ERBE MAGICHE: L’ABETE di Katia

Il fuoco danza nel camino, mentre il suo crepitio mi accompagna con il suo pacato ritmo.
Il profumo dell’inverno mi avvolge nel suo silenzio fatato; nel tepore del mio piccolo casolare assaporo l’aroma dell’Abete, l’albero che, addobbato a festa, annuncia l’arrivo della notte Santa. Le candele, con la loro tenue fiamma, seguono sinuose il movimento del magico libro, e mentre il mio sguardo cerca incuriosito la storia antica dell’albero di Natale, la neve scende ovattando tutto il mio mondo.
Dal portamento maestoso, l’elegante Abete regna incontrastato nei boschi, da milioni e milioni d’anni, riuscendo a sopravvivere alle catastrofi geologiche; forse anche per questo è stato considerato un albero cosmico, o albero della vita, dagli sciamani.
Simbolo dell’immortalità, l’Abete era considerato sacro e, nella tradizione, la manifestazione divina del cosmo. I Popoli dei paesi scandinavi e germanici, poco prima del solstizio d’inverno, si recavano nel bosco a recidere un Abete come rito propiziatorio e, portato in casa, l’albero era addobbato con ghirlande e dolci; uomini, donne e bambini trascorrevano allegramente la notte fra canti e danze.
Da documenti storici che risalgono al Medioevo, questa conifera fu anche consacrata all’evento della nascita del bambino divino, quindi al Natale Cristiano, fino a quando, nel XV secolo, questo tipo di festeggiamento fu abolito dalla chiesa perché definito orgiastico e profano.

Fu la principessa Elena di Meckelenburg, sposa del duca d’Orlèans, che nel 1840 introdusse l’albero di Natale a Corte, suscitando sorpresa e scalpore generale; e grazie a lei l’abete decorato a Natale riprese la sua tradizione, che a poco a poco di diffuse anche nei paesi latini, simboleggiando la Santa Notte, e la luce Divina che è rappresentata dalle candele o dai lumini accesi, come la Luce dell’amore infinito di Cristo.
Ancor oggi si favoleggia che nei boschi del Tirolo un piccolo Genio dimori nel tronco cavo di un Abete secolare e, nascosto tra i rami, protegga le conifere; e quando qualche boscaiolo si appresta a recidere un albero, lamenti e sospiri echeggino nella valle supplicandolo di lasciarlo vivere.
Si racconta anche che questo folletto del bosco abbia il compito di proteggere il bestiame e doni prosperità alle fattorie.

Curarsi con l’Abete
Nella tradizione contadina le gemme dell’Abete sono usate come infuso per lenire le infiammazioni della mucosa bronchiale, mentre le sue foglie sono ottime per rinfrescare la cute dei piedi.
Una piccola curiosità: le gemme o le piccole pigne ancora acerbe dell’Abete, messe a riposo nella grappa, possono essere un buon digestivo.
Un bagno invernale, fatto con l’Abete, combatte la bronchite. Fate un infuso di gemme d’Abete bianco, foglie d’eucalipto, gemme di pino silvestre ed una pianticella di timo, in parti uguali, in acqua calda.
Per combattere l’enfisema polmonare bere un infuso di gemme d’Abete bianco, in misura di 45 g. di gemme messe in infusione in un litro d’acqua bollente per 10 minuti circa; bere poi tre tazze al giorno di questo liquido, lontano dai pasti.
Per diminuire la sudorazione preparatevi un bagno d’Abete bianco e pino marittimo, usando 5 grammi di foglie di entrambi per litro d’acqua del bagno; o preparare 5 litri di decotto, da versare poi nella vasca.

 

Autore: Katia
Messo on line in data: Dicembre 2000