RACCONTO: UN BRANDELLO DI STORIA di Alessio Salerno

Ti aspetta una nuova condizione, a misura dei tuoi desideri. Chi sei, e cos’eri? Perché pensi di essere qui? Cosa desideri adesso?

Quante domande. Voi cosa volete?

Quello che vuoi tu.

Quello che volevo era vincere la morte.

Volevi. Parli al passato. Perché volevi vincere la morte?

Perché la temevo.

La temi ancora?

Non più.

Bene, Cosa desideri ora?

Non so. Forse tornare indietro.

Parlaci di te.

Vi dirò chi ero.

Dicci anche chi sei.

Vi dirò anche chi non ero.

E’ importante.

Vi dirò anche chi volevo essere.

Ti ascoltiamo.

Vi dirò tutto. Ci proverò.

Non abbiamo problemi di tempo.

Ho camminato sotto un cielo di stelle. Sotto il sole cocente. Sotto neve e pioggia. Sotto la sferza del vento.
Ho corso e volato e nuotato.Sono stato in molti posti. Ho visto molte cose e persone.
Ho amato molte donne. Ho amato molti uomini.Ho amato sempre molto. Ma non ho mai odiato veramente.
Ho cercato la Verità. Ho combattuto contro gli sbagli. Soprattutto i miei. Ho fatto del mio meglio. Ho raggiunto un equilibrio.
Ho inseguito dei fantasmi, e loro hanno giocato con me.
Sono sopravvissuto ad un virus letale da bambino. Sono sopravvissuto ad incidenti quasi mortali. Sono sopravvissuto ad una grave lesione al cranio.
Sono morto già una volta. Ma mi sono sempre rialzato. Ho riflessi sovrumani.
Ho letto tantissimo. Ho imparato moltissimo. Ma non come credevo. Mai così abbastanza.
Amo disegnare. Amo la natura. I colori. Gli animali.
Inventavo storie. Narravo storie. Scrivevo storie.
Ho cercato sempre il bello, in quel che vedevo, in quel che facevo.
Sono stato un bravo bambino. Esuberante. Crescendo sono stato un po’ un disastro.
Non son stato un buon marito. Non ho avuto la fortuna d’avere figli. Ma amo molto i bambini.
Sono stato un gran testardo.
Ho capito. Ho capito che non ho capito niente.
Ho capito che il valore d’un uomo si misura in base al numero delle sue perdite.
E questo è quanto.

Ora sappiamo molto.

Ora sapete tutto.

Tutto no. Tutto è un’altra cosa.

Io vorrei sapere tutto.

Questo al momento è al di sopra delle tue possibilità.

Vorrei sapere dove ho sbagliato.

Non hai sbagliato.

Invece sì.

Forse. Hai vissuto. Questo è ciò che conta. E’ passato tanto tempo. Non conta più.

Cosa vedete?

Quel che vediamo.

Vorrei vedeste coi miei occhi. Sarebbe più semplice.

E’ difficile. Ma non impossibile.

Spiegherei più di mille parole.

Non temere. Ti ascolteremo, ce ne volessero milioni.

Vorrei tornare indietro.

Hai sempre scelto d’andare avanti. Sempre avanti.

Non è stato sempre facile.

Ma sicuramente era la scelta giusta.

Che ne è dei miei compagni?

Cosa intendi per compagni?

Amici, parenti. Tutti coloro che han significato qualcosa nella mia vita. Nel bene e nel male. Nella gioia e nel dolore.

Sembra una formula.

Lo era, ma rende l’idea in questo contesto. Che ne è stato dei miei compagni, dunque?

Son tutti morti. Non esiston più. Non esiste più la vita. Tu sei l’ultimo.

Dove sono gli edifici, le macchine?

Tutto in polvere.

Che ne è dell’umana grandezza?

Nulla più del tuo ricordo.

Vi faccio divertire?

Per niente. Ci interessi. Raccogliamo la tua testimonianza.

A che scopo? Che ne farete?

La renderemo disponibile all’ascolto.

A che pro? E di chi?

Affinché non si perda il tuo ricordo. Di chi vorrà ascoltare.

Come se ne valesse la pena. Perché lo fate?

Perché è giusto. Perché è quello che volevi.

Come fate a saperlo?

Lo sappiamo e basta.

Non sono più l’ultimo?

Ti spiegheremo.

Come avete fatto a trovarmi?

E’ una storia lunga.

Perché tutti i miei sforzi giungono a questo?

E’ una domanda o un’affermazione?

Forse entrambe.

Hai fatto molto.

Nulla più che pensare a me stesso.

Hai pensato anche a molti altri.

Ma dove sono questi altri, ora?

Sono dentro di te.

Avrei dovuto pensare al modo di portare altri con me. Ho pensato solo a me stesso. Come sempre in tutta la mia vita. Oggi saremmo di più, qui, grazie a voi.

Oggi siete tutti qui. Grazie a te.

Sono un debole.

Siamo tutti deboli.

Il mio timore m’ha portato a questo.

Il tuo timore t’ha reso immortale.

Ma solo. Ed immortale finché non piacerà a voi.

Finché non piacerà a te.

Sono un miserabile.

Perché?

Perché ho sbagliato. Ho finto. Ho mentito. Ho peccato.

Come tutti.

Ma io sono ancora vivo.

Allora poi non eri tanto male.

Voi mi prendete in giro.

Tu non ti prendi sul serio.

Che dovrei fare ora?

Lasciarti andare.

A cosa?

A te stesso. Abbandonati al tuo ricordo. Al tuo cuore.

E poi?

E poi lo capirai.

E se non ci riuscissi?

Allora non capirai. Aspetterai. Hai aspettato già molto. Pazienza.

Sono un miserabile.

L’hai già detto.

Ricordo di me più colpe che virtù.

E degli altri?

Tante cose belle.

E in queste cose belle ci sei anche tu?

Fortunatamente in alcune sì.

Forse anche i tuoi compagni, come li definisci, si ricordano di te.

Chissà cosa ricordano.

Forse anche nei loro ricordi ci sono cose molte cose belle.

Lo spero.

Forse anche adesso ricordan bene e ricordano di te.

Sarebbe bello. Se questo fosse possibile.

Lo è per entrambe le tue affermazioni.

Sembrate sicuri di quello che dite. Come se sapeste.

Sappiamo.

Cosa e quanto sapete?

Abbastanza. Non hai motivi per commiserarti.

Vi pare che mi stia commiserando?

Forse un po’. Hai bisogno di risposte, di certezze. Sei stato solo per troppo tempo.

Che farò adesso?

Quello che vuoi.

Voglio tornare indietro.

Quanto indietro?

Al mondo che mi apparteneva.

Quale?

Il mio. Il mio mondo. L’unico cui forse abbia appartenuto.

Quello dei ricordi? Dei tuoi compagni?

Sì. Così saremo sempre insieme.

Non vuoi più separarti da loro.

Non l’ho mai voluto. Purtroppo è accaduto.

Non vuoi più vincere la morte?

Nei recenti secoli mi è stata compagna. Non la temo più. No, non m’interessa vincerla.

Cosa vuoi vincere?

Me stesso.

Come pensi di fare?

Chiudendo gli occhi. Per sempre. Così per sempre starò con loro.

Perché?

Perché solo quando perdiamo qualcosa ne comprendiamo il valore.

Sembrerebbe stupido.

Lo è. Ma stranamente non ci capacitiamo sempre di ciò che veramente ci circonda.

Cos’è che ti circonda?

Nulla. Ciò che mi rappresentava è perso o distrutto.

Chi sei ora?

Un brandello di storia. Un vessillo strappato. Senza gloria.

Cercavi la gloria?

No, e non c’è alcuna gloria nella solitudine.

Sembri molto sicuro di te stesso.

Lo ero.

E oggi?

Ricordo molto bene ciò che ero.

Non è una risposta.

Non voleva esserlo.

Allora prova a rispondere.

Allora dirò che oggi non sono sicuro di nulla.

Comprensibile. Ma una cosa è certa.

Cosa?

Che non sei in pace con la tua anima.

Ma quale anima? Dove si trova la mia anima? Dentro questo cranio? Dentro questa corazza nuova? Grazie per avermi dato un nuovo involucro. Ma non so se e dove risieda l’anima. Nel cervello? Avete fatto un buon lavoro e collegato perfettamente i vari fili. Nel cuore? Avete riacceso il mio motore. Ma l’anima è già volata via. Qui ci sono solo i dati schedati dal mio vecchio corpo, nella mia vecchia vita. Sono solo un vecchio registratore rotto.

Sei molto pessimista. Sei molto duro con te stesso.

Sono realista.

Non eri così. Sbagli. Ti abbiam trovato. Non con astronavi, ma con la mente, perché siam solo mente e solo essa ci serve. Forse tu ci hai chiamati. Forse era destino che ci incontrassimo.

Destino? Sembrate molto evoluti. Singolare che parliate d’una idea tanto antiquata come il destino.

Antica, non antiquata.

Come volete. Sì, forse vi ho chiamato io. Perché ho lasciato disposizioni affinché fosse fatto estrarre il mio cervello al momento del decesso e fatto sigillare nell’attesa e nella speranza che qualcuno un giorno lo resuscitasse.

Strano modo di congedarsi dai tuoi simili, ma come vedi siam venuti.

Ho aspettato tanto.

Ma siam venuti.

Perché ci avete messo tanto?

E’ stato un percorso lungo. E il tuo momento doveva ancora arrivare.

Pensavo di descrivervi l’umana grandezza.

Lo stai facendo. Ti ascoltiamo. C’interessa.

Ma ora che ci penso, mi rendo conto che eravamo solo un branco di esseri ignobili.

Forse non tutti. Tu lo eri?

Probabilmente sì.

Cosa te lo fa pensare?

Il fatto che non riesca ad essere felice. O perlomeno contento. Al fatto che pensi solo al passato. Alle mie mancanze. Ai miei errori. Non so neanche perché ho vissuto.

Questo non significa essere ignobile. Hai vissuto per incontrare noi.

Lo dite come se ciò rappresentasse il culmine di tutta la mia esistenza.

Non sembri molto entusiasta, ma per ora lo è.

Perché, c’è dell’altro?

Finché esisti c’è sempre dell’altro.

Ma io sono già morto. Non avete riesumato il mio cervello come desideravo, come avevo disposto nelle mie ultime volontà. Avete fatto qualcos’altro che per ora non capisco completamente.

Te ne sei accorto. Chissà quando nel corso della conversazione. Complimenti per il contegno. Eppure esisti ancora, ammetterai. Voglio farti vedere una cosa. Riconosci questo posto? Guarda.

E’ la mia città. La conosco come le mie tasche. Come avete fatto a ricostruirla così perfettamente? Sembra vera.

E’ vera.

Son tornato indietro nel tempo?

Più o meno.

Quello è l’ingresso della casa dove abitavo. Posso varcarlo?

E’ casa tua. Certo che puoi.

Non posso crederci.

Credici. Riconosci queste stanze?

E’ la casa dove ho sempre abitato fin da bambino. Perfetta in ogni particolare. Sono contento. C’è tutto. I fiori al balcone. I cd, i dvd e i libri sparsi ovunque. Le foto e i quadri appesi. Il divano. Il tavolo e le sedie. Gli adesivi attaccati ai mobili. Il vecchio atlante. L’orologio. Lo stereo. I pastelli sopravvissuti alla mia infanzia. Le vecchie foto. Tutte le lettere che ho conservato. Il comò, la cassettiera e la scarpiera. Mobili antichi, ma solidi, indistruttibili. La tivù. La collezione di monetine straniere. I fumetti. L’armadio gigante. I miei amati cappelli. Le scarpe, quasi sempre stivali. La mia scrivania. Le immagini sacre. Gli appunti e i disegni.

Riconosci qualcuno? C’è gente.

Mia madre, seduta sul divano. Mio padre. I miei fratelli, mia sorella. I miei nipoti. Gli amici, e quanti amici. Le mie ex. Mia moglie. I colleghi, i compagni di scuola, i commilitoni. Quanta gente! Ma casa mia non può contenere tanta gente, è impossibile. C’è anche un mio sosia.

Niente è impossibile. Non è un tuo sosia. Sei tu. Hai visto che i tuoi compagni sono tutti con te?

Forse ho capito chi sei.

Era ora.

Non ti vedevo e hai sempre risposto al plurale.

Sono sempre stato nella tua vita. Sei tu che mi hai sempre dato del voi. Volevo giocare un po’ con te.

Sei simpatico. Ora mi sento felice. E’ tutto così luminoso. Grazie.

Ora vai verso la luce.

 

Autore: Alessio Salerno
Messo on line in data: Dicembre 2017