GENESI E TEOGONIA PRESSO I GRECI di Gaetano Dini

Mitologia dei Greci: dal Chaos agli Dei

All’inizio era il Tempo, fisso, fermo, immutabile.
Quando in esso scoccò l’impulso del divenire, vi comparve l’impalpabile Etere che circondava il Nulla, chiamato dai Greci Chaos, un’enorme bocca da cui poteva uscire di tutto.
Poi dal Chaos prese forma la Terra, la Gaia greca. Il Chaos fece poi emergere il Tartaro, cavità profonda della terra, ed Eros, dio splendente.
Fece nascere anche Erebo, creatura notturna, e la buia Notte.

Gaia partorisce da se stessa un figlio, Urano, che è l’immensa volta del cielo.
Urano ricopre Gaia con il suo abbraccio celeste e insieme generano figli, creature gigantesche e mostruose. Sono gli Ecatonchiri (Briareo, Cotto, Gige), tre giganti con cento mani e cinquanta teste, e tre Ciclopi (Arge, Bronte, Sterope), giganti con un solo occhio in mezzo alla testa.
Ma Urano è spaventato da questi figli mostruosi e così li scaraventa nel Tartaro.
Urano continua a generare con Gea e questa volta nasce la stirpe dei Titani, meno spaventosa di quelle precedenti. I Titani sono Oceano, Ceo, Iperione, Clio, Giapeto e Crono. Le femmine dei Titani sono Teti, Rea, Temi, Febe e Mnemosine, futura madre delle Muse.
Giapeto uno dei Titani si unisce poi con Climene e genera una successiva generazione di Titani: Atlante, Menezio, Epimeteo, Prometeo.

Crono è molto legato alla madre Gaia, che è ancora indignata per come il marito ha eliminato i suoi precedenti figli, gli Ecatonchiri e i Ciclopi. Così chiede al figlio di detronizzare suo padre Urano.
Dà a Crono un falcetto di pietra durissima con cui gli dice di evirare il padre e così Crono fa. Dalle gocce di sangue cadute da Urano nascono le Erinni, divinità della vendetta. Dai genitali di Urano caduti in mare nasce, in mezzo alla spuma marina, una dea bellissima e seducente, Afrodite.

Nell’immagine a lato, “Afrodite che nasce dalle acque”
di Walter Crane (1845-1915)

Crono è ora il nuovo dio predominante su tutti.
Si accoppia con una delle sue sorelle, Rea generando figli. Per paura di essere detronizzato da loro decide però di inghiottirli uno per uno alla nascita.
La loro madre Rea è nauseata dal comportamento del marito e porta l’ultimo nato, Zeus, per nasconderlo nell’isola di Creta e dà a Crono da ingoiare al posto del figlio un sasso avvolto in lana grezza. Crono non si accorge dello scambio.
Zeus, cresciuto libero, chiede aiuto alla dea Meti che fà bere a Crono una pozione che lo costringe a vomitare tutti i figli inghiottiti, i fratelli e le sorelle di Zeus. Vengono così espulsi Era, Estia, Poseidone, Plutone e altri. Tutti loro andranno poi a formare la schiera degli Dei dell’Olimpo.

Ma Crono non è ancora sconfitto. Così Zeus chiede un responso a Gaia, la madre di tutti gli dei.
Lei risponde che Zeus vincerà la battaglia con il padre solo liberando gli Ecatonchiri e i Ciclopi dal Tartaro per farseli alleati. Così fa Zeus, poi con i suoi alleati ingaggia battaglia con Crono, che è aiutato dai Titani.
Zeus vince e rinchiude il padre e i Titani nel Tartaro, mettendo loro come guardie gli Ecatonchiri.

Mito posteriore inserito nella Teogonia greca è la Gigantomachia, la lotta tra i Giganti e gli Dei dell’Olimpo.
Furiosi perchè Zeus ha confinato nel Tartaro i Titani, loro fratelli, i Giganti ingaggiano una guerra con gli Dei olimpici. Dalle vette delle montagne scagliano sassi enormi, tronchi d’albero verso il cielo, verso l’Olimpo. Gli Dei all’inizio si trovano a mal partito, ma poi con l’aiuto di un uomo vestito con pelle di leone e munito di clava, Ercole, riescono a sconfiggere definitivamente in varie battaglie i Giganti.

Nell’immagine sotto, “I cavalli di Nettuno” di Walter Crane (1845-1915)

 

Commento

Nella Genesi e nella Teogonia greca è presente da subito Eros, dio splendente la cui presenza è necessaria per creare il divenire della manifestazione.
Eros rappresenta infatti la “Libido” metafisica senza la quale non ci possono essere successioni di eventi con relativi sviluppi e nascite.
La Teogonia greca nella sua narrazione dei fatti adombra la manifestazione progressiva dell’elemento Umano che erompe a scapito di quello Divino, al quale vuole sostituirsi.
Questo evolversi rappresenta una caduta di stato, di livello, di dimensione interiore che si realizza sia interiormente sia anche esteriormente con il comparire di nuove forme di vita, i figli di Urano.
Compariamo questo processo greco/occidentale ai passaggi ciclici nella religione indù tra il primo e i successivi Manvantara del nostro Kalpa.

Urano che getta i suoi figli, gli Ecatonchiri e i Ciclopi nel Tartaro significa allegoricamente che il Divino cerca di reagire al suo “smottamento” verso l’Umano. Ma è solo un rallentamento del processo che inesorabilmente va avanti.
Crono infatti riesce a detronizzare il padre, Urano. A sua volta Crono, nuovo aspetto del Divino, con lo svolgersi del tempo viene a sua volta detronizzato da uno dei suoi figli, Zeus, che poi libera i propri fratelli e sorelle andando a costituire con loro la schiatta degli Dei dell’Olimpo.

La Gigantomachia è la lotta che si instaura tra le forze superumane rappresentate dai Giganti e gli Dei.
L’antitesi umano/divino, incarnato rispettivamente dai Giganti e dagli Dei, evidentemente in questa fase del ciclo cosmico rappresenta un momento di instabilità, di confusione di ruoli. L’elemento umano presente nei Giganti è infatti troppo sbilanciato verso il divino, che deve essere rappresentato solo dagli Dei olimpici.
La situazione è magmatica e quindi necessariamente transeunte. I Giganti devono quindi essere metafisicamente sconfitti.
Ad aiutare gli Dei nelle varie battaglie penserà non a caso Ercole, campione degli umani. Il giusto equilibrio tra umano e divino lo si raggiungerà infatti solo nel rapporto che si instaurerà tra Dei olimpici e razza umana, quest’ultima si ben distante dall’elemento divino.
Si ottiene in questo modo lo stabile e necessario equilibrio metafisico tra questi due elementi.

Gli Dei olimpici in questa fase del ciclo cosmico diventano quindi forze divine sempre più vicine a quelle umane, rappresentate queste dalla razza degli uomini ormai prevalente sulla terra.
Questi Dei sono così vicini agli umani da diventarne loro immagini speculari, in rapporto dialettico continuo con loro.
L’equilibrio di questo rapporto, con lievi variazioni cronologiche, ha continuato ad informare l’umanità fino ai nostri giorni.

Autore: Gaetano Dini
Messo on line in data: Dicembre 2017