai fini di una personalità armonica, l’integrazione di Animus e Anima e la sublimazione dell’apparire, al di là di ruoli e orpelli regali.  

Autore: Carlo De Rossi
Messo on line in data: Luglio 2020