WILLIAM BUTLER YEATS di Pinuccia Cardullo

William Butler Yeats nacque a Dublino il 13 giugno 1865 e passò la sua giovinezza tra l’Irlanda e Londra. La sua famiglia era protestante e pertanto legata alle tradizioni irlandesi non-cattoliche. Pubblicò raccolte di leggende e fiabe della sua terra, aderì a movimenti nazionalisti irlandesi, fu poeta e drammaturgo. Nel 1922 accettò la nomina a senatore a vita del neonato Stato Libero d’Irlanda e nel 1923 ricevette il premio Nobel per la letteratura. Fu spesso in Italia e fece lunghi soggiorni a Rapallo, una delle sue mete di viaggio preferite. Morì il 28 gennaio 1939 a Roquebrune, nella Francia meridionale, dove si era trasferito per motivi di salute. La sua salma fu riportata in Irlanda nel 1948.

In Yeats si riconosce ormai la maggiore voce poetica di lingua inglese degli ultimi cento anni… La grandezza di Yeats si manifesta proprio nella sua miracolosa capacità di superare con la sua istintiva forza e quasi violenza di poesia ogni remora o confine di tradizione, di nazionalità, di credo religioso, politico, filosofico…

afferma il critico letterario Giorgio Melchiori.

Fondamentale, non solo alla sua potente creatività, fu la sua adesione alla Golden Dawn, “l’Ordine ermetico dell’Alba Dorata”, società iniziatica che aprì il primo Tempio a Londra nel 1888. Yeats vi si avvicinò e vi aderì nel corso degli anni successivi e ne diventò la figura di spicco.
Innamoratosi di Maud Gonne, patriota e rappresentante della Golden Dawn – sposata al maggiore John MacBride, giustiziato in seguito alla rivolta anti-inglese del 1916 – la chiese in moglie nel 1917, ma ne venne respinto; ripeté l’offerta alla figlia adottiva di Maud, Iseult, ma, rifiutato anche da lei, si sposò con Georgie Hyde-Lees. Anche la moglie fece parte del gruppo: in quello stesso anno, poco dopo le nozze, Yeats scoprì che lei era dotata di facoltà medianiche di ‘scrittura automatica’.

Nel 1925 espose la sua ‘visione del mondo’ nel trattato A Vision, elaborato grazie all’interpretazione dei messaggi di scrittura automatica ricevuti dalla moglie, e nel 1937 pubblicò la versione definitiva e completa di questa sua cosmogonia. A partire dal 1917 la sua produzione letteraria divenne fiorente e carica di immagini, simboli e suggestioni: la nascita di due figli, Anne nel 1919 e William Michael nel 1921, arricchì ulteriormente la sua carica di vitalità intellettuale e umana, spingendolo a viaggiare, intrecciare nuove amicizie e scrivere pagine di letteratura memorabili.

Prometto inoltre giuro che, con il Consenso divino, a partire da questo giorno mi dedicherò alla Grande opera…cioè a purificare ed esaltare la mia Natura Spirituale, affinché, con l’Aiuto Divino, io possa al fine divenire più che umano, e così elevarmi gradualmente e unirmi al mio Genio Divino Superiore, e che in tal caso non abuserò del grande potere a me affidato.

 

Questo giuramento sintetizza bene lo scopo dell’opera della Golden Dawn: l’elevazione spirituale degli esseri umani, la ricerca interiore di una maggiore consapevolezza e conoscenza dell’io e delle responsabilità verso il mondo e il pianeta Terra. La possibilità, quindi, di incidere sulla realtà tangibile grazie alla propria volontà, usata con saggezza e conoscenza di antichi saperi che la Golden Dawn ha ripreso e sistematizzato.
Per perseguire questi scopi la Golden Dawn si fonda su una sapienza elaborata attingendo a tradizioni ermetiche ed esoteriche occidentali e orientali, della Cabala mistica, dei Rosacroce, degli Illuminati di Baviera e dei Tarocchi. Il fine ultimo, si può affermare, è il raggiungimento della Luce attraverso l’iniziazione cerimoniale. La Luce è la fine delle tenebre di una vita fino a quel momento vissuta senza la consapevolezza di sé e del proprio ruolo nel mondo e nell’Universo, della propria evoluzione spirituale e della propria auto–realizzazione.
La Golden Dawn si avvale di rituali complessi, volti sempre ad un’elevazione spirituale degli adepti, cui essi devono giungere per gradi, con impegno costante e passando dal livello più elementare, quello di Neofita, a quello più elevato di Ipsissimus.

 

IL SECONDO AVVENTO

Roteando nel giro che s’allarga
Non può il falcone udire il falconiere;
Crolla ogni cosa; il centro più non tiene;
Anarchia pura esplode contro il mondo;
La sanguigna marea s’innalza e ovunque
La cerimonia d’innocenza è spenta;
Manca ai migliori ogni convincimento
E ai malvagi più intensa è la passione.

Di certo sopraggiunge una rivelazione;
Senza dubbio il Secondo Avvento si avvicina.
Secondo Avvento! A queste parole
Dallo Spiritus Mundi sorge immane un’immagine
A turbarmi la vista: tra sabbie di un deserto
Un corpo di leone con la testa di un uomo,
Vacui gli occhi e spietati come il sole,
Le lente cosce avanza mentre intorno
Volan l’ombre infuriate di uccelli del deserto.
Di nuovo cala il buio, ma or mi è chiaro
Che venti secoli di sonno simile a pietra
Sconvolse come un incubo l’ondeggiar di una culla.
E quale rozza bestia, giunto infine il suo tempo,
striscia verso Betlemme per esser partorita?

The Second Coming”, in Michael Robartes and the Dancer, 1921. Traduzione di Giorgio Gramolini.

In questi versi traspare la concezione ciclica della storia propria di Yeats. Vi si annuncia la fine dell’era seguita alla venuta di Cristo e l’avvento di una fase violenta segnata dal sovvertimento delle forme storiche acquisite. L’ispirazione viene dal Vangelo (Matteo, 24) e si fonde con la visione della Bestia rappresentata nell’Apocalisse di San Giovanni. Lo Spiritus Mundi si identifica ad un tempo con l’anima universale e l’insieme delle coscienze individuali.

 

Autore: Pinuccia Cardullo
Messo on line in data: Settembre 2001