CASTEL DEL MONTE E FEDERICO II di Rossana Tinelli

Un viaggio alla scoperta di Federico II

Esistono tanti affascinanti costruzioni, come le piramidi o i grandi monumenti megalitici dell’antichità che sembrano trasmettere misteriose energie, lasciando percepire il disegno magico e spirituale da cui sono nate. A tali luoghi ci si può avvicinare con interesse artistico, storico o con curiosità scientifica per rendere il mistero a misura d’uomo; ma poi rimane la semplicità e la grande forza evocativa dei simboli contenuti nelle forme. E allora non possiamo non riconoscere che sono tali costruzioni a produrre un che di magico di evocativo ogniqualvolta ne valichiamo la soglia o ne tastiamo il terreno. Castel del Monte è una costruzione sintesi di un’elaborata conoscenza e di genialità creativa nonché di straordinaria apertura intellettuale di Federico II di Svevia.

Il castello ha fatto sbizzarrire non poco sulle ragioni della sua esistenza. Ci sono vari orientamenti in proposito: uno di questi tiene conto della passione di Federico per la falconeria, ereditata dal padre Enrico. In quest’ottica Castel del Monte sarebbe una delle residenze imperiali progettate in funzione della caccia al falcone, grazie alla suggestiva posizione geografica e alla bellezza del luogo, che le testimonianze dell’epoca ci presentano come ricchissimo di verde e di acque, molto simile ai luoghi ameni descritti nel famoso trattato De arte venandi cum avibus, attribuito allo stesso imperatore. Si può ipotizzare che l’amore della falconeria abbia giustificato la progettazione di una forma così perfetta, fondata sulla ripetizione quasi ossessiva del tema dell’ottagono, utilizzando tale costruzione solo come rifugio di caccia? Ecco allora che prende corpo l’orientamento che vede il castello come simbolo: un simbolo di stato che vuole Gerusalemme come città ottagonale, il segno della sovranità.
Dunque la scelta dell’ottagono, come elemento ricorrente in Castel del Monte, può essere scaturita dall’intento di esprimere cadenze numeriche che sottintendono valori più complessi e universali. Nella numerologia inoltre l’8 traduce simbolicamente l’equilibrio cosmico e la giustizia equilibrante, in quanto somma di 4 + 4 che due forze contrastanti che si armonizzano. L’ottagono ha anche il significato di mediazione tra il quadrato e il cerchio, ossia tra la materia limitata e lo spazio perfetto della creazione, quindi tra terra e cielo.

E’ difficile attribuire una funzione esclusivamente mondana e profana al castello, quando si intuisce il sofisticato disegno intellettuale e la qualità delle comunicazioni affidate alla pietra. “Tempio laico“ lo definisce in un suo studio sulla costruzione sveva Aldo Tavolaro, ed è tempio rivestito della sacralità conferita dalle correlazioni astronomiche richiamate dalle proporzioni geometriche, volte a riprodurre la perfezione di un ordine soprannaturale. Studiando attentamente Castel del Monte, Tavolaro ha intuito una corrispondenza tra il ritmo solare, cioè la scansione cronologica determinata dal sole nel corso dell’anno e il ritmo architettonico. Calcoli geometrici e trigonometrici dimostrano che l’ombra proiettata dal sole a mezzogiorno al suo ingresso nei vari segni zodiacali viene a coincidere di volta in volta con la lunghezza del cortile, poi con quella delle sale interne, poi con la circonferenza teorica che racchiude la costruzione e con l’antica recinzione, ora demolita.

E ancora, la costruzione sorge al centro di un rettangolo ideale, tracciato dal sole unendo i quattro punti in cui si leva e tramonta nei giorni dei solstizi: i lati di questo rettangolo sono in rapporto di 1,618 che è il numero magico dei pitagorici, quello che esprime la segreta armonia rintracciabile nel corpo umano, in natura e nelle figure geometriche. Federico, appassionato investigatore della natura e delle forze arcane che operano in essa ha voluto imprigionare nella pietra, attraverso un codice segreto che traduce in coordinate terrene le coordinate celesti. Nel sole sono rappresentate simbolicamente gli attributi divini del potere, conferito da Dio all’imperatore. Federico aveva incentivato una sorta di culto solare sulla sua persona “Sol justitiae“, “Sol mundi“.
Dunque, l’itinerario verso Castel del Monte rivela la multiforme personalità del sovrano, i suoi interessi scientifici, la sua cultura in senso lato. Quest’opera si impone sul territorio come presenza (in qualità di “occhi dell’imperatore“), ma soprattutto attraverso il valore di instrumenta regni, ”mezzi efficaci di informazione e di persuasione in grado di trasmettere le volontà politiche e gli orientamenti culturali del grande Svevo”.
Se si vuole intraprendere un itinerario federiciano per scoprire i segni della regalità e della autorità del grande imperatore non si può prescindere da questo edificio che ha reso indelebili le tracce del suo sapere.

 

Autore: Rossana Tinelli
Messo on line in data: Agosto 2008