SPECIALE RENNES-LE-CHATEAU: LE CRITICHE AL CODICE DA VINCI di Emanuela Cella Ferrari

Come molte altre persone, Dan Burstein ha letto il libro Il Codice Da Vinci. E’ rimasto catturato dal romanzo, ma in lui sono anche nati numerosi interrogativi: che cos’è il Santo Graal? Chi è veramente Maria Maddalena? Leonardo da Vinci è stato veramente un membro del Priorato di Sion?
Queste e altre domande lo hanno assillato al punto da decidere di intraprendere una ricerca personale.
Dopo una vera e propria caccia di informazioni attraverso libri, riviste, videocassette e siti web, il materiale raccolto è diventato materia del libro I segreti del codice
Nel libro l’Autore tocca tutti gli argomenti trattati nel Codice: Maria Maddalena e il femminino sacro, i Vangeli, le società segrete, Leonardo da Vinci, il Santo Graal ed altri ancora. Ogni soggetto è trattato sotto vari punti di vista, con obiettività e razionalità. Non solo ma vi unisce anche numerose interviste con autori e giornalisti esperti in materia.

L’ autore precisa che, prima di iniziare la ricerca per il libro, non possedeva una grande conoscenza degli argomenti trattati da Brown; nutriva unicamente una grande curiosità ed un vivo interesse che lo hanno spinto ad approfondire i vari temi. La conclusione alla quale Burstein giunge è che sia un’opera di finzione ben costruita ed affascinante, un insieme di fatti poco conosciuti ed interessanti. Come lo stesso autore dichiara nell’introduzione del suo libro:

Il valore del Codice da Vinci si rivela sopratutto se lo si legge come un volume di idee e metafore, un taccuino nello stile di quelli di Leonardo, una guida che può aiutare ciascuno di noi a riflettere sulla propria filosofia e cosmologia, oltre che sulle proprie credenze religiose“.

Burstein dichiara che lo scopo principale di ciò che ha scritto, non è accertare se le idee di Brown siano esatte o meno. Egli intende mettere in evidenza le idee e i collegamenti che si scorgono all’interno del romanzo, presentandole al lettore in modo tale che egli possa approfondire i vari temi, conoscerli in modo esatto e poter decidere liberamente e coscientemente, il loro valore.

Ecco, ora, alcune parti di interviste che troverete all’interno del libro, particolarmente interessanti.

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MARIA MADDALENA: il modello per le donne nella Chiesa.
Intervista a Susan Haskins autrice del saggio Mary Magdalen: myth and metaphor (1993).

A suo parere, chi era la vera Maria Maddalena?
“L’autentica Maria Maddalena è quella dei Vangeli: la più importante tra le seguaci di Cristo, che, insieme con le altre donne nominate da Luca, appoggiano il gruppo errante contribuendo al suo sostentamento. Era presente alla crocifissione di Gesù e, secondo il Vangelo di Giovanni, fu con Maria Vergine, Maria di Cleofe e San Giovanni tra i pochi privilegiati ad assistervi ai piedi della Croce. Fu testimone della deposizione del corpo di Cristo nel sepolcro di Giuseppe di Arimatea; all’alba del giorno seguente vi si recò con una o altre Marie per portarvi degli unguenti.
Nel Vangelo di Giovanni fu a lei che Gesù apparve per la prima volta dopo la Resurrezione e comunicò il messaggio della nuova vita cristiana. Il Vangelo di Marco, in un’aggiunta posteriore alla sua composizione, afferma che da lei erano stati cacciati sette demoni.
Non abbiamo assolutamente idea di quale possa essere stato il suo aspetto fisico. L’arte medievale e successiva l’ha ritratta come una donna dai lunghi capelli rossi o biondo oro, perché la chioma bionda era l’attributo dell’ideale di bellezza femminile. Non sappiamo come sia stata la sua vita. Dal momento che, insieme con le altre seguaci, sosteneva il gruppo con i propri mezzi, si suppone che fosse una donna matura (fra le altre ce n’erano di sposate o separate), relativamente agiata e indipendente. Pertanto, concordo con quanti la vedono come una patrona e sostenitrice di Gesù.”

Pensa che Gesù e la Maddalena possano essere stati marito e moglie?
“Personalmente non credo che fossero sposati. Che il loro sia stato un rapporto importante è innegabile, ma andare davvero oltre il fatto che lei era la sua principale discepola? La gente trova questa idea avvincente per numerose ragioni: il matrimonio sarebbe una sorta di progressione logica della loro relazione, che, però non è presentata nei vangeli canonici (e ancora di più in quelli gnostici), appare piuttosto enigmatica. Inoltre, siccome spesso, se non abitualmente, i rabbini erano sposati, è stato più volte suggerito che anche Cristo debba esserlo stato, anche se nei vangeli non si trova nulla a sostegno di tale ipotesi. Non c’è alcuna prova della nascita di un bambino, e l’esistenza di un legame con i Merovingi è altamente improbabile.”

IL FEMMININO SACRO: IL DIO UOMO E LA DEA
Intervista a Timothy Freke; è laureato in filosofia. Insieme a Peter Gandy ha scritto Jesus and the lost goddes: the secret teachings of the original christians.

Che importanza aveva la venerazione della dea nelle culture pagane?
“ Oltre al mito del dio uomo, i misteri pagani raccontavano quello della dea perduta e redenta, allegoria della caduta e redenzione dell’anima. La più famosa versione pagana di questo mito è quella di Demetra e Persefone. I primi cristiani la adattarono, trasformandola nel mito di Sofia, la dea cristiana il cui nome significa saggezza.”

Che cosa c’è di distintamente femminile in Sofia?
“La dea rappresenta il tutto, l’universo, ciò che percepiamo attraverso i sensi o siamo in grado di immaginare: il flusso delle apparenze, delle forme, dell’esperienza. Dio, l’archetipo maschile, rappresenta l’Uno, la misteriosa fonte di ogni conoscenza, che concepisce e testimonia il flusso delle apparenze che chiamiamo vita. Prima della nascita del cristianesimo, Sofia era già venerata dai mistici ebrei e pagani.”

ALLA RICERCA DEI SEGRETI PIU’RECONDITI DELLA CIVILTA’ OCCIDENTALE
Intervista a Lynn Picknett e Clive Prince, autori del libro La rivelazione dei Templari.

In che cosa consistono i dossier segreti conservati presso la Bibiotheque Nationale di Parigi, e per quale motivo Dan Brown ha conferito loro una così grande importanza nel Codice da Vinci?
“La locuzione “dossier segreti” è stata opportunamente coniata da Baigent, Leigth e Lincoln ne’ Il Santo Graal allo scopo di indicare una raccolta di sette documenti di varia lunghezza (in totale, meno di 50 pagine) depositati presso la Bibliotheque tra il 1964 e il 1967. Le carte trattano argomenti quali il Priorato di Sion, il mistero di Rennes-le-Chateau, Maria Maddalena e i Merovingi. Il loro fine è dimostrare l’esistenza del Priorato e la sua funzione di custodi di segreti storici ed esoterici, alla cui natura, tuttavia, fanno solo qualche vago accenno. Qualunque utente della biblioteca nazionale può visionare gli originali. Inoltre ne esistono edizioni anastatiche più accessibili, pubblicate negli anni novanta dal ricercatore francese Pierre Jarnac. Forse oggi sono esaurite ma in Francia sono state ampiamente disponibili.”


LEONARDO DA VINCI
Intervista con Denise Budd, che ha conseguito un dottorato alla Columbia University, con una tesi incentrata sulla re-interpretazione alle prove documentali della prima parte della carriera di Leonardo da Vinci.

Si sa qualcosa di Leonardo che potrebbe suggerire l’appartenenza al Priorato di Sion o a una società segreta simile?
“Non esistono prove che Leonardo fosse un membro del Priorato di Sion, né di qualsiasi altra organizzazione segreta. I documenti su cui si è basato Brown furono scoperti, a quanto pare, negli anni Sessanta alla Biblioteca Nazionale di Parigi, ma sembrano contraffazioni del XX secolo.”

Che ne pensa della tesi di Dan Brown riguardo all’Ultima Cena?
“Non c’è nessuna mano priva di corpo, come suggerisce Brown. La mano con il coltello, vale a dire la mano che, secondo lui, minacciava Maddalena, appartiene a Pietro. Pietro non sta minacciando la Maddalena, né sta cercando di sopprimere il lato femminile della Chiesa. Egli tiene in mano il coltello, che è una premonizione della reazione violenta che avrà durante l’arresto di Cristo, quando mozzerà l’orecchio al soldato romano. Brown usa l’assenza di un calice come pretesto per inserire nel quadro Maddalena. Eppure, guardando l’affresco, si vede che le mani di Cristo sono tese sopra il tavolo; la destra s’allunga verso un pezzo di pane, mentre la sinistra indica, in realtà, e molto chiaramente, una coppa di vino. Ed è proprio questa la mano in questione: l’istituzione dell’Eucarestia è chiaramente presentata sotto forma di pane e di vino. Pur non essendo un vero e proprio calice, come quelli usati nelle modeste pensioni religiose, si tratta comunque, di una coppa di vino, cioè quello che uno si aspetterebbe di vedere in una raffigurazione dell’Ultima Cena.”

Autore: Emanuela Cella Ferrari
Messo on line in data: Maggio 2005

Nota: Le parti citate sono del libro I segreti del Codice, a cura di Dan Burstein, Edizioni Sperling e Kupfer, 2004, Milano.