RACCONTO: LA COPPA DI VINO DIVINO di Stella Romanelli

Cammino serena per le vie di Parigi.
Una leggera nebbia avvolge tutto dando al paesaggio un’aria quasi surreale. Parigi e Venezia sono quelle città che secondo me danno il loro meglio d’inverno. Andrebbero visitate d’inverno per coglierne il lato migliore e la vera essenza.
La nebbia come una leggera tenda ti dice che queste strade sono state lo scenario di molte storie. La nebbia crea delle porte da cui diresti possibile l’uscita di qualche leggendario personaggio.
Era molto tempo che volevo fare questo viaggio. Amo Parigi da sempre. Sulla Senna i barconi si fanno trasportare pigramente ed io lascio che portino con loro i miei pensieri, i miei dubbi, le mie speranze. L’arte, alchimia primordiale, ci accompagna dall’età della caverne, è da sempre un mezzo di comunicazione.
E proprio per lei sono qui a Parigi. Domani dovrò ripartire, ma porterò sempre nei miei occhi e nella mia anima la gioia e le mille sensazioni che opere d’arte straordinarie mi hanno trasmesso.
Quando ti trovi davanti ad un dipinto di Leonardo da Vinci, di Botticelli, del Caravaggio, senti che c’è un’energia più grande di te che ti avvolge e t’innonda. Se ti permetti di chiudere gli occhi un momento e di ascoltare queste sensazioni senza giudicarle, il flusso dei colori ti parlerà di uno spazio. Uno spazio in cui tempo e distanza non esistono e loro, i pittori, saranno lì a cingerti la vita in abbraccio di gioia e ti porteranno a sentirti unito con il tutto.

Mentre lascio che questa dolce alcova artistica mi culli, senza accorgermi vado a sbattere contro una persona.
Caspita, questo si può definire un’incontro-scontro! Miao, che male! Sollevo il cappello e davanti a me il viso dolcissimo di una donna mi sorride.
– Ti sei fatta male?
– Veramente temo di aver picchiato la testa addosso alla tua. Scusami, ma mi ero persa nei miei pensieri!
– L ’importante è che tu stia bene!
La donna mi sorride con fare materno e un po’ di rimprovero. E’ strana la sensazione che mi dà. Avrà circa cinquanta anni, ma il suo viso è molto fresco, sereno. E’ l’amica che ogni donna vorrebbe, la sorella maggiore che ti guida, ma con cui sei complice, la madre presente e saggia, ma non ossessiva. Perché questa persona mi fa stare così bene? Mi guarda come se mi conoscesse da sempre.

– Sembra che ti sia ancora persa. A cosa stai pensando?
– Scusami, è che mi sembra di conoscerti, ma sono sicura che non ci siamo mai incontrate. Comunque mi presento: io mi chiamo Sara. Tu?
– Io mi chiamo Maria.
– Per scusarmi della capocciata ti posso offrire un tè, così parliamo un po’. Ho la sensazione che mi farebbe bene parlare con te.
Certo che ho una sfacciataggine che rasenta la faccia tosta. Guardo Maria e vedo la sua eleganza. E’ una donna alta, slanciata, con lunghi capelli neri raccolti da una sciarpa nera, come il turbante degli indiani. Un cappotto bianco, lungo, le dona un aspetto molto aristocratico. Mi piacerebbe essere come questa donna: elegante e altera. Mi guardo e beh… diciamo che sono un po’ meno elegante. E’ solo che sono una pasticciona. Uso giacche a vento, perché sono molto più pratiche e porto i capelli a caschetto proprio per questo motivo. Quando comincio una frase con “ho la sensazione…” i miei amici di solito di dileguano, perciò mi appresto a fare un’altra figuraccia. Ma se non ha faccia tosta una giornalista!

Maria mi guarda mentre mi dice:
– Ti stavo proprio aspettando; tu sei la persona giusta con cui parlare e portare il mio messaggio al mondo.
No! Questa è sfortuna! Una volta che avevo trovato una persona gentile, è più matta di me! Un messaggio al mondo? Mi stava aspettando? Fermi tutti: io amo la parapsicologia e l’esoterismo, ma credo solo in quello che posso vedere e toccare.
– Tranquilla Sara, non ti preoccupare, non sono matta.
Maria mi sorride con un viso dolce e sereno. Rimango sorpresa che non si sia messa sulla difensiva. Mmmm… però questa mi legge nella mente! E’ vero che sono un libro aperto, ma ho la sensazione che lo possa fare veramente e non mi piace.
– Piccola Sara, non sempre sappiamo esattamente come ci arriveranno le cose nella vita. Noi chiediamo, chiediamo e ci aspettiamo che si presentino nella veste che noi riteniamo giusta per noi. Ma se fosse così, che insegnamento sarebbe?
– Cosa? In che senso?

Cielo, devo aver assunto un’espressione di uno stupido pazzesco, perché Maria si è messa a ridere apertamente. Miao, che figura. Però c’è verità nella sua parole. Ho sperimentato molte volte nella vita di desiderare un contratto o un partner, ma le situazioni che si sono presentate erano diverse da come le avevo aspettate. Francamente non posso dire che fossero meglio o peggio. Solo diverse e mi hanno dato tanto.
Maria mi prende scherzosamente sotto braccio.
– Smettila di pensare continuante e andiamo a sederci ad uno dei tavolini che ci sono lì fuori.
A Parigi molti locali hanno almeno qualche tavolino e le sedie fuori. Non che d’inverno faccia particolarmente caldo, ma è forte quest’usanza, anche lontano dai punti più centrali della città.
Ci sediamo. Dal mio posto posso continuare a guardare la Senna, il ponte e i passanti. Il sole è brioso :gioca, rimbalza e fa rispendere tutto. Non mi è mai capitato di vedere una giornata così soleggiata, anche d’inverno. Sembra che il sole si stia divertendo a far brillare ogni oggetto. I palazzi, il ponte con lo stemma di Napoleone, la strada, la siepe nei vasi, usano questa luce per avere colori ancora più vivaci.

Maria si toglie la sciarpa e lascia che il sole incoroni il suo capo. Così controluce e con lo sguardo rivolto verso alcuni bambini che giocano, l’alone di luce intorno alla sua testa, la sua immagine acquista un aspetto mistico. Non sono gelosa della bellezza di questa donna. E’ come se vivesse la propria bellezza come emanazione del suo Spirito.
– Cosa prendete, belle signore?
Un carinissimo cameriere parigino prende la nostra ordinazione. Dicono che le donne francesi siano molto affascinanti, beh… lo sono anche gli uomini e con il l’ordinazione e la mia ammirazione il bel fanciullo si allontana da noi.
– Sono d’accordo con te, è molto carino quel ragazzo. Ma diciamo che non è il mio tipo!
Maria mi sorride serena.
– Prima ti ho detto che tu sei la persona giusta per trasmettere il messaggio al mondo. So che è una frase molto impegnativa, ma tu sei davvero la persona giusta.
– Dovrai ammettere che effettivamente non è facile accettare queste parole. Io sento che da te emana una serenità molto profonda. Quella serenità di chi non ha più né dubbi né domande, di chi non ha più paure ma solo gioia. La gioia di essere.

Il mio viso si è fatto più serio. Non posso sapere se ho realmente di fronte a me una persona straordinaria, oppure è solamente il mio desiderio di conoscere una persona così. Mia madre è morta quando ero piccola. Troppo piccola. E forse c’è ancora in me il desiderio di un ideale di genitore che mi guidi. Un’ideale che non esiste nel mondo reale, ma che è facile ricamare addosso a qualcuno che ammiriamo.
– Sara, avere dei dubbi e chiederti se ti puoi fidare di qualcuno che non consci è un istinto sano che devi sempre conservare. Ma capita d’incontrare delle persone che sono sincere. Non posso chiederti di credere nella mia storia. Ti posso solo dire di lasciare che questa storia entri dentro di te. Come le immagini di un quadro. Lascia che queste parole risveglino una verità che è dentro ad ogni donna. Una verità che vi è stata negata per troppo tempo. Non importa che viviate nel mio ricordo. L’importate è vivere la sacralità femminile adesso.
L’arrivo del bel fanciullo con la nostra ordinazione mi riporta ad un tempo presente. Un tempo che conosco con cui ho familiarità. Le parole che ho appena sentito sono come un balsamo sulle ferite della mia anima, ma mi sembrano utopistiche.

Guardo verso il ponte e la strada e vedo molte macchine passare. Molte persone vanno a piedi. Quante donne cercano di vivere una vita mettendone insieme tutte le sue parti come meglio possono. Come me.
– La sacralità femminile. Cosa vuoi dire con queste parole?
Maria mi sorride e capisce. A di fronte a sé una giovane donna cresciuta in Europa, in Italia, dove farsi largo nel mondo del lavoro per una donna è ancora molto difficile. Dove si dà ancora troppa importanza all’aspetto fisico, soprattutto per le donne. Parla ad una donna che ha visto assegnare lavori più importanti a colleghe che usano il sesso per fare carriera. Ad una donna che ha visto mille volte il suo compagno essere corteggiato in modo spudorato da altre donne.
– Piccola Sara. Ascolto la tua anima e mi parla di un cuore dolce e generoso, che non ha accettato questi compromessi per sopravvivere, ma che ha ascoltato un istinto che la guida verso il rispetto e la giusta femminilità.
Abbasso gli occhi e guardo la tovaglia a scacchi del locale. Mi sento confusa, triste, arrabbiata, offesa. Ma per chi mi ha preso, usa come paravento dei complimenti per dirmi che sono una povera idealista?

– Sai, dire giusta femminilità è un termine forte. Non so dove sei nata e dove vivi tu, ma qui nel mondo reale una persona come me è definita imbranata, non sensibile. Solamente nei romanzi dell’Ottocento questi personaggi forse hanno una connotazione vincente. Maria aggrotta il viso. Eppure non mi era sembrato d’essere stata così divertente, ma il suo viso è sempre sereno e interpreta le mie parole con leggera ironia.
– Vincente? Cosa vuol dire vincente? Come deve essere una donna per essere considerata vincente il giorno d’oggi?
La sua domanda mi ha spiazzata. Ma non mi va d’essere considerata una persona che non sa come vanno le cose nel mondo. Adesso vediamo un po’.
– Beh, una donna sicura di se stessa che si prende cura del suo aspetto e del suo lavoro. Che ha amici e un compagno accanto o comunquen anche se è single, è soddisfatta della sua vita.
– Single è un termine strano, ho idea che al giorno d’oggi scambiate il senso di completezza con il negare il dolore di non avere una relazione. La completezza richiede l’incontro con se stessi e di essere veramente in pace, questo nasce dal comprendere che abbiamo tutti un compito nel mondo e che siamo già uniti agli altri.

Mmmm… sta cominciando a darmi i nervi con questi discorsi, ma chi si credere d’essere. Non capisco perché non mi alzo e non me ne vado. La guardo negli occhi e leggo una profonda compassione che accompagna queste parole. Vedo gli occhi di una persona che deve aver amato tanto e sofferto molto per comprendere così bene. Non leggo desiderio di superiorità nei suoi occhi, ma la compassione di una madre. Dopo questo sfogo mentale, riprendo a parlare ad alta voce.
– Comunque stavo dicendo che se sei sicura di te stessa e sai come comportarti sei considerata vincente.
– Cosa intendi dire che sai come comportarti?
– uol dire mostrarsi sempre positivi, sorridenti con tutti: uomini e donne.
– Tu come vivi? Ho idea che tu abbia assorbito le idee di altre persone. Ci sono donne con cui si va d’accordo, si condividono delle idee e si diventa amiche e ugualmente ci sono uomini con cui ti trovi più a tuo agio e altri meno. Non si può andare d’accordo con tutti. Siamo tutti diversi, abbiamo tutti idee diverse: è normale entrare in empatia con chi ha i tuoi interessi e i tuoi ideali.

Mentre parliamo la nebbia si è alzata e il sole del pomeriggio trionfa sui tetti e sui visi delle persone. Ha vinto la luce.
– Le tue parole sono molto sagge. La gelosia porta le persone a fare cose folli. Soprattutto fra le donne c’è una competizione assurda. La realtà è questa, mi dispiace di disilluderti.
Il sorriso sereno di Maria è disarmatne. Si volta verso la piazza alla nostra sinistra. I grandi edifici formano un grande abbraccio che accoglie i turisti. Una colomba bianca si appoggia sulla sua mano, poi vola via. Sono attonita per la sacralità che emana da questa persona. Eppure è reale, è qui di fronte a me. Ma chi è?
– Sara, le parole sono solo un contenitore. Servono a dare forma a delle emozioni, alle idee, quando parliamo di ciò che recepiamo delle persone intono a noi. Le persone hanno paura, ricordatelo sempre. Hanno paura e hanno sofferto molto e fanno del loro meglio per andare oltre questa paura.
Queste parole sono giuste quanto taglienti. Sono vere, ma è difficile ascoltarle, soprattutto quando l’invidia di altre donne ti ha tolto lavoro e amore.

– Se non me ne sono ancora andata è perché sento molta compassione nelle tue parole. Ma cosa mi dici allora di quelle donne che mi hanno sottratto il lavoro e l’amore?
– Nessuno ti può togliere ciò che è realmente tuo. Vuol dire che quel lavoro non era la cosa giusta per te, e quell’uomo non era il compagno più affine alla tua anima. Non dare la colpa alle altre donne, loro sono state solo dei mezzi per farti arrivare questi messaggi. Tutte le persone che incontri sono dei tramiti attraverso cui la vita ti parla. Anche tu sei un tramite. Facciamo parte tutti di un grande progetto.
Mi gira la testa. Non credo d’aver compreso pienamente il senso delle sue parole e poi tutto questo cosa ha a che fare con il messaggio che deve portare alle persone? Maria ha capito la mia confusione e mi prende le mani fra le sue. Sembrano così piccole in queste mani così grandi ed accoglienti.
– Sara, queste piccole mani hanno sofferto, amato, lavorato, giocato, pregato. Sono le mani di una persona che sta vivendo! Comprendo ciò che senti, è per questo che è così importante che vi dia il mio messaggio. Non solamente le donne hanno questi comportamenti, ma anche gli uomini.
Maria china leggermente il viso sulla destra e prende un grande sospiro. Adesso la sua espressione si è fatta più triste.
– Se tu sapessi quante storie ho ascoltato io. Quante guerre e quanti giochi di potere ho visto, anche portati avanti nel nome di chi ha parlato solamente d’Amore. L’Amore Vero! Universale! Per tutti. Un amore che ha compreso anche il mio verso di Lui e il suo verso di me. E’ stato negato, giudicato, nascosto e travisato. E sì, anche invidiato da chi era vicino a Lui e non ha capito. Non ha capito che eravamo tutti uniti per lo stesso messaggio di Pace. Ma l’essere umano ha sofferto troppo. Ha bisogno d’essere amato tanto per capire che Dio c’è ed è reale per tutti noi. Tutti possiamo parlare con Lui, tutti siamo i suoi figli, tutti siamo amati allo stesso modo. Per questo Lui se ne è andato, perché voi trovaste il vostro dialogo con Dio.
Mentre ascolto queste parole, mi tornano alla memoria gli insegnamenti cristiani che ho ricevuto. Fra i pensieri che affollano la mia mente, uno su tutti si fa strada. Mi ritorna in mente l’immagine di Gesù che parla alle folle. Gli apostoli sono con lui e lo seguono con le altre persone. Fra queste persone alcune donne.

Guardo la donna che ho di fronte. Stranamente non cerco di spiegarmi qualcosa che in qualsiasi altro momento avrei definito impossibile, ma ho voglia d’ascoltare. A questo punto non è più importante chi sia questa persona e da dove arriva. La cosa importante è il messaggio che mi sta trasmettendo. Il mondo è come lo facciamo. Siamo liberi di scegliere di comportarci in modo meschino e ascoltare la nostra paura o provare ad essere migliori. Ci vorrà il suo tempo. Sbaglierò ancora con gli altri e con me stessa, ma sento che ogni giorno posso scegliere. Posso scegliere se essere invidiosa di un’amica o essere felice per lei. Posso scegliere di ascoltare il mio cuore e sapere che l’uomo giusto per me arriverà. Posso scegliere di avere fede. Queste parole stanno già avendo un effetto su di me. Voglio continuare ad ascoltare. Maria osserva il mio viso con attenzione. Sembra che stia soppesando ogni mio pensiero. Non giudicando. Sta prendendo atto di quello che sto pensando.

– Al tempo in cui l’incontrai il mondo non era idilliaco. Guerre e fame opprimevano il mio popolo. Tutti pensavano che Lui avrebbe portato la vittoria a scapito di un altro popolo. No, non era così. Perché il messaggio che ha portato è ancora più grande. Lui voleva liberare gli uomini dentro se stessi. Ricordare loro che sono più forti anche della morte. Che posso compiere miracoli. Che cominciando a riconoscere il miracolo della vita riconoscono che Dio non è un concetto astratto, ma che è qui con noi. Per questo io sono rimasta e mi sono nascosta. Dopo questa conversazione io sparirò di nuovo. Non dovete cercare altri messia fuori di voi. Basta cerca dei Maestri. Aiutatevi gli uni con gli altri, come diceva Lui. Cercando di smetterla di parlare d’utopismo, ma cercando d’essere migliori e più coraggiosi. Solo così sarete felici. Non c’è somma di denaro o appagamento che potrà mai colmare il vuoto che sentite nel vostro cuore. Dentro di voi non c’è il vuoto. C’è spazio! Lo spazio per accogliere l’altro e per crescere assieme. Solamente in questo modo sarete felici.

Guardo Maria perplessa. Sembra che stia recitando la Bibbia a memoria. Eppure non ha l’aria di una fanatica. Possibile che proprio in questa epoca in cui abbiamo tanti agi non sappiamo più credere ai miracoli? La scienza e la tecnologia ci hanno dato moltissimo, ma ci hanno tolto ancora di più. Ci hanno tolto la capacità di meravigliarci della forza della natura. La voglia di vedere che dentro di noi c’è molto di più di quanto ci hanno insegnato. Deleghiamo. Deleghiamo sempre a qualcosa che è esterno a noi. Alle macchine, alle pillole, ai medici, alla tecnologia e pensiamo che avere fede sia solo per i monaci o comunque per chi non è capace di avere fiducia in se stesso. Le parole di Maria risvegliano in me una fede che avevo dimenticato. Quando da bambina sentivo reale la presenza di Dio e pensavo che tutti noi potessi vivere in armonia con lui. Chiedete e vi sarà dato! Mi sembrava così facile e semplice. Con il tempo ho perso questa visione e tutto si è fatto pesante e Dio si è fatto lontano. La morte di mia madre, le difficoltà finanziarie. Io chiedevo a Dio, ma se non mi alzavo per lavorare non mangiavo!

E’ sempre rimasta in me una domanda: e se mi stesi sbagliando? Forse Dio è vicino a me e le cose mi arrivano in questa forma per crescere per imparare e sperimentare? Ho notate che le persone che ottengono tutto molto facilmente il più delle volte sono molto immature. Hanno belle case, bei lavori, relazioni con persone belle e di successo, ma dopo che le ho interviste ho la sensazione che non vivano davvero. Le difficoltà e l’impegno che ho messo nel creare la mia carriera, certo ci ho messo molto più tempo di altri, mi fanno sentire viva. Sento che l’ho fatto io. Forse è così una specie di società che facciamo con Dio. Mah! Spero di non aver pensato cose folli, ma non ne sarei così sicura.
– Sara, ascolta. Ascolta la vita che si dispiega intono a te e dentro di te. Come puoi negare che esista una forza superiore che fa sorgere il sole al mattino? Che ci dà la forza di alzarci la mattino. Che porta persone che non si conoscono ad aiutarsi ed amarsi. L’Amare è più grande miracolo che ci sia. Nell’Amore Dio si rende visibile agli uomini. L’amore che porta delle persone ad attraversare il mondo e aiutare popolazioni che non conosce. L’amore che ci fa stringere amicizia e ci porta allo scambio fra esseri umani. L’Amore dei genitori per i figli o di che li ama e li cresce con tali. L’Amore fra due persone che lasciano andare la paura e cercano di crescere insieme. Questo è il paradiso in terra.

Maria mi guarda comprendendo quello che sto pensando, ma lascia che le dica ugualmente i miei timori.
– Sai, il buonismo è guardato con diffidenza. Poi c’è sempre qualcuno che vuole approfittare di te. Tu l’aiuti e invece ti fregano. Pensi di essere partecipe ad un progetto e invece pochi si arricchiscono sui buoi propositi di altri. E’ per questo che le persone sono diventate ciniche.
– Nessuno ha mai detto che sarebbe stato facile. Amare è difficile. Amare vuol dire accettare l’altro anche quando si muove con paura e dolore.
– Scusa, ma il porgere l’altra guancia a me personalmente ha portato molte delusioni e dolore.
– Non ho detto che se qualcuno ti attacca non ti debba difendere, ti sto chiedendo di capire perché lo fa. E poi pensaci bene, sei davvero sicura che ti ha porto più dolore che gioia? E’ raro incontrare qualcuno che si comporta correttamente e cerca di capire e comprendere. Ti posso assicurare che ci si ricorda di questa persona e che ispirerà altre. Lui ha ispirato per 2000 anni. Pensa se non lo avesse fatto, magari il mondo si sarebbe autodistrutto.

Rifletto su queste parole. Sei sicura che ti abbia portato più dolore che gioia? Effettivamente di delusioni ne ho passate molte. Ma nessuno mi potrà mai togliere la sensazione meravigliosa che ho ricevuto quando sono stata ringraziata per qualcosa che ho fatto o detto a qualcuno. Quando penso alle persone che mi hanno ispirato nella mia vita non vedo Santi o via dicendo, ma persone che fanno del loro meglio. Vere, reali, concrete, ma che hanno cuore. A volte sbagliano. A volte si rendono conto che hanno sbagliato e crescono dai loro errori, altre volte no. Penso ad amici che da un lato mi danno tanto, ma non si comportano come io vorrei. Già, ma neanche io sono come loro mi vorrebbero.
– Sara, mi resta poco tempo. Fra poco mi vengono a prendere per andare via, ho bisogno di parlarti del messaggio del femminile.

Per secoli il mondo è stato governato da ideali maschili, ma da ideali contorti del maschile non di quelli sani. Ciò che voglio dire è che l’energia del maschile è quella dell’azione, del fare, dell’agire, del costruire, di scoprire, di viaggiare di espandere. Se usate positivamente tutte queste caratteristiche portano ad un mondo attivo, dove le conoscenze si scambiano e viaggiano fra le persone. Dove si costruisce insieme con forza, costanza e determinazione. Questa è la parte sana del progresso. Tutto questo è stato contorto dalla morte. Da persone così piene di paura di morire che cercano di controllare tutto. Vogliono controllare la natura, perché ne hanno paura. Vogliono controllare i mercati internazionali, perché hanno paura della povertà. Vogliono controllare le persone, perché hanno paura che senza i loro soldi siano come tutti gli altri. Non sapendo che ogni persona è unica ed è figlia di Dio. Vogliono controllare l’Amore con immagini irreali di ideali femminili e maschili, perché hanno paura di rimanere soli. Per ciò che riguarda il femminile, le sue caratteristiche sono l’accoglienza, la dolcezza, la forza legata alla continuità nel tempo, la creatività, la magia di saper cogliere gli aspetti più sottili della realtà, lo spirito di sacrificio e la condivisione. Tutto questo, storpiato dalla paura, diventa competizione per la paura di rimanere da soli. Manipolazione per mancanza di fiducia negli altri. Senso di dominio, usare la propria sessualità non come connessione per il creato, ma per soggiogare, per paura di essere dominate e bloccate. Falsità, bugie e menzogne per paura di mostrarsi umani e piccoli davanti a Dio.

Intorno a noi il buio sta cominciando a dipingere l’aria con un sentore di tempi lontani. Mi sembra di essere sospesa in una specie di limbo. Guardo Maria. Questa lunga chiacchierata potrebbe essere durata due ore o due settimane. Sembra che il tempo si sia dilatato. Mentre palava.
– Ho visto millenni in cui le donne sono state maltrattate,derise, messe al rogo e usate come merce di scambio. Nel fare questo gli uomini hanno ucciso la femminilità dentro di loro. Chi la viveva non osava considerarsi veramente un uomo. In questo modo le donne hanno ucciso la vera Madre Terra dentro di loro. Per troppi secoli ci siamo dovute nascondere a noi stesse per essere accettate e amate dagli uomini. Siamo diventate come loro. Il punto è che neanche loro sapevano più chi erano senza la loro femminilità. Allora ci siamo create un ideale di plastica di donna perfetta a cui far riferimento nella speranza di riportare equilibrio. Ma in questo goffo tentativo abbiamo perso il contatto con la natura. E’ lei nostra madre! Da lei possiamo imparare: l’accoglienza, il senso di sacrificio, la magia che permea ogni cosa, la condivisione, la creatività e il continuo ciclico del nascere e morire. Nessuna paura. E’ un processo naturale.
Mentre l’aria fredda mi avvolge, Maria sistema la sciarpa sulla testa e si alza. Quante cose vorrei chiederle ancora, ma capisco che per ora va bene così.
– Addio, piccola Sara. Il mio cuore sarà sempre con te e con tutti i tuoi fratelli.
La guardo allontanarsi nell’oscurità. Ha passi lunghi e leggeri. Adesso quella che fino a un momento prima era un’immagine reale diventa già un ricordo. Mi alzo e torno lentamente al mio albergo.

Dal finestrino dell’aereo le immagini sono abbastanza uniformi. Le guardo con distacco. Non posso essere sicura di aver capito chi fosse, ma una domanda risuona forte nel mio cuore. Perché non le ho fatto quella domanda. Per 2000 anni ci si è chiesti se era vero, quale fosse il suo ruolo accanto a Lui. Maria era veramente la sposa rinnegata di Gesù? Io, una giornalista, non ho fatto la domanda più importante della storia. Non era importante. Questo mi ha fermato. Questo pensiero. In quel momento, quando si è alzata dal tavolo, è stato come se qualcuno mi avesse sussurrato questa frase all’orecchio: “Non è importante questo, l’importante è il suo messaggio”.
Il giorno dopo in redazione sono nell’ufficio della direttrice. Curiosa questa coincidenza: ho sempre lavorate per direttori uomini e un mese fa mi hanno offerto un lavoro in questo giornale, con un direttore donna. Niente di strano avevo pensato. Adesso potrebbe avere un senso.

– Tu vorresti che io pubblicassi questo articolo?
Alessandra mi guarda con il viso immobile. Audace manager degli anni 80, come la definiamo noi, è stata la prima donna a dirigere un giornale. Tutto quello che ha lo ha costruito con anni di lavoro e sacrificio. Di aspetto asciutto, alta, mi guardava dietro la bionda coda di cavallo.
– Comprendo che non è il genere che trattiamo noi, ma è importante anche pensare e riflettere nella vita!
– Già, è importante anche mangiare e mantenere il posto di lavoro: se pubblico questa roba domani chiudiamo.
Sapevo che sarebbe stato difficile, o meglio impossibile, far passare la mi proposta, ma voglio provarci. Quelle parole mi hanno ridato fede. La fede non è una droga! E’ il contatto, il punto d’unione fra noi e Dio, fra noi e gli altri. Se non ti fidi di qualcuno come puoi creare qualcosa? Ma so che ci vorrà del tempo per far accettare il mio articolo ad Alessandra. Non so perché le ho detto queste parole. Sono uscite da sole:
– Va bene, dormici sopra, poi mi fai sapere.
Lo sguardo di Alessandra è stato chiaro. Non ha nessuna intenzione di pubblicarlo.

E’ mattino, una bellissima giornata. Entro in ufficio e vedo che Alessandra è già arrivata e siede dietro la sua scrivania. Mi sembra scossa. Prendo due caffè dalla macchinetta ed entro nel suo ufficio, con l’espressione più consolatoria che posso avere.
– Che faccia! Non mi dire che hai litigato con Claudio ieri sera?
Alessandra sembra assente. Alle mie parole si gira e mi guarda. Solo adesso mi rendo conto che è struccata e con i suoi occhi sono pieni di lacrime. Guardo alla parete di sinistra e vedo un crocifisso. Non mi ero mai accorta della sua presenza. Ho la sensazione che l’abbia messo questa mattina.
– Ma cosa ti è successo?
– Se ti racconto il sogno che ho fatto, non mi crederai mai.
– Dimmi
– Ero in un tempo antico, me ne sono resa conto perché tutti vestivano con vecchie tuniche. Mi trovano in un campo. Era una sensazione meravigliosa. Delle piante facevano leggermente ombra qua e là, l’erba soffice e una leggera brezza. Le persone cordiali e gentili.
– Non lo definirei un incubo, anzi mi sembra piuttosto piacevole.

– C’è dell’altro. Ad un certo punto si sono fatti tutti da parte e dalla folla è apparso Gesù con accanto una donna dai lunghi capelli bruni, e con un capotto bianco. Come me l’ hai descritta tu ieri. Mi hanno detto che devo raccontare la loro storia al mondo, è giusto che si sappia finalmente la verità e di non preoccuparmi. La gente capirà. Poi mi hanno dato una rosa bianca e una rosa rossa. Sai, il sogno è molto significativo, ma non mi sarei mai immaginata di prenderlo per vero se non fosse per questo.
Nel dire ciò mi mostra due rose. Una bianca e una rossa.
– Le ho trovate sul cuscino al mio risveglio. Non può essere stato Claudio, perché è via per lavoro in questi giorni. Nessuno oltre a noi ha le chiavi dell’appartamento.
Nel sentire queste parole un brivido mi scuote tutto il corpo ed un calore mi riscalda il cuore.

Questa mattina sul giornale per cui lavoro è apparso questo articolo. Si intitola e comincia così:

INTERVISTA A MARIA MADDALENA
Per secoli mi hanno definito una prostituta, ma non nego il mio Amore per Jeshua. Il vero Amore è ciò che rende il mondo divino, è la magia più grande. Dio non vi ha mai chiesto di rinunciare all’Amore per seguirlo. Dio non si manifesta solamente nella solitudine di un’ eremitaggio o attraverso monaci di tutte le religioni. Dio è vicino a voi. Potete parlargli in qualsiasi momento. Seguite la vostra natura, se volete sposarvi fatelo, se volete restare celibi fatelo, ma questo non aumenterà o diminuirà il vostro Amore per Dio. Più siete felici più sarete vicino a Lui…

L’articolo ha suscitato molte polemiche, ma le parole del messaggio hanno ispirato molte persone. Adesso vivo a Parigi da 40 anni e mi arrivano ancora lettere di persone che sono state ispirate da quelle parole. Ogni sera prego Dio. Bacio mio marito e mi addormento con due rose sul comodino. Sono 40 anni che sono fresche. Sono una bianca e una rossa. Me le ha donate una donna che molto ha amato!

 

Autore: Stella Romanelli
Messo on line in data: Dicembre 2007