INCONTRO CON L’AUTORE: Irene Angelini

Cinque domande e un questionario per Irene Angelini, autrice di La Gentile Arte della Tasseomanzia: Segreti e tradizioni della Caffeomanzia e della Teomanzia (clicca qui per la scheda del libro). L’Autrice ha anche curato L’Agenda della Mela, Brigantia Editrice, dedicata alla Divinazione.

 

LE DOMANDE

A – Qualcosa su di te e sui tuoi esordi di scrittrice.
Oh Numi! Che domanda emozionante! Da bambina oltre che attrice sognavo di diventare una scrittrice, quindi sentirmi chiamare così mi emoziona, anche se non so ancora se merito questo appellativo, in fondo scrivo solo saggi e manuali non dei romanzi, almeno non ancora. Nonostante fosse uno dei miei sogni è stata la vita ad aprire il cassetto per me. Quando ho aperto il sito Cronache Esoteriche insieme ad Angelo Pirrone ho iniziato a scrivere articoli per il nostro sito, poi li ho scritti anche per il mio sito personale, I Tarocchi di Bimbasperduta, e naturalmente scrivevo le dispense per i miei corsi e seminari e così è nato il mio primo libro, La Gentile arte della Tasseomanzia. In pratica le dispense che avevo scritto per il seminario erano davvero troppo lunghe e così sono diventate un libro auto pubblicato su Amazon. Ogni volta che lo vedo nella mia libreria mi sorprendo, chissà se un giorno mi abituerò?

 

B – Come ti è venuta l’idea di scrivere questo libro e di che cosa parla.
La Gentile Arte della Tasseomanzia è un piccolo manuale sulla lettura delle foglie di tè e dei fondi di caffè, come dice il nome stesso. Sono una romanticona, adoro il XIX secolo, dal Risorgimento italiano ai romanzi di Jane Austen, e il mio sogno è prendere un tè in stile The important to be Ernest, tartine di cetriolini compresi, da qui la passione per la tasseomanzia; studiando quest’arte, però, ho scoperto che la maggior parte dei testi ha un orientamento molto cristiano quando, addirittura, non vengono praticamente tolti tutti i rituali e le formule antiche legate a quest’arte.
Desideravo scrivere un libro sulla tasseomanzia che ci riconnettesse al passato, ma che rispecchiasse anche i tempi moderni, che tenesse conto della nuova spiritualità di chi si avvicina alla magia. Desideravo anche che il manuale ci portasse nel mondo stesso della tasseomanzia, una mantica, appunto, gentile e intima, praticata in salotti e cucine, in grado di riportarci alla dimensione sacra della divinazione.
Il libro invita a prendere respiro, a “viaggiare” nell’altro, assaporare il tè, i biscotti, la storia che ascoltiamo e il messaggio divino. Insomma, io spero che oltre a insegnare a leggere i fondi di caffè e le foglie di tè questo manuale aiuti le persone anche a rallentare, ad assaporare il momento.
Nel passaggio dalle religioni pre-cristiane al Cristianesimo vi è stata una notevole trasformazione e cristianizzazione dei rituali magici, perciò per chi è neopagano a volte è difficile trovare rituali magici e specialmente divinatori appartenenti alla divinazione che non invochino santi, la Madonna, Gesù e non prevedano preghiere cristiane. Non volevo neppure “paganizzare” i rituali esistenti, perché mentre la “cristianizzazione” avvenendo in modo graduale ha finito per rispecchiare profondamente l’anima del popolo che utilizzava queste formule, la “ri-paganizzazione” sarebbe una forzatura.
Per questo, alla fine, ho scelto di scrivere un manuale che comprenda sia i riti tradizionali arabi (la tasseomanzia nasce nei paesi arabi) e occidentali, sia rituali più vicini alla spiritualità neopagana. Per questo, ad esempio, ho aggiunto rituali elaborati da me partendo a volte da preghiere e formule dell’antico Egitto e dell’antica Grecia che potessero adattarsi alla situazione. Anche per quel che riguarda il significato dei simboli ho cercato di affiancare al significato tradizionale anche quello più moderno, come in effetti accade per i sogni, il cui significato a volte cambia secondo il contesto del sognatore.
Insomma, La Gentile Arte della Tasseomanzia è un manuale di tasseomanzia moderno e inclusivo che cerca di tenere conto sia delle religioni monoteiste dei nostri genitori e nonni sia della nostra spiritualità che chiede nuovi modelli e nuovi riti per esprimersi.

 

C – Come vivi la tua spiritualità e qual è il tuo rapporto con la scrittura.
Sinceramente non saprei. La spiritualità è il modo in cui vivo la mia vita: tutto nella mia vita ha a che fare con la spiritualità, in un certo senso anche guardare The Big Bang Theory è parte della mia spiritualità perché rinfranca il mio spirito e a volte mi conduce ad analizzare alcuni aspetti della mia vita come l’amicizia, l’ambizione e così via. Cerco di vivere tutto in modo spirituale.
Anche per la scrittura non so bene cosa dire. Insomma, non so se posso definirmi una scrittrice anche se mi piacerebbe. Vedi, ho tanti amici e amiche scrittori e loro vivono gomito a gomito con i personaggi, cercano di ascoltare i loro dialoghi, inventano storie. Io metto su carta le ricerche che faccio e le tecniche che imparo cercando di renderle chiare e facili da apprendere.

 

D – Scrittori preferiti o ai quali ti ispiri.
I miei scrittori preferiti sono un sacco. Prima di tutto Shakespeare, non esiste un tema, un emozione, una vicenda di cui Shakespeare non abbia scritto: è il mio preferito in assoluto, la perfezione irraggiungibile. Perciò più che un modello Shakespeare è la certezza necessaria alla mia vita, è esistito ed esistono le sue commedie e le sue poesie e questo, beh, fino a che Shakespeare continuerà ad esistere c’è speranza per il mondo. Poi naturalmente Oscar Wilde, come non amarlo follemente? Poi, i poeti romantici, amo molto Goethe e Jane Austen, invidio la sua ironia, la naturalezza dei suoi dialoghi, quella sua capacità di rendere interessanti cose quotidiane prosaiche come cercare marito e le gite in campagna. Invidio anche Italo Calvino, la sua capacità di sintesi: io tendo a essere molto prolissa. La lista sarebbe ancora molto lunga, perché amo praticamente tutti i generi letterari, ma certamente Graham Hancock è uno dei miei modelli per quel che riguarda i saggi sui misteri. Svolge ricerche molto serie e dettagliate, si reca sul posto e i suoi saggi sono appassionanti come romanzi. Amo anche Philipp Vandenberg per lo stesso motivo, quando leggo i suoi saggi sull’archeologia mi sembra di vedere Indiana Jhones, anzi, è meglio di Indy perché Vandenberg mi commuove anche, piango almeno una volta mentre leggo i suoi saggi. Tra gli autori italiani naturalmente c’è Roberto La Paglia, che ha anche scritto la prefazione del libro che sto per pubblicare. Dico sempre che Roberto è il Graham Hancock d’Italia, anche lui affronta ricerche molto serie e dettagliate prima di scrivere i suoi libri e ha una scrittura semplice, a volte poetica il che non guasta. Anzi, io penso che un saggio debba essere emozionante anche più di un romanzo, altrimenti sarà difficile leggerlo e sarà ancora più difficile imparare qualcosa.

 

E – Progetti per il futuro.
Non ho progetti molto definiti. Sai come si dice: se vuoi far ridere Dio raccontagli i tuoi progetti e io già lo diverto abbastanza, credimi.

 

IL QUESTIONARIO

1) Irene in tre aggettivi.
Il primo lo so, svampita, adesso devo trovarne altri due… eccoli: perfezionista ed eccentrica. Numi, non esce un bel quadro, messi in uno shaker e agitati questi tre aggettivi fanno una stramboide XD.

2) Il mio peggior difetto.
Non sapere accettare i miei difetti, faccio veramente fatica.

3) La mia dote migliore.
La resilienza.

4) Le qualità che preferisco in un uomo.
Gentilezza, cultura, raffinatezza. Penso che queste tre qualità racchiudano i sé molte altre qualità che apprezzo come l’empatia, la dolcezza, la buona educazione, la curiosità, il desiderio di migliorare sé stessi, l’intelligenza e così via.

5) Le qualità che preferisco in una donna.
Le stesse che preferisco negli uomini.

6) Quello che apprezzo di più nei miei amici.
La lealtà. Credo che la lealtà sia alla base dell’amicizia, ci permette di fidarci incondizionatamente dei nostri amici e di creare, quindi, un particolare rapporto di complicità.

7) Quello che non sopporto nei nemici.
L’ipocrisia. Sai, prima di rispondere ho riflettuto a lungo chiedendomi se davvero avessi dei nemici. Cioè, sicuramente c’è gente che non mi ama o che addirittura non mi sopporta e anche io ho le mie antipatie, ma insomma la parola nemico mi sembra grossa perché in genere quando qualcuno non mi piace semplicemente smetto di pensare a questa persona. Più o meno cessa di esistere, almeno nel mio mondo, non prendo più in considerazione ciò che dice o fa e devo dire che credo che anche gli altri facciano così con me, almeno così mi pare perché nessuno viene a importunarmi. Ma ci sono delle persone che non riesco ad allontanare semplicemente dalla mia vita, sono gli ipocriti. Quelli che ti sorridono e ti abbracciano quando ti vedono, che non dicono mai davvero cose spiacevoli, ma ti lanciano le frecciate o buttano lì commenti “innocenti” o che magari criticano davanti a te gli atteggiamenti o le scelte degli altri. Quelle persone che sembrano perfette e docili come Ned Flanders e che invece credono solo di essere migliori degli altri e di poter dire più o meno a tutti come bisognerebbe vivere. Ecco, non voglio onorare quelle persone con il titolo di nemico, ma è inevitabile che provi inimicizia nei loro confronti, a dire il vero provo un’inimicizia piuttosto feroce, mio malgrado.

8) Cosa sognavo di fare da grande.
L’attrice e la scrittrice.

9) Il dono di natura che vorrei avere.
Mi piacerebbe avere senso del ritmo così da poter cantare e ballare.

10) La mia decisione sbagliata che correggerei, se potessi.
Anteporre il sentimentalismo alle mie ambizioni personali. Da ragazza sono stata portata a credere che le donne per non essere aride dovessero tenere di più a crearsi una famiglia o a sacrificare comunque le proprie ambizioni in nome dei rapporti familiari e affettivi. Ora so che le mie ambizioni sono la mia linfa vitale, rinunciarvi è come rinunciare a me stessa.

11) La cosa più pazzesca che ho fatto.
Non credo di aver mai fatto cose pazzesche, molte stupidaggini, forse, ma cose pazzesche non credo, peccato.

12) Il capriccio che non mi sono mai tolta.
Fare qualcosa di pazzesco. Mi piacerebbe anche fare un giro in mongolfiera indossando un completo in stile vittoriano per sentirmi ne’ Il giro del Mondo in ottanta giorni.

13) Cosa sarei capace di fare per sostenere quello in cui credo.
Si dice che non possiamo sapere di cosa siamo davvero capaci fino a che non dobbiamo farlo. Ho sperimentato sulla mia pelle quanto ciò sia vero nel bene e nel male, perciò non so fino a dove potrei spingermi, cosa sarei in grado di fare per difendere e sostenere ciò in cui credo, ma prego tutte le sere di riuscire a sostenere ciò in cui credo fino alla fine dei miei giorni, perché in fondo siamo messi alla prova continuamente perciò credo che la risposta sia: tutto ciò che mi è possibile.

14) Che cosa cambierei negli altri se avessi la bacchetta magica.
Nulla, credo davvero che ognuno sia perfetto così com’è. Questa domanda mi fa venire in mente un episodio de’ La storia infinita, il libro non il film. Nella seconda parte del libro (malamente adattata per il cinema) Bastian indossa l’Auryn e ha il potere di “fare ciò che vuole”. Da poco giunto a Fantasia scopre dell’esistenza di piccoli esseri così addolorati per il proprio aspetto mostruoso da piangere tutto il giorno e riempire il lago di lacrime acide. Impietosito Bastian desidera che diventino belli, ma scopre ben presto di aver tolto alle creature lo scopo della loro vita: le ha rese ancora più infelici di prima perché le loro lacrime rendevano la città d’argento bellissima e splendente, dato che mantenevano lucido l’argento di cui era fatta. Noi siamo come Bastian, non sappiamo cosa può accadere alle persone se le cambiamo, anche in meglio, perciò è meglio lasciare che siano se stesse.

15) Che cosa cambierei in me se avessi la bacchetta magica.
Come sopra, però se avessi un potere del genere penso che almeno su di me potrei prendermi qualche libertà e così lo userei per capire più facilmente e chiaramente chi sono davvero. Nosce te ipsum, in fondo è uno dei miei motti. Inoltre userei la bacchetta anche per tornare magra e bella e naturalmente mangiare quanto voglio senza ingrassare mai più (dite la verità, anche voi avete pensato a qualcosa di simile, sarebbe bellissimo XD).

16) Il paese dove vorrei vivere.
Sono molto felice di vivere a Briosco, forse è stucchevole da dire ma davvero sono ogni giorno più contenta, però mi piacerebbe poter viaggiare e conoscere il mondo.

17) Il colore che preferisco.
Dipende dal periodo, al momento è il blu oltremare.

18) L’animale che preferisco.
I gatti, ne ho tre.

19) L’animale che vorrei essere.
Quando immagino di diventare un teriantropo divento sempre un ghepardo.

20) Il mio passatempo preferito.
Leggere e scrivere, naturalmente.

21) Cinque libri da portare su di un’isola deserta.
Che scelta difficile! Shakespeare, tutto il teatro, ed. BUR, collana i Mammut. Il principe Felice e altri racconti di O. Wilde, Il Giardino delle Magie di A. Hoffman, Antico trattato dell’indovino e del negromante di N. Merlino: non è un manuale profondo, ma se fossi su un’isola deserta con sufficienti scorte di cibo da avere il tempo di leggere avrei anche il tempo di sperimentare tutte le mantiche che contiene. Infine, porterei un libro con le pagine bianche, ancora da scrivere.

22) I peccati che mi ispirano maggiore indulgenza.
Quelli di gola.

23) I peccati che non riesco a perdonare.
Superbia e invidia, e non sopporto i bugiardi.

24) Il mio motto.
Ne ho tre che si equivalgono, nel senso che credo significhino alla fine sempre la stessa cosa, ma ugualmente ripeto tutti e tre come un mantra secondo la necessità e il periodo. Il primo me lo ha regalato il mio Spirito guida ed è “L’amore è la risposta a tutte le domande”. Il secondo era usato da Isabella d’Este, donna cui mi ispiro ed è “Nec spe, nec metu” – “né speranza né timore.” Il terzo è preso da uno dei miei autori più amati, Dostoevskij: “La bellezza salverà il mondo”.

25) Come vorrei morire.
Com’è morta mia nonna. Serena, cosciente, non ha avuto paura di morire, non aveva rimpianti. Non era circondata da tutti, io non c’ero ma lei sapeva che l’amore di tutti noi era con lei. Se n’è andata davvero serena e appagata, vorrei morire così.

 

Autore: Devon Scott
Messo on line in data: Novembre 2020