LA MAGIA CELTICA (PARTE PRIMA) di Devon Scott

Introduzione

Fino agli Anni Cinquanta gli studi sui Celti, sui Germani e in genere sulle popolazioni indoeuropee erano pochissimi, dotte disquisizioni riservate agli specialisti. La massa dei lettori si orientava verso altri temi, molti dei quali inerenti la cultura classica greca e latina. Poi qualcosa è cambiato.
A livello popolare è arrivato Tolkien, con la sua saga celtico-medievale su Il Signore degli Anelli; a livello colto George Dumézil, con le sue ricerche sulle origini, la storia, la mitologia e la religione degli Indoeuropei, i Celti, i Germani, gli Sciti, che hanno dato il via ad approfonditi e sistematici studi storici, antropologici e filologici su questi popoli.

Negli Anni Sessanta c’è stata la riscoperta del valore delle origini della propria identità nazionale da parte degli Irlandesi, soprattutto nel periodo più duro degli scontri religiosi nell’Ulster, ma anche degli Scozzesi, dei Gallesi e dei Cornovagliesi; nei primi Anni Settanta gruppi musicali famosi come Dubliners e Chieftains hanno portato in tutto il mondo la musica celtica, ricostruita accuratamente con l’uso degli strumenti tradizionali, come l’arpa, il bodhran, le cornamuse. E ascoltando certe melodie di grande potenza suggestiva si può capire perché i Celti fossero convinti che la musica appartenesse all’Altro Mondo, a dimensioni ultraterrene, e perché le leggende parlino di meravigliosi cantori rapiti dalle fate e costretti a suonare e cantare solo per il Piccolo Popolo.
Il revival della magia ha fatto il resto. Si è diffusa una religiosità paganeggiante, mediata anche dalla New Age, sull’onda della riscoperta delle antiche culture, che mescola spesso impropriamente i Celti con la Nuova Stregoneria. Essa ha attecchito tanto più fortemente quanto più viene sentita l’esigenza di un ritorno ad una vita più semplice, meno caotica, più vicina ai ritmi naturali, alle piante, agli animali. In altre parole, più spirituale e meno materialista.

Oggi nessuno si stupisce più di trovare libri sui Celti e sul druidismo che insegnano l’uso dei simboli celtici ad aspiranti neo-druidi, a fare previsioni con le rune, a curarsi con le piante sacre, a meditare come i guerrieri ed a suonare l’arpa. L’organizzazione di “Feste Celtiche” o fest-noz, con balli, canti, giochi e tanta musica, è ormai comune in molte città europee, soprattutto nel periodo estivo, in Italia come in Francia e in Gran Bretagna.
Anche l’atteggiamento verso i Celti, fino a pochi decenni fa considerati solo barbari ignoranti, dall’influenza marginale se non addirittura nulla sulla nostra cultura, è del tutto diverso. Ora non sono solo i popoli “storicamente” di origini celtiche a cercare in loro le proprie radici. I Celti, con il loro rapporto diretto e armonico con la natura, il culto delle acque, gli alberi, le pietre, incarnano il senso magico dell’esistenza che noi abbiamo perduto e che speriamo di ritrovare con la conoscenza dei riti e dei costumi ancestrali di questo affascinante popolo.

Il folklore celtico, non più oscurato dalla tradizione greco-latina, conosce una nuova giovinezza e ci regala saghe e leggende popolate da fate ed elfi, nani e folletti, gnomi e pentole colme d’oro, giganti e draghi, oscure fortezze, principesse ed eroi, potenti maghi, saggi re, prodi guerrieri, luoghi sacri e misteriosi, spade magiche: l’ombra di un mondo incantato, molto simile alle fiabe che ci hanno raccontato da bambini, che non può fare a meno di stregarci anche adesso che bambini non lo siamo più.

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Autore: Devon Scott
Messo on line in data: Settembre 2004
Il testo è stato inserito nel libro Il cerchio di fuoco. Leggende, folklore e magia dei Celti di Devon Scott, Edizioni L’Età dell’Acquario, 2009.