ARMI MAGICHE: IL KERIS di Slowrider

Il Keris: la più magica tra le lame

Che cos’è un “kriss”? Tutti coloro che, come chi scrive, hanno divorato le salgariane avventure di Sandokan, Yanez e dei tigrotti di Mompracem, non avranno esitazioni a rispondere che è il classico pugnale malese dalla lama serpeggiante.
Probabilmente lo stesso Emilio Salgari non sospettava quanta maggiore attenzione meriti questo oggetto e quanti mirabolanti fatti e misfatti si possono narrare su di esso.
Innanzitutto il suo luogo d’origine non è la Malesia, bensì Giava.
Le sue generose dimensioni ce lo fanno considerare una corta daga piuttosto che un pugnale e soprattutto la sua struttura piuttosto fragile rivela la sua destinazione essenzialmente cerimoniale e sacra.

Per i Giavanesi il keris (poiché questa è la grafia corretta) è un oggetto carico di significati simbolici ed è sempre presente nell’abito tradizionale, sia maschile sia femminile.
Se sarà necessario celebrare un matrimonio per procura, uno degli sposi invierà il proprio keris e sarà come se egli stesso fosse presente alla cerimonia.
Sarà altresì di ottimo augurio per un neonato se un keris taglierà il suo cordone ombelicale.

Sono però i poteri magici attribuitigli a farne un oggetto unico al mondo; del resto, l’andamento serpeggiante della sua lama è un omaggio al sacro serpente Naga, Signore degli inferi e degli spiriti.
Se si vorrà gettare il malocchio su qualcuno, sarà sufficiente puntare il keris contro il malcapitato; lo stesso si otterrà trafiggendo con esso un’orma lasciata sul terreno. Se un pericolo minaccerà il proprietario, il keris prenderà a vibrare nel fodero mettendolo in guardia.
Naturalmente gli artefici di questi potenti talismani erano ammantati da un’aura quasi sacerdotale: questi fabbri, chiamati Empu, potevano essere tanto maschi quanto femmine e generalmente appartenevano alla famiglia reale.
I rituali per la fabbricazione dei keris più pregiati avevano aspetti quali soltanto in Oriente è dato di incontrare; un esemplare venne forgiato battendo un colpo di maglio ogni venerdì e il lavoro venne ultimato in diciassette anni.
Si dice poi che le Empu femmine aggiungessero un tocco particolare alla lavorazione, introducendo la lama nelle proprie parti intime, testimoniandone così la chiara valenza fallica.

Stretto era il legame tra il keris e le stelle: la migliore materia prima era infatti l’acciaio ricavato dai meteoriti, che venivano pazientemente ricercati per tutto il territorio.
Quando tutti i rituali erano stati osservati e i migliori materiali erano stati impiegati, il risultato non poteva che essere eccezionale, ma non sempre in senso positivo.
Si narra di un esemplare particolarmente malvagio, dotato di vita propria, che nottetempo spiccava il volo per andare a compiere delitti; dopodiché si ripuliva dal sangue tuffandosi in un corso d’acqua e se ne ritornava buono buono nel fodero.
Il sovrano volle porre fine alla cosa e ne ordinò la ”esecuzione”, facendolo distruggere sulla pubblica piazza: con grande stupore dei presenti, se ne videro i frammenti ascendere al cielo in un turbinare di scintille!

Autore: Slowrider
Messo on line in data: Dicembre 2000
Immagine a cura dell’Autore.